Foto Simone Incicco, trascrizione audio Alessandra Mastri
MONTEDINOVE – Domenica 10 Agosto è stata celebrata a Montedinove la Festa patronale in onore di San Lorenzo.
Padre Mario accogliendo il Vescovo Carlo Bresciani in Chiesa ha dichiarato: “Eccellenza, le porgo il benvenuto in questa comunità parrocchiale che oggi festeggia il suo patrono; lei chiaramente è il pastore di tutta la diocesi, quindi questa comunità parrocchiale vede in lei i segni dell’unità della chiesa e proprio la sua presenza è per tutti noi motivo di gioia e gratitudine.
La nostra comunità parrocchiale è piccola, è un piccolo gregge, che vive le esperienze e le difficoltà un po’ di tutte le comunità, però sa benissimo che attraverso l’opera della fede che agisce in noi si riesce anche a superare quelle difficoltà che la vita ci mette spesso di fronte, in particolare in questi tempi difficili.
Ecco vogliamo ascoltare la sua parola e chiedere a lei il contributo di una preghiera particolare per questa piccola ma cara comunità parrocchiale”.
Vescovo Carlo Bresciani all’inizio della celebrazione ha dichiarato: “è sempre bello trovarsi insieme a pregare, trovarsi insieme davanti al Signore, per riconoscerlo, come colui nel quale possiamo avere fiducia, colui che sostiene il nostro cammino, e quindi, rispondendo al padre, per me è un piacere essere qui in mezzo a voi a condividere questa giornata di festa che ci fa riconoscere fratelli membri tutti dell’unica famiglia, che è la famiglia di Dio, però per essere membri pieni di questa famiglia, dobbiamo diventare anche sempre più dei figli, e abbiamo bisogno dell’aiuto del Signore, del suo perdono, perché siamo peccatori, e allora ci riconosciamo peccatori davanti a lui perché questa celebrazione sia una celebrazione più piena.
Il nostro Vescovo Carlo durante l’omelia ha affermato: “Forse non abbiamo fatto mente locale adeguatamente su un aspetto di ciò che stiamo celebrando, noi stiamo celebrando la festa di un condannato a morte, quindi di un perdente, di uno che secondo la logica del mondo è un perdente, perché condannato a morte ed ucciso, quindi, non la festa di un dominatore, non la festa di uno che ha avuto successo, non la festa di qualcuno a cui tutti han battuto le mani, ma uno che secondo la tradizione è morto bruciato, e allora questo ci porta a riflettere, ma perché?
Ma soprattutto ci porta a riflettere su qual è il vero senso della vita, perché se il senso della vita è solo salvare la nostra vita fisica, allora non ha senso quello che stiamo celebrando, non ha senso questa festa, perché S. Lorenzo è uno che non ha pensato a salvare la propria vita fisica, ha pensato a salvare qualcos’altro, ma questo ci dice che c’è qualcosa di più importante della vita, carissimi, ne siamo convinti?
Perché se non ne siamo convinti, non siamo ancora entrati sufficientemente nella logica del cristiano, nella vita di Cristo, in ciò che Gesù ha voluto insegnarci, perché Gesù stesso secondo la logica del mondo è un perdente, è uno che è stato condannato a morte, è uno che non ha avuto il successo nel mondo, allora torna la domanda: ma dove sta il senso della vita?
La festa dei santi ci dice esattamente questo, che il senso della vita sta nei valori per i quali noi viviamo, non basta vivere, ciò che è importante sono i valori che noi cerchiamo di realizzare con la nostra vita e che magari affermiamo anche con la nostra morte perché il martire è uno che con la morte ha affermato che ci sono dei valori che valgono più della vita;e quali sono questi valori?
Quei valori che valgono, che meritano, che valgono per tutti, e che meritano che noi andiamo a farli arrivare ad altri, perché S. Lorenzo è stato condannato a morte e quindi un martire, e lo celebriamo come un martire era un diacono, e come diacono, era a servizio dei poveri, e ha difeso ciò che è dei poveri a costo della propria vita, non ha difeso ciò che era dei ricchi, anzi, volevano che dessero ciò che è dei poveri ai ricchi, e questo non è giusto, e questo non è la giustizia, questo non è l’amore, per affermare che questo non è giusto ha tenuto fermo ciò che è dei poveri non lo potete prendere, qui c’è un insegnamento che è grande, ciò che conta non è il successo, ma quello che costruisce la vita per noi e la vita per gli altri, soprattutto ciò che imita quello che Gesù stesso ha fatto.
Beati i poveri perché il cristiano è uno che guarda ai poveri, e allora comprendiamo anche un altro aspetto, S. Lorenzo è uno che aveva fede in Dio, che affermava la fede in Dio, ma anche qui stranamente, stranamente secondo la logica del mondo evidentemente, non affermava la fede in Dio con la spada o uccidendo, ma accettando di essere ucciso, carissimi, è una bestemmia e lo dico con tutta la forza di cui sono capace, è una bestemmia invocare Dio per uccidere qualcuno, oggi lo si fa, ma questo non è Dio, questo è Satana, perché Dio non ha mai approvato la violenza, piuttosto la subita per affermare che non si fa del male a nessuno e non si può mai invocare Dio, di nessun genere, ne il Dio dei musulmani, ne il Dio dei cristiani, perché quello non è Dio, per esercitare violenza su qualcuno e soprattutto per esercitare violenza su degli indifesi.
Questo ci dice S. Lorenzo, ha preferito morire piuttosto che reagire con violenza, ma ci ha insegnato che la pace non la si costruisce con la forza, c’è una debolezza perché è vero in certi aspetti in S. Lorenzo c’è una debolezza, dicevo è il perdente, ma per altri aspetti in questa debolezza c’è tutta la forza del costruire la speranza dentro questo mondo, del costruire la presenza di Dio dentro questo mondo, ed è per questo che noi siamo grati a S. Lorenzo, come tutti gli altri martiri d’altra parte, ma siamo grati perché ci aiuta a capire queste cose che sono le cose più importanti, è vero allora quello che dice il vangelo che se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se S. Lorenzo avesse accettato di piegare il capo seguendo quello che volevano imporgli , S. Lorenzo sarebbe rimasto solo.
A distanza di 1800 anni noi lo ricordiamo con gratitudine proprio per questo, perché ha ancora qualcosa da dire a noi, e questo fa festa a S. Lorenzo, capire che ha qualcosa da dire a noi e alla nostra vita, e che quindi se vogliamo educare i nostri figli, dobbiamo educarli per quei valori per i quali val la pena anche di morire, lo so che sto dicendo una cosa grossa, ma se non educhiamo così, se educhiamo semplicemente a rincorrere le apparenze, si resta soli, con le mani vuote, e non costruiamo nessuna comunità, non costruiamo nessuna relazione positiva tra di noi, costruiamo soltanto divisioni, ciò che Dio vuole è invece che andiamo a costruire, magari anche con tutta la nostra fatica e con tutta la nostra sofferenza ma andiamo a costruire una comunità dove ci riconosciamo tutti fratelli dal più debole al più forte, dal più povero al più ricco, ma se c’è una preferenza, all’interno della fede, la preferenza è per gli ultimi, perché Gesù ha fatto così, ecco perché S.Lorenzo come diacono si è messo a servizio dei poveri, amministrava i beni della chiesa, ma come servizio dei poveri, e anche qui abbiamo un insegnamento che è utile a ciascuno di noi.
Per cui carissimi mentre con gioia festeggiamo questa giornata al patrono di questa parrocchia di Montedinove che è S. Lorenzo, cerchiamo di cogliere gli insegnamenti ed imitarne un po’ le virtù, sarà un bene per ciascuno di noi, per noi come singoli e per noi come comunità, questo è seguire il Signore Gesù e che S.Lorenzo dal paradiso interceda per noi, perché anche noi vogliamo avere un po’, idealmente tutta, ma siamo poveri, un pò di quella forza che lui ha saputo vivere, che è la forza di amore.
Al termine della Santa Messa è seguita la processione con la statua di San Lorenzo per le vie del paese.
Al termine il Vescovo Carlo ha concluso “Abbiamo portato la statua di S. Lorenzo attraverso le vie del paese, mi pare che il senso sia questo, non dobbiamo mai separare l’amore di Dio dall’amore dei fratelli, è il primo comandamento che Gesù ha ricordato quando gli han chiesto qual è il primo e il più grande dei comandamenti?
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso.
Allora l’amore di Dio è quello che ha mosso innanzitutto S. Lorenzo, ma l’amore di Dio non disincarnato, un amore di Dio che si è tradotto in amore per i fratelli, questo vuol dire che anche la nostra società civile deve fondarsi su valori, per noi cristiani, che partono dall’amore di Dio ma che rifluisce nel costruire sulla giustizia, sulla fraternità, anche la comunità civile; allora portare S. Lorenzo attraverso le vie del paese è per noi cristiani dire: Si, noi ci riconosciamo figli di Dio, ma ci riconosciamo come fratelli, e insieme vogliamo costruire questa famiglia nella giustizia e nella fraternità.
Se noi facciamo questo, la nostra vita insieme diventa più bella, impariamo a condividere, impariamo la solidarietà, impariamo ad essere fratelli, questo mi pare possa essere il significato, che ci ispira nel nostro vivere, dentro la Chiesa e fuori dalla chiesa, perché siamo non diversi, quando siamo in chiesa e quando siamo fuori,siamo sempre le stesse persone che in chiesa, si alimentano dell’amore di Dio e poi fuori dalla chiesa, nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nei nostri comuni, nelle nostre città, viviamo quell’amore che il Signore ci ha insegnato, questo ha fatto S.Lorenzo, facciamolo anche noi”.