Foto Simone Incicco, trascrizione audio Alessandra Mastri
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lunedì 11 Agosto presso il monastero “Santa Speranza” si è tenuta la celebrazione presieduta dal nostro Vescovo Carlo Bresciani e concelebrata da tanti sacerdoti della diocesi per onorare la figura di Santa Chiara.
Il Monastero “Santa Speranza”, per quanti non lo conoscessero, è una comunità di monache di vita contemplativa che vivono in clausura secondo la regola di Santa Chiara d’Assisi, dedicandosi alla preghiera, al lavoro manuale ed alla meditazione della Parola di Dio che condividono con le persone singole o i Gruppi che chiedono di essere accolti.
Il Vescovo Carlo Bresciani durante l’omelia si è soffermato all’inizio sull’importanza del silenzio: “Io posso parlare anche in mezzo alla folla, ma in mezzo alla folla non posso sentire, parlo nel vuoto, e se qualcuno mi parla faccio fatica ad ascoltarlo, cioè faccio fatica a sentire quello che mi dice, questo vuol dire che l’amore ha bisogno di una intimità, che è fatta di ascolto; la prima lettura che abbiamo ascoltato dice esattamente questo, il Signore che chiama nel deserto, che non è il deserto della solitudine, ma è il deserto all’esterno perché la relazione possa essere profonda.
Quando non ci si ascolta, non c’è più relazione, la nostra relazione con Dio ha quindi bisogno di questa solitudine, cioè di tempo che noi possiamo dare per ascoltare il Signore, non solo per dire al Signore quello che vogliamo noi, ma per ascoltare quello che lui ha da dire a noi, perché la relazione è fatta sempre anche di un ascoltare non solo di un parlare, quando si parla soltanto non c’è relazione, e il tempo che si dà in un dialogo profondo, intimo, non lo si calcola in denaro, perché è già ricco di per sé, non lo si calcola dal punto di vista della produttività, qualche volta si sente dire oggi: “Ma che cosa ti dà il tempo della preghiera? È tempo sprecato”. È tempo sprecato sì, se lo consideriamo dal punto di vista economico, ma se lo consideriamo dal punto di vista della relazione, non è tempo sprecato, è il tempo che ci aiuta a superare la solitudine, per creare la comunione.
Carissimi fedeli, se abbiamo compreso questo, abbiamo compreso qualcosa di quello che la prima lettura ci ha detto: “Parlerò al suo cuore, la chiamerò nel deserto”. Il deserto non è soltanto un aspetto poetico bello, è il fondamentale della nostra relazione di fede. Quando non si ha tempo per ascoltare Dio, per ascoltare quello che Dio ha da dire a noi, noi rischiamo di essere come quei tralci di cui parlava il brano del Vangelo, che sì, restano legati alla vite, ma sono secchi perché non c’è più la linfa, che dalla vite passa nel tralcio e se non c’è più la linfa che passa dalla vite al tralcio,il tralcio è morto, anche se è li ancora attaccato alla vite. Questo vuol dire che, l’essere cristiani non è una presenza amorfa, morta, ma è una presenza viva, che permette alla ricchezza di Dio di entrare dentro la vita della persona umana, e che permette attraverso questo scorrere della linfa divina attraverso di noi, e questa linfa divina è la Parola di Dio, sono i sacramenti, allora dà frutti, perché questo è rimanere nel Signore.
Questo è quello che ha fatto S. Chiara, si è innamorata di Dio, e ha vissuto nel silenzio e intensamente un tempo prolungato per ascoltare la parola di Dio, per togliere tutto ciò che poteva distrarre, non è una scelta assurda, è la scelta che nella nostra povertà facciamo quando vogliamo bene ad una persona, vogliamo incontrarla a tu per tu, e quando davvero ci siamo innamorati di Dio, vogliamo stare a tu per tu con Dio e lasciare che Dio ci comunichi qualcosa di sé e della sua ricchezza, questo carissimi è la vita consacrata, questa è la vita claustrale, che non è povertà di relazione, e se non è povertà di relazione, non è povertà umana, è ricchezza umana, è quella ricchezza umana che trova il suo fondamento in ciò che Dio ha da dare a ciascuno di noi. Ne siamo convinti?
Perché se non ne siamo convinti vuol dire che non abbiamo ancora compreso profondamente il mistero della vita cristiana, non abbiamo ancora compreso cosa vuol dire essere cristiani, fino in fondo, e non viviamo ancora nella sua pienezza la vita di fede; certo per vivere la vita di fede, non è detto che tutti dobbiamo essere claustrali, sacerdoti o religiose, d’accordo, ma è detto che per avere una vita di fede non possiamo non metterci in ascolto di ciò che Dio ha da dare a noi, e quindi la dimensione della preghiera è una dimensione essenziale della vita, e quando manca questo, piano piano la vita si sterilisce; possiamo partecipare anche a tutte le messe che vogliamo, possiamo partecipare anche a tutti i sacramenti, ma se non c’è questo ascolto che rende viva la nostra vita si può essere anche nella Chiesa come membra morte, allora la vita consacrata e S. Chiara visto che stiamo celebrando la sua memoria, ci richiama a questa dimensione che dev’essere in ciascuno di noi, che è la dimensione ineliminabile della vita cristiana.Qquanto tempo diamo ad ascoltare la parola di Dio?
Lo riteniamo tempo sprecato? Lo riteniamo tempo inutile? Questo è quanto ci mette davanti la parola di Dio stasera, ma se non diamo tempo per ascoltare la parola di Dio, per stare a tu per tu con Dio, è chiaro che allora, quello che ci diceva la seconda lettura, facciamo fatica a sperimentarlo, perché S. Paolo vivendo profondamente questa comunione con il Signore, e recependo questa comunione con il Signore, poteva esattamente dire che diventava forte perché diceva, “ siamo tribolati, non schiacciati, siamo sconvolti ma non disperati, siamo perseguitati ma non abbandonati” perché la fede non ci toglie nulla delle difficoltà della vita, non siamo garantiti, non è” se credo non avrò problemi nella vita, se credo non avrò difficoltà nella vita” no, questa non è una garanzia che il Signore dà a nessuno di noi, ma il Signore Gesù ci dice “non sarai solo, non sarai solo in tutto questo, perché io sono con te” e allora questa relazione fondamentale diventa una comunione che aiuta a passare attraverso tutte le situazioni della vita, abbiamo bisogno di questo, di questa comunione con il Signore, di questa forza, di questa energia che ci viene dalla sua parola, per saper passare attraverso tutte quella contraddizioni che la vita ci mette davanti ma per passarci in maniera costruttiva, e c’è un altro aspetto in questo, se la preghiera è una dimensione ineliminabile della vita cristiana e la preghiera è ascolto innanzitutto di ciò che Dio ha da dire a noi ed è far nostro, quanto il Signore Gesù ha da dire a noi, allora la vita consacrata, ci richiama a quello che dev’essere presente in ciascuno di noi.
S. Chiara, come tutti gli altri santi certamente, ci richiama a quello che dev’essere nostro in una maniera tutta particolare, chiediamo al Signore che ci aiuti ad entrare in questa realtà, ci aiuti a viverla profondamente, ci aiuti ad essere quindi dei tralci che permettono alla linfa di Dio di entrare dentro di noi, perché allora veramente siamo figli di Dio, allora scopriamo veramente qual è la nostra grande dignità, non soltanto la dignità di esseri umani, ma la dignità di figli di Dio, e quando l’abbiamo scoperta e viviamo in questa dimensione allora troviamo davvero la ricchezza della nostra vita, che ricompensa di tutto il resto, che rende forti in tutto il resto, e per questo allora da cristiani noi viviamo la santa messa come il momento fondamentale, il momento centrale, perché è momento di comunione con Dio, che poi certo deve passare in tutti gli altri momenti della nostra vita anche quelli che non sono immediatamente di preghiera, ma alimentati da quella ispirazione, da quella parola, da quella direzione, da quell’amore, che fa nascere energia, che ci dà la giusta creatività, dentro questo mondo, ecco perché è bene che ricordiamo S. Chiara, è bene che la ricordiamo insieme a tutti i santi certamente, ma la ricordiamo perché ci mette davanti questo aspetto della nostra vita di fede, ed è bene che nel ricordo portiamo gratitudine, le sorelle che stanno ancora oggi seguendo questa strada che S. Chiara ha indicato, che la stanno seguendo ancora a distanza di otto secoli, dice che lì dentro c’è una fecondità che attraversa i tempi, che attraversa i secoli, che rende ricca la vita.
Chiediamo al Signore che dia a noi un po’ di questa luce, che ci aiuti a capire e a vivere, che ci aiuti a costruire questo rapporto di amore perché la fede è un rapporto di amore, non è un rapporto intellettuale, non è un rapporto di pensieri, c’è anche quello sì, ma fondamentalmente la fede è un rapporto di amore, che il Signore ci aiuti ad entrare in questo rapporto di amore, perchè questo è quanto il Signore ci può dare, questo è il suo grande dono per ciascuno di noi.