Il demone meridiano dei saggi antichi, ma anche di Shakespeare e Pavese, Verga e Prevert, il dio che poteva, solo lui, abitare il meriggio estivo mediterraneo, e che avrebbe ustionato mortalmente chiunque si fosse spinto fuori delle proprie stanze, rende più temibile la solitudine. Quando ogni atto è stabilito dagli dèi del “benessere” e della “libertà” assoluti, giunge il momento dello svelamento della inconsistenza delle cose.
I personaggi di Williams ci hanno però, e non è una contraddizione, indicato la strada: l’insegnamento come offerta del sé più libero e profondo, la fantasia che può catturare di nuovo le famiglie nell’amore e nell’unione contro ogni fantasma di felicità indotta dal sistema dei consumi. Ha ragione la moglie: i suoi personaggi parlano per lui e continuano a dirci che l’isola non trovata esiste, a patto che noi vogliamo vederla, e che i bambini malati possono trovare la via della guarigione attraverso un sorriso, che la scuola può salvare, anche solo con una poesia letta a un branco di ragazzi che non hanno avuto mai a che fare con le profondità di certe poesie, ma solo con il conto delle sillabe e il riconoscimento degli endecasillabi, che è la negazione della vita celata nella poesia.