Partiamo dalla creazione. Nella prima parte del Credo affermiamo di credere “in Dio Padre onnipotente creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili”. È un mistero nel vero senso della parola che ci lascia a bocca aperta! È davvero qualcosa che desta stupore il fatto che un Dio puramente spirituale abbia creato un universo materiale.
Passiamo poi a riflettere sul Mistero dell’Incarnazione. In questo evento ammiriamo come il Verbo di Dio abbia assunto un corpo materiale.
E quel corpo materiale è lo stesso che è risorto la domenica di Pasqua: Dio ha risuscitato Gesù col suo corpo e con la sua anima.
Ancora. La grazia invisibile di Dio continua a comunicarsi attraverso la materia: riceviamo il battesimo con l’acqua, veniamo cresimati con l’olio, riceviamo la persona di Cristo attraverso il pane e il vino consacrati.
Il cristianesimo dunque, come dicevamo, non si presenta come una vaga spiritualità nella quale l’uomo si relazione con Dio nell’intimo della sua coscienza, ma fa esperienza del divino attraverso dei segni materiali.
Alla fine dei tempi, anche i nostri corpi risorgeranno. Molto spesso nella catechesi si insiste sull’immortalità dell’anima e si invita a credere nella vita oltre la morte. Ma questa dottrina non è esclusiva del cristianesimo. Non che non sia vera, ma non è una sua peculiarità. Infatti già i greci credevano nell’immortalità dell’anima.
Il cristianesimo crede che non solo l’anima vivrà in eterno, ma anche il corpo. Il Dio cristiano si presenta come il salvatore di tutto l’uomo, sia della sua parte spirituale, sia di quella materiale. Se ci pensiamo bene, è il corpo a distinguerci gli uni dagli altri: se Dio salvasse solo l’anima, la nostra salvezza sarebbe monca.
Il tempo che viviamo è quello compreso fra la resurrezione di Cristo e quella di tutti gli uomini. In questo periodo Dio ha voluto fornirci un segno di speranza nell’assunzione di Maria in cielo, come per dirci che il nostro destino in lei è già realtà.