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Nelle curve della storia

Quando nei giorni scorsi alcuni fra noi hanno evocato l’Olocausto per il genocidio dei cristiani in Iraq e Siria, abbiamo tremato all’idea di questa orribile contabilità. Eppure di “Shoah cristiana” si tratta, come avverte drammaticamente il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, dalle colonne di “Avvenire”: “Oggi celebriamo l’Assunta associando al corpo glorificato e al volto splendido di Maria riprodotti dall’iconografia classica il volto e il corpo sfigurati dalla fame, straziati dalla violenza gratuita, umiliati e negati in fondo ai nostri mari, crocifissi e derisi nel corpo e nella storia di donne e uomini che hanno l’unica colpa di essere cristiani, come sta capitando in Iraq, in Siria e in Nigeria, dove è in atto una vera e propria Shoah cristiana. Stessa cieca immotivata violenza, stesso blasfemo rimando a Dio (ricordiamo il beffardo Gott mit uns), stessa arroganza omicida. Speriamo non stesso assordante e complice silenzio da parte di alcuni”.
Parole forti che, nel giorno del ricordo dei martiri coreani da parte di Papa Francesco, offrono a noi la certezza che la Chiesa, nata dal sacrificio di Gesù, è destinata a incontrare, nelle curve della storia degli uomini, l’esperienza del martirio. E dunque non dobbiamo nemmeno sorprenderci se sempre più spesso, nel ricco e sordo Occidente, le nostre parole e i nostri gesti corrono il rischio dell’incomprensione e del rifiuto. Nel mondo del “politicamente corretto” che spesso annebbia anche la vista dei credenti, noi siamo destinati alla “scorrettezza” del Vangelo. Una fortuna ineguagliabile di cui talvolta non abbiamo piena coscienza, ma del cui dono sappiamo chi ringraziare. Oggi e nei giorni a venire. In eterno.
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