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Templaria riporta Castignano all’Anno Domini Millessimo Duecentessimo

CASTIGNANOIl Duecento. Tempo di viaggi, tempo di scontri, tempo di papi, imperatori e comuni, ma pure tempo di una storia meno conosciuta: la storia di un paese e delle sue vie, di vicende locali ma non per questo meno importanti… Castignano e il Duecento: è alle sue strade e agli uomini, donne e bambini che le abitarono in quel lontano secolo che dedichiamo l’edizione 2014 di Templaria Festival, quest’anno al suo XXV anniversario.

Il secolo XIII si apriva con Innocenzo III e la IV crociata ma mentre i cavalieri europei tentavano di conquistare Costantinopoli, Castignano doveva far i conti con le sue terre e le sue acque… nemici non armati ma ben più potenti di un cavaliere! A quegli anni dovette infatti risalire la prima grande frana che diede al paese la sua caratteristica fisionomia: un paese a metà, il palcoscenico di Templaria.

All’anno 1204 la datava almeno il De Carolis, erudito italiano che alla fine del ‘700 scrisse le Memorie istoriche di Castignano dalle quali val la pena estrarre la descrizione dell’evento: «È qui da rammemorarsi il funesto racconto del principio delle rovine di questa infelice terra, che avvennero nel 1204, le quali presentano un aspetto di continuo tragico dolore al cittadino e di spavento al forestiero che le rimira. Aveva la medesima nella parte di mezzo giorno una quanto piccola amena valle, a’ piedi della quale fin d’allora scorreva un piccolo ruscello detto Gigliano. Deposta questo l’antica sua placidezza, ed infuriato forse dalle nemiche occulte acque, che sotterraneamente gli riposavano intorno, si aprì fuori del costume, ed unitosi colla veemenza delle acque sopradette, chiamò a tale e tanto sconvolgimento la descritta valle, che seco traendo il colle in cui rimaneva fabbricato Castignano, si vide tutto insieme confuso il terreno colle acque, e sommersa fra loro la metà di esso, per cui il rimanente, se non cedè all’urto violento della caduta dell’altra parte, restò teatro compassionevole di miserie e di terrore». Ma le difficoltà per i Castignanesi non dovettero arrestarsi all’infuriare della natura…

Anno Domini millessimo ducentessimo sexagessimo secundo… Così datano tre documenti che testimoniano i primi scontri tra la città di Ascoli e Castignano: le prime di una lunga serie!

In quell’anno gli uomini del capoluogo piceno assediarono con successo il castello di Castignano e le condizioni di resa dovettero essere un brutto colpo per i suoi abitanti: abbattere le mura, distruggere la carbonaia, accettare di sottostare alla supervisione politica degli Ascolani nonché pagare loro una cospicua somma di denaro… Condizioni di sudditanza che i Castignanesi non mandarono giù. Gli scontri tra le due cittadine continuarono per secoli, testimonianza ne è la distruzione dell’archivio comunale ascolano del 1535, conseguenza dell’incendio che i Castignanesi appiccarono nel Palazzo dei Capitani del Popolo della città nemica. Non a caso il motto comunale recita le parole Frangar non flectar!

Nonostante questi sconvolgimenti dovette tuttavia andare avanti la vita della popolazione. La vita religiosa ad esempio. Alla metà del secolo venne fondato il convento francescano (che oggi non c’è più): ad esso papa Nicolò IV donò la reliquia della Croce ancora oggi conservata all’interno di un pregiato reliquiario quattrocentesco, offerto allo sguardo di tutti nella Chiesa parrocchiale di S. Pietro, la stessa chiesa che il nome dà alla piazza sovrastante le vie del paese. E la vita di tutti i giorni. La vita dei mercanti, degli artigiani e delle artigiane, dei contadini che per le vie del paese portavano il loro raccolto, di tavernieri e di amanti delle taverne, di amanti, di istrioni e menestrelli a rallegrare i giorni di festa…

E di istrioni e menestrelli a rallegrare i giorni di festa ne troverete molti per le vie di Castignano a Templaria, poiché in fin dei conti il passato qui si ricorda con musiche voci e corpi, quasi fossero echi che da quel lontano Medioevo continuano e continueranno ad affascinare.

Categories: Castignano Cultura
Janet Chiappini: