Di Federico Cenci
“Voi chi dite che io sia?”. La domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli nel Vangelo di questa domenica riecheggia nella storia dell’uomo fino a interrogare le coscienze di noi contemporanei. In tanti, infatti, lo ritengono sì “un grande profeta, un maestro di sapienza, un modello di giustizia…”. Ma quanti, tra costoro, riconoscono a Gesù di essere anche “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”? Quanti, dunque, tra coloro che ammirano Gesù, sono genuinamente cristiani? Papa Francesco, nel corso dell’Angelus di stamattina, invita i fedeli assiepati in piazza San Pietro a partire dall’idea che hanno di Gesù per comprendere la saldezza della propria fede. Fede cristiana sintetizzata dalla frase, attinta al Credo, che il Pontefice fa ripetere alla piazza per tre volte: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
È lo stesso Gesù che assegna un valore preminente a questa frase, quando – nel Vangelo di oggi – chiama “beato” Simone che, a nome dei dodici apostoli, la ripete come risposta alla domanda di Gesù “voi chi dite che io sia?”. La fede di Simone è considerata da Gesù “un dono speciale del Padre”, per questo Gesù gli dice: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.
Il Papa si sofferma su questo punto, sull’assegnazione da parte di Gesù di un nuovo nome a Simone. D’ora in poi si chiamerà “Pietro”, che nella lingua aramaica suona “Kefa”, parola che significa “roccia”. Il Santo Padre sottolinea che “nella Bibbia questo termine, ‘roccia’, è riferito a Dio”. Gesù lo attribuisce a Simone per via della sua fede “genuina e salda, che gli viene dall’alto”. Il Papa rileva che “Gesù sente nel suo cuore una grande gioia, perché riconosce in Simone la mano del Padre, l’azione dello Spirito Santo”. Talmente salda e “affidabile”, la fede di Simone, per cui Gesù può costruirci sopra “la sua Chiesa, cioè la sua comunità, tutti noi”.
“Un popolo – aggiunge Francesco – fondato non più sulla discendenza, ma sulla fede, vale a dire sul rapporto con Lui stesso, un rapporto di amore e di fiducia”. Alzando gli occhi dal foglio e rivolgendoli verso la piazza, il Papa ha poi affermato: “Il nostro rapporto con Gesù costruisce la Chiesa”. Un rapporto che deve imitare quello che legava Gesù a Pietro, ossia fondato su “una professione di fede schietta”, una “roccia” sulla quale Gesù possa fondare il suo “edificio” in modo stabile.
“Fratelli e sorelle – la riflessione del Papa -, ciò che è avvenuto in modo unico in san Pietro, avviene anche in ogni cristiano che matura una sincera fede in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Un Vangelo, quello di oggi, che interpella ognuno di noi. “Come va la tua fede?”, chiede il Pontefice. Che prosegue: “Cosa trova il Signore nei nostri cuori? Un cuore saldo come la pietra o un cuore sabbioso, cioè dubbioso, diffidente, incredulo?”. Il Papa afferma dunque che “ci farà bene nella giornata di oggi pensare a questo”.
Se la nostra fede è “non dico perfetta”, precisa il Santo Padre, ma “sincera” e “genuina”, allora Gesù “vede anche in noi delle pietre vive con cui costruire la sua comunità”. Di questa comunità – ricorda papa Francesco – “la pietra fondamentale è Cristo, pietra angolare e unica”. Ogni battezzato è chiamato ad offrire a Gesù la propria fede “povera ma sincera, perché Lui possa continuare a costruire la sua Chiesa, oggi, in ogni parte del mondo”.
Fede che rischia però di sgretolarsi dinanzi a un’idea banale di Gesù che va diffondendosi nelle società secolarizzate. Il Papa chiede dunque di riflettere: “Anche ai nostri giorni tanta gente pensa che Gesù sia un grande profeta, un maestro di sapienza, un modello di giustizia…”. E noi, che ci professiamo cristiani, cosa rispondiamo alla domanda del Vangelo di oggi? L’invito del Papa è di pregare Dio Padre “perché ci dia la risposta”. Quella risposta che è “una confessione di fede” e che la piazza, su richiesta del Pontefice, grida a gran voce per tre volte: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.