La commissaria europea agli affari interni, Cecilia Malmström, svedese, è una donna e un personaggio politico che non ama giri di parole. Così ieri, mentre accanto al ministro italiano Angelino Alfano (“my friend Minister Alfano”) annunciava la comune volontà di far nascere Frontex Plus per andare incontro ai profughi nel Mediterraneo, ribadiva un concetto espresso tante altre volte. “Dopo ogni tragedia nel Mediterraneo si sono registrate” a Bruxelles “chiamate provenienti da tutti gli Stati membri, affermando che essi deplorano queste perdite di vite umane. Questa solidarietà orale è ovviamente importante. Ma la solidarietà deve ora essere trasformata in azione concreta”.
Ecco il punto. Il mare smetterà di buttare sulle coste italiane i cadaveri di migranti in fuga dalla fame, dalle privazioni, dalle violenze e dalla guerra, quando tutti, ma proprio tutti, faranno la propria parte. Quando l’Africa prenderà la strada di uno sviluppo economico e sociale che finora le è stato negato, accompagnato da reali processi democratici nazionali. Quando le altre regioni calde del pianeta – a cominciare dal Medio Oriente – troveranno pace e diritti. Quando i Paesi ricchi, partendo da quelli europei, si accorgeranno che una politica di vicinato intesa alla crescita sostenibile, alle libertà e allo Stato di diritto, è più “utile” alla stessa Europa, oltre che “giusta” sul piano umano e internazionale.
Così, forse convinto dalla determinazione della Malmström, lo stesso Alfano ha pronunciato parole sagge e condivisibili, ben lontane da certi atteggiamenti oltranzisti, e poco realisti, sbandierati anche nel recente passato da esponenti dei Governi italiani. “L’emergenza è del Mediterraneo centrale – ha detto il responsabile degli Interni -, ma quando noi poniamo il problema della frontiera lo facciamo nella consapevolezza che domani potrebbe essere un’altra frontiera interessata e coinvolta dall’esigenza di un presidio. Quindi non c’è nessun egoismo nazionale, bensì una visione d’Europa che considera il tema della frontiera un nodo centrale per la strategia futura e per il proprio rapporto con i cittadini europei”. Frontiere (nazionali) e identità (europea), responsabilità (verso i cittadini Ue e verso chi cerca, da profugo, una vita dignitosa) e solidarietà (risposte comuni a problemi comuni), visione politica e progetti fattibili: è questa la via maestra per affrontare l’intera e vasta gamma delle sfide che l’Europa ha di fronte, migrazioni comprese.
Comunque l’intesa raggiunta a Bruxelles tra Alfano e Malmström può inaugurare un percorso virtuoso. Il grido d’allarme dell’Italia – che era risuonato tragicamente soprattutto dopo la strage di Lampedusa dell’ottobre scorso – è stato ascoltato nella convinzione che confini e migrazioni siano una questione europea, non una “sfortuna” che tocca solo Italia, Malta, Grecia o Spagna. Tanto è vero che subito dopo l’annuncio dell’accordo, il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha dichiarato la disponibilità di Parigi a prendere parte a Frontex Plus: “La Francia parteciperà a questa operazione, ma bisognerà discutere le modalità con gli altri Stati membri”.
Ora bisogna mettere le mani avanti e agire con diplomazia e decisione. Frontex Plus potrebbe subentrare a Mare Nostrum a novembre, ma vanno soddisfatte diverse condizioni operative, compresa la disponibilità di fondi, di uomini e di mezzi. La solita Malmström ha osservato: “Farò tutto quello che è in mio potere per assicurare che tutti gli Stati membri diano assistenza a Frontex”, anche se “dei 28 Stati dell’Unione europea solo 10 accettano profughi in cifre importanti…”.
Alla condivisa volontà politica e agli interventi concreti e solidali per Frontex Plus, si dovrà non di meno accostare al più presto una complessiva politica migratoria e d’asilo Ue, finora mancata proprio a causa delle ritrosie degli Stati e dei reciproci sospetti fra i Governi nazionali. L’Esecutivo italiano e la Commissione Ue hanno fatto la prima mossa: ora spetta alle Cancellerie e al Consiglio Ue, presieduto in questo semestre dall’Italia, fare la propria parte.