Di Floriana Palestini
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una frase semplice, arrivata quasi alla fine di questo campo, durante la discesa dal monte Sibilla. Erano le due di pomeriggio, il sole a picco, un caldo soffocante, e non avevamo più acqua. Allora l’educatore che ci accompagnava ha preso la sua bottiglia da un litro e l’ha fatta bastare per 25 ragazzi, bevendo per ultimo, poi ha detto questa frase.
Diventa facilmente il paradigma di un camposcuola se si pensa che è in questo contesto che ci si trova a dover “dividere”: dividere il bagno al mattino con gente all’inizio sconosciuta, dividere i biscotti a colazione, il pane a pranzo, la camera da letto la sera; dividersi, tra il caldo e la fatica, per un amico che non ce la fa ad andare avanti nella scalata, ma poi che bello quando si arriva in cima tutti insieme e si gode della bellezza del panorama.
E’ ciò che hanno vissuto i nostri ragazzi, di età compresa tra i 12 e i 17 anni, per 8 giorni a San Giorgio all’Isola; questo tempo insieme è stato caratterizzato dalle attività più svariate: l’analisi delle acque al lago di Gerosa, la visita al museo antropogeografico di Amandola e alla chiesa di Santa Maria in Pantano, la scalata al monte Sibilla e tante altre, tutte curate e seguite da don Luca, che ringraziamo soprattutto per come ha fatto sentire i ragazzi in questi giorni, ovvero amati; ad affiancare don Luca, don Armando, che quasi giornalmente ci raggiungeva per seguire con noi le catechesi su San Francesco e regalarci momenti di puro divertimento, don Luciano, silenziosa presenza, è stato come un nonno per tutti noi, e suor Jocelyn, che con le sue preziose e semplici testimonianze ci chiariva ogni cosa.
Volevamo inoltre riportare in maniera indiretta delle parole che don Armando ha pronunciato durante la verifica del penultimo giorno: “Perché siete così felici, ragazzi? Non abbiamo fatto niente di estremamente lontano dalle vostre vite, se non vivere in montagna anziché in città; anche il ragazzino che va al camposcuola della società di pallavolo si diverte con i suoi amici e torna a casa entusiasta, proprio come voi. Allora quale è la differenza tra lui e voi? Che tra di voi c’era un ragazzo, un amico, durante le catechesi, nella messa e ogni volta che lo nominavamo, c’era San Francesco, e con lui la persona di Cristo. Ecco la differenza: tra di voi c’era l’amore, l’amore vero.”
Un ringraziamento particolare va a Sandra e Raffaella, da anni colonne portanti di ogni camposcuola, e Antonia, per la prima volta quest’anno alle prese con questa esperienza; a Sisto Bruni, esperto di Legambiente che ci ha portato a spasso per i sentieri dei Sibillini per il secondo anno consecutivo, per la pazienza di padre con la quale spiega ai nostri ragazzi piuttosto vivaci; a Ventidio Sciocchetti, prezioso aiuto nella scalata al monte Sibilla; e poiché “non di solo pane vive l’uomo”, un enorme grazie alle cuoche Elisabetta, Natalina e Nicoletta per il loro aiuto e amore gratuito con il quale ci preparano spuntini deliziosi e sempre curati.
Ringraziamo tutti i ragazzi che hanno partecipato e i loro genitori, ricordando che, come disse don Luca l’ultimo giorno, il camposcuola non è un parcheggio in cui lasciare i figli una settimana per poi riprenderseli e non farsi più vedere, è bensì una tappa del cammino che ci ostiniamo a continuare, nonostante tutte le difficoltà che incontriamo durante l’anno.
Un ultimo ringraziamento va a tutti i ragazzi del gruppo giovani della Marina, perché per il primo anno sono stati diretti protagonisti della preparazione dei giochi, e passando dall’altra parte hanno capito quanta fatica richiedano il rispetto e la responsabilità e assaporato il piacere di una cosa fatta loro che riesce bene.