Forse, la mente adusa alla mafiosità di Totò Riina ha avuto un sussulto, rendendosi conto che dai tempi dell’omicidio di don Puglisi ad oggi, ancora in nome del Vangelo, un altro sacerdote (e con lui la Chiesa nelle sue espressioni più genuine) continua a operare senza sosta per sottrarre terreno alle mafie, rappresentando per esse un serio pericolo “destabilizzante”, quindi da eliminare.
Il “capo dei capi”, pur dalla sua prospettiva criminale, ha colto il filo rosso di continuità che lega i tanti testimoni (talvolta martiri di sangue), cristiani e non, che dal sacrificio di don Puglisi hanno ricevuto spinta e coraggio per contrastare, in questi vent’anni, la logica della mafia. E se ieri tanti sono stati solidali con don Pino, oggi tantissimi hanno espresso solidarietà a don Luigi e a Libera. Dal presidente Napolitano ai vescovi italiani, ai singoli cittadini che stimano il lavoro infaticabile di don Ciotti.
Forse per questo la mafia è ancora preoccupata, e digrigna i denti pronunciando ancora minacce mortali, perché intravede un’azione ecclesiale che non si arresta e non muta direzione, la Chiesa di oggi, con la scomunica per i mafiosi di Papa Francesco, è la Chiesa di don Puglisi di vent’anni fa, è la Chiesa di don Ciotti e Libera di questi vent’anni, che non smette di seminare speranza e cambiamento contro ogni mafia.