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Scoraggiare i musulmani delle Filippine a schierarsi col Califfato

Di Umberto Sirio
La religione non è strumento di morte. L’arcivescovo Socrates Villegas, presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, ha assicurato il contributo della Chiesa locale in patria e all’estero, per contrastare l’Isis, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, che sta compiendo il genocidio delle popolazioni cristiane e yazide e di altre minoranze del Nord dell’Iraq. Come ha riferito l’Agenzia Fides, l’arcivescovo ha ricordato “abusi, decapitazioni e violenze di ogni genere, che mostrano il completo traviamento della religione. Massacrare, uccidere, distruggere in nome di Dio è un messaggio terribile inviato al mondo. Si dice in tal modo che la religione è strumento di morte e che la fede può generare tanta malvagità”.
Militanti estremisti filippini arruolati dallo Stato Islamico? L’intento della Chiesa filippina è quello di aiutare i cristiani e le altre popolazioni, grazie a campagne di donazioni e solidarietà. E di scoraggiare la popolazione filippina di religione islamica dal condividere le idee e le azioni dello Stato Islamico e di unirsi alla violenza che viene esercitata. Mentre il Milf (Moro Islamic Liberation Front) – che nel marzo di quest’anno ha siglato un accordo con il Governo, ha preso le distanze, altri gruppi estremisti – come “Abu Sayaf” – hanno espresso sostegno allo Stato Islamico e secondo alcuni rapporti, guerriglieri filippini sarebbero giunti in Iraq e Siria per combattere a fianco dei terroristi, tanto che le autorità stanno valutando l’ipotesi di creare una banca dati per monitorare i movimenti di cittadini filippini verso il Medio Oriente.
La minaccia globale del terrorismo islamista. Il Sud-Est asiatico – Thailandia meridionale, Filippine del Sud, Malaysia e Indonesia – è da sempre teatro della violenza islamista. In particolare, le ribellioni della minoranza islamica delle Filippine – attualmente, nel Paese, i musulmani sono oltre 6 milioni – sono iniziate durante la colonizzazione spagnola del XVII secolo e si sono sviluppate durante il protettorato americano stabilito a partire dal 1898 e dopo la proclamazione del primo governo indipendente filippino nel 1946. Negli anni Settanta, le rivolte si diffusero con intensità – avrebbero causato, nel corso degli anni, oltre 120mila morti nella sola regione meridionale – e proprio in quegli anni nacque il gruppo estremista più importante: il Fronte moro di liberazione nazionale (Mnlf), dal quale in seguito sorse il Milf, che da sempre ha rivendicato l’indipendenza delle regioni musulmane, perseguendo la creazione di uno Stato Islamico. Violento e sanguinario è un altro gruppo minoritario, Abu Sayaf, che insieme all’ala militarista del Milf, è accusato di aver messo a disposizione, sin dal 2001, campi di addestramento e basi logistiche per pianificare attentati esplosivi non solo nelle Filippine, ma in tutto il Sud-est asiatico. L’accordo tra il Governo filippino e il Milf – che garantisce una maggiore autonomia politica alle aree con una rilevante concentrazione di musulmani nell’isola di Mindanao, in cambio della fine della ribellione armata – non pone fine alla minaccia degli altri gruppi islamisti, che possono trovare ora proprio nello Stato Islamico sorto nel nord dell’Iraq, un punto di riferimento certo per la loro azione.
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