ASCOLI PICENO – Si susseguono ormai a ritmo allarmante le collisioni fra cinghiali ed autoveicoli sulle strade provinciali che si sommano alla problematica, anch’essa rilevante, dei danni causati alle colture agricole. Lo sottolinea il Comando della Polizia Provinciale, che quasi ogni notte, tramite il servizio di pronta reperibilità, effettua interventi per il rilievo degli incidenti causati da fauna selvatica. Una situazione di forte disagio e preoccupazione per i cittadini, soprattutto il fatto che prevalentemente i sinistri avvengono, come detto, in orario notturno su strade dell’entroterra prive di illuminazione e, talvolta, in zone senza copertura di rete telefonica. Inoltre, per le norme emanate dalla Regione Marche, risulta obbligatorio far rilevare e refertare l’incidente da un organo di polizia, per ottenere un risarcimento che, al massimo, arriva al 50% del danno subito.
Di fronte dunque ad un quadro di conclamata emergenza, si è tenuta una riunione urgente presso la sede dell’Ambito Territoriale di Caccia di Ascoli Piceno dove, alla presenza dell’Assessore Provinciale Aleandro Petrucci, del Comandante della Polizia Provinciale Avv. Anna Maria Lelii e di tutti i Presidenti delle Associazioni Venatorie, si è fatto il punto della situazione esaminando problematiche ed interventi.
La Provincia, non senza fatica e riuscendo a superare gli ostacoli burocratici posti dal Ministero dell’Ambiente, per il tramite dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ha attivato, su base scientifica, dei piani di abbattimento per contenere il numero di ungulati. Il risultato di tali operazioni, messe in atto dall’Ambito Territoriale di Caccia, attraverso personale volontario debitamente formato dalla Provincia, non risulta però né agevole né scontato per una serie di motivi contingenti, tra cui, l’asprezza dei territori e della vegetazione, condizioni climatiche ed altri fattori.
A tutto ciò si deve però purtroppo aggiungere un ostacolo di ordine culturale, cioè la resistenza da parte di una schiera di “pseudo cacciatori” che, con “ogni sistema”, con il solo obiettivo di riempire i propri carnieri nel periodo in cui la caccia al cinghiale è consentita, tentano con ogni mezzo di boicottare la riuscita delle operazioni. Episodi di boicottaggio che sono stati unanimemente condannati da tutti i soggetti partecipanti alla riunione, in particolare l’ultimo avvenuto in ordine di tempo, particolarmente grave ed increscioso: l’avvelenamento di alcuni cani utilizzati dagli operatori.
Le stesse organizzazioni degli imprenditori agricoli sono allarmate per il deterioramento di quel rapporto basilare di collaborazione e sussidiarietà, instaurato da anni, con la parte sana del mondo venatorio.