C’è stato un momento, durante l’omelia nel sacrario di Redipuglia, in cui Papa Francesco ha abbandonato il suo tono pacato. Le sue parole sono diventate affilate e i suoi gesti più intensi. Le parole: “Anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: ‘A me che importa?’. È proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere. Con quel ‘A me che importa?’ che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere”.
Papa Francesco va dritto al cuore degli uomini, anche degli “affaristi della guerra”, per chiedere di pentirsi e di piangere per la “follia della guerra” che loro contribuiscono ad alimentare. Il Papa fa il Pastore sino in fondo e punta a disarmare i cuori. Ma gli uomini di potere non devono perdere la loro umanità e devono individuare e scegliere le strade per disarmare tutti i violenti. Riarmarsi per disarmare è davvero la strada giusta? La decisione dell’Europa di destinare il 2% del Pil al riarmo del Continente in quale direzione va?