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“La guerra è una follia” Francesco sferza l’industria delle armi

Di Luigi Crimella
Nelle scorse settimane il Papa aveva sorpreso l’opinione pubblica parlando di “terza guerra mondiale a pezzi”, che si sta combattendo da tempo. Oggi al Sacrario dei caduti a Redipuglia, per i 100 anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale, ha voluto celebrare non un “bagno di folla”, che pure era presente numerosa nonostante la forte pioggia, ma un intenso momento di preghiera parlando di “pianto” e ammonendo duramente gli “affaristi della guerra”. Nell’omelia pronunciata con voce profonda e pervasa di dolore ha detto tra l’altro, citando Benedetto XV: “Per tutti i caduti della ‘inutile strage’, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. L’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto”. Non si può sottovalutare questo tono grave e preoccupato di Papa Francesco: come sa essere gioioso e accogliente, quando saluta le persone che si accalcano in piazza San Pietro oppure che lo circondano nei suoi viaggi pastorali internazionali, così oggi ha voluto imprimere al suo pellegrinaggio a Redipuglia una tonalità severa, anzi grave. Evidentemente era ed è preoccupato per quanto sta avvenendo nel mondo. Lo ha detto, a margine della visita papale, il vice-direttore della Sala stampa vaticana, p. Ciro Benedettini, parlando ad alcuni giornalisti: “Il Papa non ha voluto ‘bagni di folla’, ma che questa visita fosse un momento di intensa preghiera per tutti coloro che soffrono per la guerra in ogni parte del mondo”. Parole chiare, che dicono come i fronti della Siria, Iraq, Afghanistan, Africa sub-sahariana, Israele, Ucraina e “striscia di Gaza” e i numerosi altri focolai di guerre rappresentino davvero per Papa Francesco quei “pezzi” della terza guerra mondiale che chiede di scongiurare ad ogni costo.
La “follia della guerra” e l’ora del “pianto”. Il Papa lo ha fatto con un’omelia particolarmente forte, in numerosi passaggi, che ha scandito con voce all’inizio come sofferta e commossa, poi via via più sicura e alla fine quasi di rimprovero e preghiera. Quella “ora del pianto” che ha chiesto a tutti, credenti e non credenti, è per le “tante vittime” sia deposte a Redipuglia che nel vicino cimitero austro-ungarico (100mila da una parte e 16mila dall’altro). Ma ha anche ammonito che “la guerra è una follia”, riecheggiando parole di San Giovanni XXIII e di altri Pontefici: “Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!”. La sua esortazione a “prendersi cura del fratello” per poter così “entrare nella gioia del Signore” è un monito per le troppe guerre e i conflitti presenti in tanti scenari mondiali.
Il monito ai “pianificatori del terrore”. Oltre a indicare nelle “ideologie” che “giustificano” spesso le guerre una delle cause dei conflitti passati e presenti, il Papa ha aggiunto: “Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? È possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: ‘A me che importa?’”. È qui uno dei punti-chiave dell’omelia del Papa, che sembra voler essere anche una denuncia chiara del sistema militare-industriale che sta dietro ai tanti conflitti in corso. Infatti ha aggiunto: “Con quel ‘A me che importa?’ che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Quel ‘A me che importa?’ impedisce di piangere. Caino non ha pianto. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui (e ‘nell’altro cimitero’, ha aggiunto fuori testo). Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni”. Questo il duplice messaggio del Papa oggi da Redipuglia: non solo all’Italia – che era presente in forza con politici, vertici militari, ordinari e popolo – ma anche al resto dell’Europa e del mondo, di cui si sono notate numerose delegazioni. Superare la logica degli “interessi geopolitici” e delle industrie militari e provare “compassione”, pietà e amore per tutti. È la chiarezza del messaggio evangelico, che i Papi rilanciano e il mondo spesso non sa comprendere e tanto meno accogliere.
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