Il presunto assassino di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra uccisa il 26 novembre del 2010 e ritrovata cadavere a febbraio dello stesso anno su un campo di Chignolo d’Isola, cioè Massimo Giuseppe Bossetti, arrestato a giugno 2014 accusato dal suo DNA ritrovato sugli indumenti intimi della ragazzina, ha subito un peso mediatico francamente esagerato ed inaccettabile. Resta fermo che un indiziato o “presunto assassino” resta tale fino a che non sia stato dichiarato colpevole, non si può sbattere in faccia su tutti i giornali il suo volto, perché ciò scaturisce un odio e un senso di giustizia faidatè , che in un Paese civile è esecrabile. Prova ne è il pestaggio subito dalla sorella gemella di Bossetti, Laura, risalente a venerdì scorso. Il motivo? Essere la sorella di un presunto assassino , di un pedofilo e figlia di una mentitrice. Come è ben noto, il DNA ritrovato sugli slip di Yara, venne confrontato con migliaia di DNA della zona, fino a trovare delle “parentele”, dei punti comuni che risalirono, via via, a un uomo morto nel 2000, Giuseppe Guerinoni, i cui figli però, risultarono estranei alla vicenda. Allora si ipotizzò l’esistenza di un figlio illegittimo e furono prelevati a tappeto migliaia di DNA, fino a scovare quello di questo muratore di Mapello. La madre, Ester, continua a negare di aver avuto una relazione extraconiugale con Guerinoni, ma la scienza garantisce il contrario. Inoltre i due da giovani abitavano vicino ed erano amici. L’ostinazione della negazione contro l’evidenza, sia da parte della signora Ester, che della gemella del presunto assassino, Laura, hanno causato irritazione e rabbia da parte della gente del luogo, in particolare tre uomini, che l’altro giorno, hanno aggredito e picchiato Laura. Pur condannando le bugie e la mancanza di onestà nell’ammettere gli errori del passato, pur tuttavia non è ammissibile che ci si voglia far giustizia da soli. Condanniamo fortemente questo senso di “giustizia di branco” populista e ci auspichiamo che l’opinione pubblica possa mantenersi serena e fiduciosa nelle forze dell’ordine che con sapienza, stanno cercando di rendere una giustizia umana alla ragazzina di Brembate, uccisa barbaramente e abbandonata nel campo di sterpaglie a morire di freddo tra i dolori dei colpi subiti. Certamente il “negare sempre” di fronte all’evidenza dei fatti non è una soluzione, anche se immediatamente può sembrarlo – a nostro avviso riceverebbe più comprensione un malfattore che confessasse, sinceramente pentito, la sua colpa. Ci auguriamo una veloce soluzione del caso, mantenendo lo stesso rispetto per la famiglia della povera Yara e per i parenti del presunto assassino, che comunque – è innegabile, a torto o a ragione – stanno subendo una valanga mediatica addosso. Del resto riteniamo che una informazione, ben fatta e che non intralci il lavoro degli inquirenti, né metta alla gogna gli implicati, sia giusta, ma non sempre viene usata questa correttezza. Spesso si ricorre al sensazionalismo e all’accusa prima ancora che essa venga pronunciata. Ci auguriamo comunque che la piccola Yara trovi presto pace e che i suoi genitori siano consolati almeno dalla giustizia umana.
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