SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Siamo un gruppo di amici che si titola, senza pretese, “Gruppo San Pier Giuliano”.
Non siamo un gruppo strutturato: non abbiamo uno statuto e obblighi particolari di appartenenza.
La partecipazione alle iniziative è sempre libera e il gruppo si allarga o si restringe a seconda che le proposte rispondano ai vari interessi dei singoli, coagulandosi attorno all’idea di “amici del Santuario dell’Adorazione”.
Ovviamente- dopo ormai vent’anni – il gruppo ha un suo nucleo “storico” permanente.
Il gruppo si ritrova almeno quattro volte l’anno, in particolare nei tempi forti liturgici, per catechesi di grande respiro, sia per il contenuto (ricordiamo gli ultimi: l’Enc. Lumen Fidei e la Esortaz. Ap. Evangeli Gaudium), che per i relatori (per le rispettive competenze sono stati variamenti coinvolti: i Vescovi Mons.Gervasio Gestori e Mons. Carlo Bresciani; il Sindaco di San Benedetto del Tronto G.Gaspari; vari apprezzati Dottori della città: le Dtt.sse Picciotti Giovanna, Balloni Lorena, i Drr. Romani Giuseppe, Siquini Walter, Papiri Silvano, Sabatini Domenico, Di Biagio Carlo).
Le proposte di fede si traducono anche in veri itinerari di fede o pellegrinaggi, limitandosi annualmente ad una uscita di un giorno e ad un pellegrinaggio più impegnato di 6-8 gg. La preparazione di queste uscite-pellegrinaggi comporta un’altra serie di incontri introduttivi di impegno proporzionale a tutte le mete scelte, coinvolgendo in questa preparazione i membri del gruppo stesso come relatori .
Così in occasione dell’ultimo Pellegrinaggio (23-29 Agosto 2014) verso il Paese natale di San Pier Giuliano Eymard, La Mure d’Isère (40 Km a sud di Grenoble), il gruppo ha previamente preparato tutte le varie significative tappe intermedie.
Qui ne ricorderemo solo alcune, aggregandole per analogia di contenuto.
A- Tre tappe che sottolineano il carattere profetico della Chiesa contemporanea
A Sotto il Monte: siamo invitati a riscoprire le radici semplici della santità di Papa Giovanni XXIII, sintetizzate dall’ormai noto “Decalogo della quotidianità”, particolarmente stimolante per la sua concretezza e che qui proponiamo integrale.
Decalogo della serenità e quotidianità di Papa Giovanni XXIII
Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata, senza voler risolvere il problema della mia vita tutto in una volta.
2. Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà; non alzerò la voce; sarò cortese nei modi; non criticherò nessuno; non pretenderò di migliorare o di disciplinare nessuno tranne me stesso.
3. Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
4. Solo per oggi mi adatterò alle circostanze senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.
5. Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche lettura buona, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell’anima.
6. Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
7. Solo per oggi farò almeno una cosa che non desidero fare e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga.
8. Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.
9. Solo per oggi crederò fermamente, nonostante le apparenze contrarie, che la buona Provvidenza di Dio si occupa di me come se nessun altro esistesse al mondo.
10. Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà.
Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo far
per tutta la vita.
“Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Mt. 6,34).
La visita ai luoghi della memoria di Papa Giovanni (casa natale casa Maitino) è stata coronata, per una parte del gruppo, dall’incontro con il Cardinale Loris Capovilla. Purtroppo non abbiamo il tempo di raggiungere l’Abbazia di S. Egidio, pulpito profetico di Padre David M. Turoldo. Ci avviciniamo giusto per memorizzare il luogo fotograficamente, ma la sue intense preghiere insaponano non di rado il nostro itinerario.
A Bose, comunità che nasce nel giorno stesso della chiusura del Vaticano II° e nel suo segno, siamo stati introdotti all’esperienza del monachesimo ecumenico da due giovani monaci (Francesca e Fra Marco). Noi partecipiamo poi con molti ospiti,particolarmente giovani, alla loro celebrazione eucaristica comunitaria,solennizzata dalla presenza di lunghe teorie di monaci e monache in camice bianco e da musica liturgica intensa, propria della comunità. Tre monaci condivideranno fraternamente il desco conventuale con noi. Ci coglie in particolare la dimensione di decelerazione interiore e spirituale serenità delle persone, oltre che dell’ambiente nel suo insieme.
Taizé: c’era molta attesa e speranza per questo incontro-esperienza col principale punto di riferimento mondiale della gioventù e l’attesa non è andata delusa. L’alto numero di presenze di giovani in ricerca, i molteplici gruppi di riflessione e preghiera sparsi nell’ambiente campestre, oltre che nella Chiesa, la grande preghiera collettiva sottolineata da intensi silenzi , e perfino il pranzo self-service con un menu elementare ma sufficiente, gestito e vissuto in clima ilare da giovani probabilmente adusi a menu più sofisticati, sono state la varie componenti di una esperienza che ci ha regalato un sapore di vita di un mondo diverso, intenso e semplice, alternativo al modo comune di vita cui ci pare di essere relativamente “costretti”. Il gruppo, in sintonia con i gruppi presenti, si è impegnato in una riflessione-preghiera sul tema della misericordia, ispirato al brano evangelico del Buon Samaritano, oltre che ad un capitolo esplicitp, della Regola della Comunità di Taizé, titolato “La Misericordia” (tutti hanno avuto copia della Regola della Comunità e della Lettera di Taizè 2012-14). La Misericordia è proposta non solo come sentimento-pathos, ma primariamente come gesto di aiuto: il fare misericordia. Un “fare” che può all’occasione essere perdono, ma che sempre e soprattutto è dono, grazia, aiuto. A partire dalla misericordia che riceviamo da Dio, ci è chiesto di essere misericordiosi tra noi: Beati i misericordiosi, perche avranno misericordia.
Gli amici del gruppo hanno al meglio recepito il tema e, rinunciando alla cena che di solito segue questi impegnativi pellegrinaggi, hanno raccolta la quota corrispondente (1080 €) da destinare a gesti di solidarietà che saranno individuati e segnalati.
Cluny, con le sue imponente rovine, ricorda il grande monachesimo medioevale che ha segnato cristianamente tutta l’Europa (punto di riferimento spirituale e giuridico di 1500 monasteri).
Le mete variamente collegate a San Pier Giuliano Eymard
Lione-Fourvière. Al di là della visita classica al centro storico e alla Cattedrale di St. Jean (sede di due Concili Ecumenici, ivi commemorati a suo tempo, per ricorrenze, dal Nunzio Apostolico di Francia Mons. Giuseppe Roncalli) e della visita alla stessa imponente basilica di Fourvière, sottolineiamo un nostro intenso momento di preghiera nella “Cappella della Vergine” . Un’iscrizione in marmo ricorda che in questa Cappella il Padre Eymard, il 21 gennaio 1851, mentre stava pregando, ricevette una grazia insigne: “L’Eucarestia non aveva un istituto religioso che la onorasse e la facesse conoscere. Ce ne voleva uno.” Fu l’origine della sua vocazione eucaristica.
La nostra fu una preghiera di ringraziamento alla Vergine dalla quale il Padre Eymard –ad Iesum per Mariam !- si è sentito condotto per mano all’Eucarestia. Ringraziamento e insieme intercessione per un futuro sempre più di fedeltà dell’Istituto al carisma eymardiano.
La Mure, finalmente! Dicevano i saggi classici che “il fine è il primo nell’ intenzione e l’ultimo nella esecuzione”. Così La Mure è il punto più lontano, ma sempre presente e richiamato in varie circostanze del percorso. Dobbiamo a Padre Manuel, superiore della Comunità locale, la presentazione del Padre Eymard e dei suoi “ricordi “ : la casa-museo dove è morto, la Cappella Eymard in fase di ristrutturazione, la tomba di famiglia nel vicino cimitero. Il corpo di San Pier Giuliano non è più a La Mure. Una riflessione e una preghiera a San Pier Giuliano, per il gruppo che si titola a lui, suggella la nostra visita.
Ars. La visita alla chiesa e casa del Santo Curato Giovanni Maria Vianney è anche occasione per ricordare l’ amicizia spiritualmente forte tra i due santi e la loro comune devozione all’Eucarestia. Li accomuna anche la devozione a N.D.de La Salette anche se il Padre Eymard occupa un posto privilegiato tra i numerosi pellegrini di La Salette
Nostra Signora della Salette (1846). Il Padre Eymard intervenne in difesa della autenticità della apparizioni a Maxim e Melanie (1856) a La Salette sur Forman ed è il primo a far conoscere a Lione (fine anno 1846) il messaggio della Vergine. Pellegrino fervoroso e fedele, andrà alla Salette almeno una decina di volte, ma non prima della approvazione ufficiale, da parte della Chiesa, delle apparizioni stesse. Il 18 agosto 1952 scriverà sul registro dei Pellegrini:” Se non avessi la fortuna di essere marista, chiederei al mio Vescovo,come insigne favore, di dedicarmi corpo ed anima al servizio di N.D.de La Salette. ….Sono felice oggi di baciare con amore e gratitudine questa terra benedetta, questa montagna di salvezza (firmato: Eymard,Marista)
Mi piace pensare che il Padre Eymard ci abbia accompagnati e favoriti nell’esperienza anche emotivamente forte che abbiamo vissuto al Santuario: la preghiera e processione serale aux flambaux , la celebrazione del mattino, il percorso devozionale esterno al Santuario e …le splendide montagne!
C- Vi sono state poi, in chiusura di pellegrinaggio, mete molto interessanti, di sapore storico-culturale-artistico: la Provenza, con Avignone, Arles e Nimes, per assaporare in particolare la romanità della Gallia.
Sintesi. All’interno di un percorso pur ricco di suggestioni spirituali, si è voluto sottolineare , con tre momenti di riflessione e preghiera e con piccoli sussidi introduttivi, uno schema di base del percorso: il Viaggio, l’Imprevisto, il Ritorno.
Nel primo giorno: Il Viaggio. Sullo sfondo dell’Esodo degli ebrei, il viaggio, simbolo della vita, è la ricerca di risposte valide alle domande che salgono dalla nostra storia personale e sociale.
In un giorno intermedio: l’imprevisto. Il viaggio dove tutto è preparato nei particolari, corre il rischio di essere scontato e inutile se non scosso da qualcosa di non previsto ( Si è letto la poesia di E. Montale “Il Viaggio” a confronto con l’imprevisto di Zaccheo che incontra Gesù). Ciascuno di noi nel percorso ha sicuramente vissuti molteplici imprevisti.
Ultimo giorno: il ritorno a sé . Come l’esodo degli ebrei ha rappresentato un ritorno a casa (alla loro terra d’origine), popolo nuovo rinfrancato dall’ Alleanza con Dio e dalla libertà, il nostro ritorno –è anche un augurio- vuol essere un ritorno a noi stessi e al quotidiano, rinfrancati dall’incontro di gruppo, ma anche interiore e personale, con il mistero del sacro che ci si è presentato sotto le più svariate forme in questi sette giorni.
Conclusione. Protetto dalla Madonna di Loreto, a cui sempre affidiamo in partenza i nostri pellegrinaggi, sostenuto da un spirito di gruppo amichevole e di fede, animato da padre Leopoldo Cristinelli e Padre Silvano Nicoli, si è felicemente concluso con le litanie lauretane (recitate lungo l’autostrada in vista della Basilica omonima) un pellegrinaggio pronosticato e pensato da anni come fiore all’occhiello di un gruppo che si titola, ripetiamo”senza pretese”, a San Pier Giuliano Eymard.
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