MARTINSICURO – Don Marco Farina è parroco da 11 anni della parrocchia Madre Teresa di Calcutta di Martinsicuro, lo abbiamo incontrato per un’intervista, iniziamo dalla sua vocazione:
–Don Marco parlaci della tua esperienza con la fede quando eri un ragazzo
Da ragazzo ero lontano da Dio. Mio padre non era credente, mia madre, invece, era molto religiosa e ho fatto i sacramenti per sua volontà, ma mancava il mio personale sì al Signore. Nel corso degli anni delle superiori mi sono staccato da Dio perché pensavo: ma se io non ci credo e non lo sento, perché devo andare a messa? Perché mi devo confessare? Perché devo pregare? Scelsi al posto di Dio lo sport. Il successo delle attività sportive, delle gare a cui partecipavo era, nella mia vita, l’obiettivo da raggiungere. Praticavo Judo e atletica leggera. Quando andavo ad allenarmi, ore ed ore, da solo sulla spiaggia di San Benedetto del Tronto, un pensiero attraversava la mia testa: ma quando sarò vecchio e non avrò più i risultati sportivi di adesso, che cosa farò? E mi ricordavo delle parole del catechismo di quando ero piccolo: esse non rispecchiavano quello che stavo vivendo.
–Cosa ti ha fatto ritornare al cristianesimo?
Ad una gara importante, in campo regionale, dove avrei dovuto vincere perché avevo le misure migliori, feci un disastro. Quello fu il crollo del mio ideale di diventare un grande sportivo. Fu il crollo del mio idolo. A quei tempi mi disperai, ma oggi benedico Dio per quel fallimento, perché mi permise di scoprirLo.
–In quale modo?
Cominciai a vivere, nel IV Liceo Scientifico, la morte interiore dalla quale non riuscivo a venire fuori da solo. Mio padre mi diceva: ma come, tu sei giovane! Hai 18 anni ma sembri già un vecchio! Io non avevo nulla da controbattere perché sapevo che era vero. Mia madre non sapendo cosa fare, invece di portarmi dallo psicologo o peggio da un cartomante come si usa oggi, decise di portarmi in parrocchia per partecipare a degli incontri (le catechesi del cammino neocatecumenale) dove si parlava di Gesù Cristo; me lo propose ed io risposi di sì, non so perché. Quella sera fui così preso dalle cose che quelle persone dissero, che non mancai a nessuno degli incontri successivi. Quello è stato il primo impatto personale con Dio. Sperimentai la potenza della Parola che fa resuscitare i morti. Dentro di me seppi per esperienza personale cosa significa resuscitare dalla morte.
–C’è una parola, un discorso in particolare che ricordi?
La cosa che più di tutto, a distanza di anni, ricordo è quando i catechisti parlarono dell’amore. Che cos’è l’amore dato alle persone che poi ti ricambiano con l’amore? Parlarono dell’amore al nemico. Fu come se un grande velo si aprisse davanti ai miei occhi e vedessi l’Infinito: se avessi basato la mia vita sull’amore chi mi avrebbe impedito di amare? Neanche i nemici. Neanche i nemici sarebbero stati un ostacolo ad amare e a spendere la mia vita per amore degli altri. Lì, toccai l’infinito con un dito, scoprii che Dio è amore; lo sport finiva, la vita del corpo finiva, la bellezza delle ragazze finiva, l’Amore non finisce mai.
–Come sei arrivato alla vocazione al sacerdozio?
Scoperto l’amore di Dio, cominciai a credere e a parlare di questa mia esperienza con gli altri, trasmettendo loro la stessa forza interiore che mi aveva fatto riprendere vita, ed entrai a fare parte del gruppo neocatecumenale. Vedevo però che questo non mi bastava. Cercavo qualcos’altro. Andai a fare un ritiro spirituale in un monastero di clausura, una suora alla fine dell’incontro mi chiamò e mi chiese se avessi mai pensato di diventare sacerdote; io risposi: ma perché proprio a me? Ci sono altri giovani qui dentro, ma la suora mi disse che, in preghiera, aveva sentito di fare questa domanda proprio a me. Andai più volte a fare colloqui con questa suora. Mi aiutò a fare discernimento e alla fine sono partito per il seminario. Avevo tutti contro. Persino mia madre non accettò in un primo momento la mia vocazione, cosa che avvenne circa tre mesi dopo, in lacrime questa volta di gioia, durante una messa.
–In quali parrocchie sei stato?
La prima parrocchia non si dimentica mai: San Filippo Neri, lì mi sono occupato di tossicodipendenti, emarginati e prostitute. Poi sono andato a Cupra Marittima, San Giovanni di Colonnella e contemporaneamente a Faraone di Sant’Egidio alla Vibrata, poi a Comunanza. Infine il Vescovo Gestori mi chiese di aprire una nuova parrocchia a Martinsicuro, dove quella del Sacro Cuore era ormai diventata troppo grande. C’erano due nomi in ballo per la nuova parrocchia: San Pio da Pietrelcina e Madre Teresa di Calcutta. La scelta cadde sulla seconda. Il Vescovo Gestori dovette chiedere una dispensa speciale alla Santa Sede, per poterle dedicare una parrocchia poiché non era stata ancora, e non lo è tuttora, proclamata santa. Il 19 ottobre 2003, giorno della beatificazione di Madre Teresa, il Vescovo Gestori ha eretto la nuova parrocchia, la prima al mondo dedicata alla Madre dei poveri più poveri.
–Parlaci della tua attuale parrocchia
Stiamo in un locale in affitto da 11 anni. L’attività qui è molto intensa. Nel 2006 abbiamo fondato l’associazione Madre Teresa di Calcutta – Onlus che, con il suo centro di ascolto, si occupa dei nuovi poveri, cioè delle famiglie e delle persone cadute in disgrazia a causa della crisi economica. In parrocchia è presente un elevato numero di famiglie esente-reddito. Stiamo cercando di educare i credenti alla carità proponendo la decima come forma di carità volontaria per i poveri; i soldi offerti ci permettono di fare interventi caritativi di vario genere: il pacco spesa, un aiuto per le bollette, le medicine, i pannolini, etc… attualmente abbiamo oltre 40 famiglie a carico. Facciamo evangelizzazione dei battezzati non credenti attraverso pomeriggi di preghiera più volte al mese. Lavoriamo con i giovani (due sono partiti per il seminario), ci occupiamo della pastorale familiare e preghiamo per gli ammalati, soprattutto per quelli che, per la medicina, non hanno più speranza. Il Signore ha benedetto il cammino della piccola nuova parrocchia con molte grazie. Importante per noi è anche l’apostolato attraverso i mezzi di comunicazione sociale: il sito istituzionale, http://www.parrocchiamadreteresa.it , pensato per interagire con gli utenti, ha una media di 40-50 visite al giorno ed è fornito di una webtv con programmazione autoprodotta. Siamo presenti sui socialnetwork più frequentati: Facebook, Youtube, Google+, Twitter. Il giornalino mensile è spedito a 650 famiglie che ne hanno fatto richiesta.
Don Marco ci mostra le carte della nuova chiesa che sta progettando di costruire. I lavori dovrebbero partire il prossimo anno. Per adesso la Curia è impegnata con le pratiche per la richiesta del contributo per il nuovo complesso parrocchiale presso la CEI. Il contributo coprirà i ¾ della spesa complessiva. Quando la CEI lo elargirà, partirà la gara di appalto per la ditta che farà i lavori, che dovrebbero avere la durata di tre anni.
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Una bellissima comunità parrocchiale, un pastore che si prende cura del suo gregge , una grande dimostrazione di come la parrocchia possa essere presenza viva di Cristo tra gli uomini.
Madre Teresa guidi sempre i vosri passi...
Caro don Marco, Sono a casa perché non sto bene, ho dedicato questo mio tempo all'ascolto di un programma televisivo cattolico, Maria Vision e ho avuto modo di conoscere la sua realtà. Mi piacerebbe incontrarla, sapere quando ci sono gli incontri di preghiera, io sono delle Marche di Macerata e credo in tutto ciò che ha detto anche perché da anni faccio parte del gruppo del Rinnovamento nello Spirito e credo nelle meraviglie del Signore. Ho un nipotino al quale è stata diagnosticata una malattia rara, non curabile dal Bambino Gesù di Roma, e due nipotini che non hanno visto la luce del mondo a causa di aborti.
Sarebbe per me una grande grazia poter pregare con lei.
Ringrazio il Buon Dio che oggi mi ha costretta a letto perché mi ha permesso di conoscerla, ha ascolrato le mie preghiere. Ora non posso che sperare che questa mia richiesta di aiuto venga accolta dalla sua comunità.
Sin d'ora la ringrazio e lodo il Signore che usa misericordia verso la pecorella bisognosa.
Macerata, M.L.