Di Carlo Camoranesi
l tempo della catechesi è un’opportunità per tentare di dare una risposta alle domande più autentiche e profonde della vita. E può capitare di trovarsi di fronte un personaggio più consono a frequentare Cinecittà piuttosto che il Vaticano. In questo anno pastorale nella diocesi marchigiana di Fabriano-Matelica le principali proposte, rivolte specie ai giovani, sono accompagnate dalla riflessione condotta a partire dalle Beatitudini Evangeliche che Papa Francesco ha scelto come tema portante. Le Beatitudini sono una parola da contemplare e da praticare, ma anche una parola intrisa di gioia, da masticare, da ripetere continuamente, che sostiene il desiderio di conversione, che mette in discussione e ci sprona a cambiare fino a quando la vita non rispecchia una forma altruistica. Questo assunto si adatta perfettamente alla fiction televisiva girata a Fabriano, nell’hinterland anconetano, al confine con l’Umbria, e dal titolo provocatorio: “Che Dio ci aiuti”. Boom di ascolti con 6 milioni di telespettatori per la prima serata di Rai1, nella prima puntata, giovedì scorso, con il 26,5% di share. La Piazza del Comune con i portici e la fontana, la mostra “Da Giotto a Gentile”, la Città Creativa dell’Unesco e la Cattedrale di San Venanzio sono uno spot di grande effetto.
Bene anche la clip di apertura dedicata alla promozione delle bellezze locali. Ma a catturare l’attenzione, oltre all’immagine mediatica e al prevedibile impatto televisivo, nonché alla curiosità dei concittadini nel riconoscere i “posti di casa”, è stata una sorta di letizia, la cui etimologia indica appunto qualcosa di lieto, un annuncio soave, serafico. Lo ha trasmesso Elena Sofia Ricci, la protagonista di questa fiction prodotta dalla Lux Vide, in sintonia proprio con le Beatitudini Evangeliche, quando nella Cattedrale di Fabriano, nei giorni scorsi, dinanzi al vescovo Giancarlo Vecerrica, ha parlato di se stessa, rivelando tratti nascosti, dimostrando un coraggio cristiano.
Raffinata, pensosa, con uno sguardo lucente, ha confidato di non aver mai chiuso le porte alla fede e di aver provato, in passato, una certa invidia per chi la possedeva. “Bene, io l’ho trovata, forse ritrovata, e pratico la mia spiritualità, arma efficace contro il sopruso, l’ignoranza, l’ignoto. Sì, la spiritualità è rasserenante, rassicurante”, ha detto l’attrice. A Fabriano ha inaugurato il terzo anno dei Mercoledì della Fede, ammettendo: “Sono qua grazie all’amore che ho incontrato ed in cui speravo. Venivo da una famiglia composta da mangia preti, protestanti ed ebrei, ma la fede cattolica di mia nonna mi colpì per la visione e la capacità di vivere in pace. Una porta per toccare l’amore di Dio e l’occasione di vestire i panni di Angela, mi hanno permesso di dar forma alla suora che nella vita avrei voluto trovare”.
E rieccoci alle Beatitudini Evangeliche. Elena Sofia Ricci, con il racconto della sua esperienza, ha fatto vibrare non solo le corde degli intervenuti, ma anche il senso più profondo degli insegnamenti della Chiesa, quelle peculiarità per scoprire l’essere felice, lieto. Intravediamo poi un rimando (è frequente anche nella fiction attraverso i dialoghi fra suor Angela e il Crocifisso) tra il volto sofferente del figlio di Dio e quello pulito di suor Angela, tra il peso della croce e la liberazione di una condotta femminile specchiata, di una persona che ascolta umilmente la parola del Signore. Ricordiamo che Papa Francesco ha definito le Beatitudini Evangeliche “la legge dei liberi”. Sobrietà e solidarietà coinvolgono gli uomini e le donne anche in un “set” dove si abbattono sventure. “Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti”, diceva Pirandello. Ed è proprio il caso di credergli.