GROTTAMMARE – Anche per la Marcia della Pace Perugia-Assisi 2014, il comune di Grottammare organizza la trasferta gratuita per tutti quelli che volessero partecipare alla manifestazione, in programma domenica 19 ottobre.
Le adesioni vanno comunicate all’ufficio Relazioni con il Pubblico (piano terra, palazzo municipale 0735 739244), possibilmente, almeno sette giorni della Marcia per permettere la buona riuscita dell’organizzazione.
Intanto, la Consulta per la fratellanza tra i popoli si è fatta portavoce della Marcia Perugia-Assisi nelle scuole, con l’obiettivo di riscuotere l’adesione delle famiglie grottammaresi all’evento, al quale si può partecipare in cinque modalità diverse:
1. marciare da Perugia ad Assisi (circa 24 chilometri);
2. fare solo un tratto della Marcia partendo da uno dei seguenti luoghi: Ponte San Giovanni, Collestrada, Ospedalicchio, Bastia;
3. attendere l’arrivo della Marcia a Santa Maria degli Angeli e poi fare l’ultimo tratto del percorso (circa 5 chilometri);
4. attendere l’arrivo della Marcia in piazza San Francesco ad Assisi e poi fare l’ultimo tratto del percorso (circa 1 chilometro);
5. attendere l’arrivo della Marcia alla Rocca di Assisi e partecipare alla manifestazione conclusiva (ore 15 circa).
Quella di domenica 19 ottobre è la ventesima edizione della Marcia della Pace, che si tenne per la prima volta il 24 settembre 1961.
L’idea di organizzare una marcia per la pace venne ad Aldo Capitini (1899-1968) nel corso degli anni ’50, mentre la situazione internazionale si faceva sempre più pesante per la guerra fredda, la corsa al riarmo, la costruzione del muro di Berlino e il consolidamento della divisione del mondo in due blocchi politico-militari contrapposti. Nell’estate del 1960 la Marcia cominciò a prendere corpo con la costituzione di un piccolo comitato promotore che raccoglierà numerose adesioni di intellettuali, professori, insegnanti, partiti, parlamentari, amministratori comunali e provinciali, sindacati e associazioni di ogni genere: per l’ideatore la Marcia doveva essere “popolare e regionale”, in modo da “destare
la consapevolezza della pace in pericolo nelle persone più periferiche e lontane dall’informazione e dalla politica”.
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