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Sì, è proprio Francesco!

ROMA – Fa discutere l’ultimo libro di Antonio Socci dal titolo “Non è Francesco” nel quale lo scrittore senese sostiene che si è giunti all’elezione del Papa venuto dalla fine del mondo con un grave vizio di forma che renderebbe nullo l’esito del conclave del 2013.

Il giorno prima dell’uscita del volume, Socci si lamentava di essere vittima di attacchi previ, ricordando che su di lui si riversarono numerose critiche anche quando nel settembre 2011 annunciò dalle colonne di Libero che Papa Benedetto XVI si sarebbe dimesso dopo il compimento degli ottantacinque anni. Cosa che poi di fatto avvenne, come ormai tutti sappiamo.

Fra le reazioni alla tesi di Socci allora, come oggi, non mancarono commenti beffardi e toni di sufficienza ai quali noi non ci vogliamo accodare. Preferiamo piuttosto entrare nel merito, commentando quanto sostenuto dall’autore, senza nessun livore nei suoi confronti.

Socci costruisce la sua tesi a partire da quanto scritto dalla vaticanista argentina Elisabetta Piqué nelle pagine 39 e 40 del suo libro “Francesco. Vita e rivoluzione”: “Dopo la votazione e prima della lettura dei foglietti, il cardinale scrutatore, che per prima cosa mescola i foglietti deposti nell’urna, si accorge che ce n’è uno in più: sono 116 e non 115 come dovrebbero essere. Sembra che, per errore, un porporato abbia deposto due foglietti nell’urna: uno con il nome del suo prescelto e uno in bianco, che era rimasto attaccato al primo. Cose che succedono. Niente da fare, questa votazione viene subito annullata, i foglietti verranno bruciati più tardi senza essere stati visti, e si procede a una sesta votazione”.

Secondo Socci, tutto ciò sarebbe in contrasto con quanto prescritto dal numero 69 della “Universi dominici gregis” – il documento emanato da San Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996 che regola in maniera minuziosa tutto ciò che si deve compiere per eleggere un Papa – che afferma: “Qualora nello spoglio dei voti gli Scrutatori trovassero due schede piegate in modo da sembrare compilate da un solo elettore, se esse portano lo stesso nome vanno conteggiate per un solo voto, se invece portano due nomi diversi, nessuno dei due voti sarà valido; tuttavia, in nessuno dei due casi viene annullata la votazione”. Dunque, per Socci, l’elezione di Papa Francesco sarebbe nulla.

La precisa ricostruzione della Piqué però descrive di come il cardinale scrutatore si sia accorto della presenza di una scheda in più dopo la votazione e prima dello scrutinio e non durante la lettura delle schede. A seguito di ciò, si è passati subito ad una nuova votazione. Tutto questo è assolutamente conforme a quanto previsto dal numero 68 della “Universi dominici gregis”, un passaggio che Socci sembra ignorare completamente: “Dopo che tutti i Cardinali elettori avranno deposto la loro scheda nell’urna, il primo Scrutatore l’agita più volte per mescolare le schede e, subito dopo, l’ultimo Scrutatore procede al conteggio di esse, prendendole in maniera visibile una ad una dall’urna e riponendole in un altro recipiente vuoto, già preparato a tale scopo. Se il numero delle schede non corrisponde al numero degli elettori, bisogna bruciarle tutte e procedere subito ad una seconda votazione; se invece corrisponde al numero degli elettori, segue lo spoglio così come appresso”.

Alla luce di ciò, crediamo che non possa essere avanzato da un punto di vista canonico nessun dubbio sulla validità dell’elezione di Papa Francesco.

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Nicola Rosetti: