Oltre il danno, ora arriva la beffa. Anzi, lo sbeffeggio istituzionale che è anche peggio. Non solo le rette degli asili nido a Roma sono diventate una trappola per famiglie, ma oggi i genitori di terzi figli (e oltre) si sono pure sentiti apostrofare come “privilegiati”. L’ineffabile Assessora capitolina alla Scuola, all’infanzia, ai giovani e alle pari opportunità (e chi più ne ha più ne metta) Alessandra Cattoi, in una lettera pubblicata sul “Corriere della Sera” (Cronaca di Roma) ha risposto piccata alla manifestazione dei passeggini vuoti e a chi si lamenta della retta: “Serve il contributo di tutti, anche di coloro che fino a ieri godevano di un privilegio come l’esenzione per il terzo figlio”. Stop, rewind. Privilegio? La reazione spontanea è quella da film e trasforma il lettore medio, ancorché paterfamilias plurimo, in Robert De Niro: “Ma dici a me? … Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Eh, Non ci sono che io qui. Dì, ma con chi credi di parlare tu?”.
Cara Assessora, in un Paese che fa sempre meno figli causa crisi (il Censis ne ha appena certificati la bellezza di 62mila in meno), i genitori di terzi figli e oltre non sono propriamente dei privilegiati, semmai degli eroi civili. Potremmo qui ricordare quanto in altre nazioni europee spesso chiamate a esempio per la tutela dei diritti civili si faccia per le famiglie e per i bambini, in termini di servizi, di sussidi, di scuola, di politiche sociali, di fiscalità più equa. Oppure si guarda all’estero solo quando fa comodo? Non stiamo qui a menzionare il fatto che due figli sono la semplice sostituzione dei genitori ed è dal terzo in poi che si (ri)popola un Paese. Con tutte le ricadute in termini di crescita del caso. Non staremo nemmeno a fare qui matematica elementare, spiegando che dover pagare una retta in più a 120 euro al mese, vuol dire dover assottigliare in misura significativa un bilancio familiare già all’osso. Vuol dire cancellare qualcos’altro, perché se da un lato si sottrae non è che dall’altro si moltiplica: o la retta del terzo o la palestra del primo. Lei cosa sceglierebbe? Un bambino non è un’auto nuova.
Fare figli non può essere una colpa, non può diventarlo. Non può essere, questo ci sta dicendo lei cara Assessora, un privilegio da ricchi. Qualche anno fa, un sindaco romano segretario del principale partito di Sinistra scelse lo slogan kennediano “I care”, le stesse parole scolpite sulla porta della scuola di Barbiana fondata da Don Lorenzo Milani. “I care”, “mi faccio carico, me ne preoccupo”: Don Milani le aveva scelte come simbolo della sua scuola perché erano esattamente il contrario dello slogan fascista “me ne frego”. Ogni tanto, per dire, ci si potrebbe anche pensare un po’ su.