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DIOCESI – Il vescovo Carlo ha incontrato gli insegnanti di religione tenendo una lezione su Insegnare religione nella Postmodernità, all’interno del percorso di formazione e aggiornamento a cui sono chiamati tutti gli insegnanti di religione della diocesi.
Il vescovo ha tenuto una ricca lezione, che lo ha riportato a quando ha insegnato come docente, anche presso l’università, ma sarà anche uno dei docenti nella Scuola di Teologia diocesana a cui ha voluto ridare nuovo impulso. Agli insegnati presenti presso le suore Concezioniste di San Benedetto ha dato un quadro della postmodernità con le sfide a cui sono chiamati in particolare coloro che insegnano Religione nella scuola, per capire quale posto abbia ancora oggi e quale contributo possa dare. Accanto alle sfide legate alla nascita della coscienza del femminile e la difficoltà di ridefinizione dell’identità, del corretto valore dell’autorealizzazione e del lavoro espressione della personalità dell’uomo, della crisi delle relazioni proprio quando queste sembrano facilitate e ricercate, la sfida più grande posta dalla postmodernità è quella di tenere insieme razionalità e emozione, la cui opposizione genera identità frammentate che vivono nell’attimo dell’emozione, senza prospettiva di un fine e di una memoria che tenga unita la vita e l’identità.
Sfide che sono sfide all’educazione che deve ripensarsi rispetto al passato di fronte alla soggettività creativa nel rapporto educativo, alla crisi delle istituzioni, e alla ricostruzione dei rapporti di spazio e tempo al tempo delle interconnessioni globali. In questa sfida il compito dell’educare che riparte dal senso etimologico del termine educare, cioè tirare fuori, quindi accompagnare i ragazzi a ricomporre la propria soggettività, a tirar fuori le aspirazioni più profonde, la vera personalità, come? Aiutando a discernere i bisogni, recuperando la realtà e ricucendo insieme emotività e razionalità. Riscoprendo la libertà che presuppone l’obbedienza alla verità, quella verità non legata al consenso come oggi viene ridotta. Recuperando il valore della comunità, dell’essere popolo prima che individuo, che nell’appartenenza a una comunità si ritrova la propria identità e la condivisione di regole di vita che costruiscono la personalità. Recuperando la storicità, per superare il presentismo dell’emotività, nel ricomprendere che al storia ci fa capire chi siamo perché viene riletta con il senso che lega quella storia e la religione cattolica è una storia: di Dio con l’uomo.
In queste sfida da raccogliere dell’oggi e in queste direzioni indicate dal vescovo Carlo, anche nella postmodernità c’è posto per insegnare Religione Cattolica, per aiutare a recuperare la necessità oggi di trovare il senso di ciò che si vive, in un paese che forse ha perso molto del senso etico e che vive una povertà spirituale nel senso di povertà di senso. Un compito degli educatori in cui c’è spazio quindi per gli insegnati di religione.