La Relatio post disceptationem è stata apprezzata nella sua “capacità di “fotografare” bene gli interventi che si sono susseguiti in Aula in questi giorni, cogliendo lo spirito dell’Assemblea ed evidenziando l’accoglienza come tema principale dei lavori”.
Lo riferisce una nota della Sala Stampa Vaticana con riferimento al documento presentato ieri dal relatore generale, il cardinale Péter Erdő a metà dell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia.
Dalla Relatio emerge “l’amore della Chiesa per la famiglia fedele a Cristo, ma anche la sua capacità di essere vicina all’uomo in ogni momento della sua vita, di comprendere che, dietro alle sfide pastorali, ci sono tante persone che soffrono”.
“Lo sguardo del Sinodo – si legge nel comunicato – dovrebbe essere quello del pastore che dà la vita per le sue pecore, non che le giudica a priori”.
Il documento, che raccoglie spunti di discussione per i Circoli minori di questi giorni, ha suggerito alcune “riflessioni aggiuntive”: tra i padri sinodali c’è chi ha osservato che “fermo restando che la Chiesa deve accogliere chi si trova in difficoltà, sarebbe bene parlare più diffusamente anche delle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono”.
Dal Sinodo, quindi, “dovrebbe emergere con più chiarezza che il matrimonio indissolubile, felice, fedele per sempre, è bello, è possibile ed è presente nella società, evitando quindi di focalizzarsi principalmente sulle situazioni familiari imperfette”.
Sono seguite riflessioni sul “tema della donna, della sua tutela e della sua importanza per la trasmissione della vita e della fede” e “sulla figura dei nonni all’interno del nucleo familiare”.
Alcuni interventi hanno posto l’accento sulla famiglia come “Chiesa domestica” e sulla parrocchia come “famiglia di famiglie”, così come sulla Sacra Famiglia come “modello di riferimento essenziale”. In quest’ottica è stato suggerito anche di “valorizzare di più la prospettiva missionaria della famiglia, il suo annunciare il Vangelo nel mondo contemporaneo”.
Il tema della “gradualità”, è stato detto ieri, nell’Aula del Sinodo, può prestarsi ad “una serie di confusioni”: per quanto riguarda l’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, ad esempio, è stato detto che “è difficile accogliere delle eccezioni senza che in realtà diventino una regola comune”.
È stato inoltre rilevato che la parola “peccato” è quasi assente nella Relatio, come pure è stato ricordato “il tono profetico delle parole di Gesù, per evitare il rischio di conformarsi alla mentalità del mondo presente”.
Sulla questione omosessuale e sulle convivenze, è stata evidenziata la “necessità di accoglienza, ma con la giusta prudenza, affinché non si crei l’impressione di una valutazione positiva di tale orientamento da parte della Chiesa”.
Altri spunti di riflessione hanno indicato la necessità di “ribadire l’importanza del sacramento del Battesimo, essenziale per comprendere fino in fondo la sacramentalità del matrimonio ed anche il suo essere un “ministero” nell’annuncio del Vangelo”.
Riguardo allo snellimento delle procedure per le cause di nullità matrimoniale, “qualche perplessità è stata sollevata riguardo alla proposta di affidare maggiori competenze al vescovo diocesano, gravandone eccessivamente le spalle, mentre una riflessione più approfondita ed articolata è stata auspicata per i casi di poligamia – soprattutto per chi si converte e vuole accostarsi ai sacramenti – e per la diffusione della pornografia (in particolare quella su web), rischio reale per l’unità familiare”.
In conclusione, in relazione all’apertura alla vita da parte delle coppie, si è sottolineata “la necessità di affrontare in modo più approfondito e deciso non solo il tema dell’aborto, ma anche quello della maternità surrogata”.