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Brittany, non mollare! Hai ancora tanto da fare

Di Emanuela Vinai
Brittany non vuole morire. Vuole arrendersi, ma non vuole morire. Altrimenti non inseguirebbe ancora il sogno di visitare il Grand Canyon che non ha mai visto, altrimenti non fisserebbe le piccole tappe di avvicinamento al primo novembre, giorno destinato alla sua morte, costellandole di eventi quotidiani e gioiosi. Dall’incontro con le amiche di sempre alla programmazione delle interviste su tv e radio, per arrivare a festeggiare il compleanno del marito, sposato da un anno appena. Tanti piccoli sassolini, seminati come Pollicino per non perdere la strada di casa, per non perdersi. Brittany ha deciso di morire il primo novembre per non far vincere il cancro che la divora, per arrivare prima lei dove lui ancora non è riuscito. Vuole togliergli il potere di annientarla, precedendolo.
Come in un film, come in un romanzo: non mi avrai, posso ancora scegliere e vedrai che la partita alla fine è mia. Eppure, questa ostinata ragazza statunitense ha ancora stralci di speranza da vendere e li rivela, grida acute che salgono dal fondo dell’angolo buio dove la stringe la sofferenza, dove l’attanaglia lo sgomento: “Il mio non è un suicidio, io voglio vivere. È il cancro che mi uccide. Se domani mi sentissi meglio, o per qualche motivo cambiassi idea, non prenderei le pillole che ho già in tasca”. Ecco, appunto, è questo che ti serve Brittany, un motivo per cambiare idea. Non è semplice, o scontato, o banale.
Ci vuole una meta per intraprendere un viaggio e ci vuole determinazione per percorrerlo. “Né dolcezza di figlio, né la pietà del vecchio padre, né ‘l debito amore lo qual dovea Penelope far lieta”, nessuna di queste cose, per quanto importanti, fecero desistere Ulisse dal ripartire per andare incontro al suo destino, perché troppo forte era la volontà di sapere, di capire, di conoscere. La spinta insaziabile a nutrirsi della vita e di tutto quello che può offrire, per quanto poco sia, per quanto pericoloso, per quanto breve. Il tempo che manca, l’aver bisogno di tempo che viene sottratto in un conto alla rovescia finito eppure impreciso, un debito d’ossigeno impossibile da saziare ma che non molla mai. “Devo fare ancora questo e poi questo e poi quest’altro ancora”. È il mantra che si ripetono i malati inguaribili, quelli che sanno che ogni giorno è un dono e per questo vivono il presente con uno sguardo al futuro prossimo, che domani è già una prospettiva inquieta. “Voglio fare ancora questo e poi questo e quest’altro ancora”. È il pensiero che prende la forma dell’azione, eseguita o solo immaginata, di tutti coloro che sentono di avere un credito con il destino che gli sta scippando la vita un giorno dopo l’altro. “Posso fare ancora questo e poi questo e poi quest’altro ancora”. È l’ansia di vivere che cede il passo alla fattibilità delle circostanze, nella consapevolezza che forse non si può più scalare una montagna, ma scendere in giardino è un traguardo ancora alla portata.
Dai Brittany, non mollare, non cercare di sconfiggere il cancro con le sue stesse armi di morte, perché così vince lui lo stesso. L’imperatore del male, che si è annidato subdolo nel tuo cervello e cresce come un cuculo malvagio, sa fiaccare la volontà e lo spirito prima del corpo. Come un antico dio della guerra lo accompagnano, fidi scudieri, Deimos e Fobos: il terrore e la paura. Due fratelli temibili che sanno stringere il cuore e togliere la speranza. Però tu vuoi ancora vedere il Grand Canyon, vuol dire che ancora non hanno vinto loro.
E allora non mollare il primo novembre, perché il due è una splendida giornata per fare qualcos’altro di nuovo. E anche il tre, il quattro e il cinque e così via fino alla fine che sappiamo arriverà, inesorabile. Ma sarai tu a sorprenderla, perché ti troverà impegnata a fare qualcosa che ti piace con chi ti vuole bene. Non a tutti è concesso sapere il tempo dell’addio, il vero peccato è dissiparlo.
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