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Il colore prima del blu – Puntata 17


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– Il colore prima del blu – Puntata 1

– Il colore prima del blu – Puntata 2

– Il colore prima del blu – Puntata 3

– Il colore prima del blu – Puntata 4

– Il colore prima del blu – Puntata 5

– Il colore prima del blu – Puntata 6

– Il colore prima del blu – Puntata 7

– Il colore prima del blu – Puntata 8

– Il colore prima del blu – Puntata 9

– Il colore prima del blu – Puntata 10

– Il colore prima del blu – Puntata 11

– Il colore prima del blu – Puntata 12

– Il colore prima del blu – Puntata 13

– Il colore prima del blu – Puntata 14

– Il colore prima del blu – Puntata 15

– Il colore prima del blu – Puntata 16

Tiro via i sacchi dell’immondizia come ultimo gesto lavorativo della serata. Rientro in sala per bere un’aranciata al bar. Marta e il signor Alfredo sono seduti a un tavolo. Marta ha in mano un foglio e sta leggendo ad alta voce. Ha gli occhi che le brillano. Il signor Alfredo ascolta assorto. Quando si accorgono della mia presenza, Marta mi dice che è la lettera del figlio, Andrea. Lavora in una lontana missione del Perù. Attualmente vive nel bel mezzo della foresta. I contatti sono difficilissimi. Forse un giorno tornerà. Ascolto con il bicchiere in mano. Resto a distanza. È un partecipare alla loro vita privata con rispetto. Il signor Alfredo stringe a pugno le mani sul tavolo. La sua sigaretta si consuma da sola sul posacenere. La spegne e se ne va. La luce è soffusa e segna i tratti essenziali del volto di Marta. Scompaiono le rughe, mentre gli zigomi si marcano di maggior luce e lasciano in penombra le guance scavate.

 ‹‹Alfredo non ha mai accettato la scelta di Andrea. La considera una fuga.››

Così mi dice Marta in lacrime ora che siamo rimasti soli. Mi avvicino e la stringo alle spalle. Una finestra aperta sbatte in fondo alla sala, un soffio di vento striscia sulle nostre schiene e per un attimo ci tira fuori dalle miserie personali. Mi alzo e la chiudo. Torno al mio posto.
Marta ha messo una crostata sul tavolo, la assaggio.
‹‹È buonissima,›› dico ancor prima di finire il boccone. Quasi mi strozzo. Lei sorride, per un attimo.
‹‹Sei più brava di Emma la fornaia! Come fai? Ogni cosa che cucini è sempre buonissima.››
‹‹Che caro che sei, Michele. Secondo me è perché mi vuoi bene›› dice dolcemente, quasi fosse una richiesta di essere amata. Poi continua:
‹‹Quando mangi una cosa preparata da chi vuoi bene, ti piace di più.››
‹‹Io ti voglio bene, Marta, ma non può essere questo a rendere buone le cose…›› la contraddico affettuosamente. Una cosa è buona o non lo è. Al contrario, nel lavoro del cameriere penso che i sentimenti siano importanti. Io stesso ne ho fatto esperienza: immagino che ogni cliente sia Anna e così lo servo per amore. Basta amare una persona per amare tutti, ma un dolce non può essere più buono solo perché si ama chi lo fa.
Marta sospira e poi riprende:
‹‹Sai? Ogni giorno potrebbe essere quello buono, ogni giorno potrebbe essere il giorno che torna Andrea dal Perù. Così ho sempre una crostata pronta per l’occasione. Quando era piccolo ci andava matto. Immagino che mangiandola mi dirà ancora, come allora, che è la più buona del mondo.››
Marta ne taglia un altro pezzetto, fa un boccone e torna a parlare di Alfredo.
‹‹Abbiamo sofferto molto, ma ormai sono passati anni e ho capito che Andrea è felice così. E devo rispettare le sue scelte. Alfredo invece pensa solo a quello che vorrebbe lui, come se quello che vuole lui sia il bene assoluto, e non capisce che dovrebbe essere felice semplicemente perché Andrea è felice. Soffro a non averlo qui con me, ma è una sofferenza grata.››
Resto zitto e fermo. Si sentono i rumori dei frigoriferi e della lavastoviglie ancora in funzione. Penso a mia madre, provo empatia per queste due povere donne, mi si inumidiscono gli occhi. Allento la stretta su Marta, le faccio una carezza sul dorso della mano e la lascio sola. 

La sofferenza di Marta è giustificata: ha un senso. La sofferenza di mia madre no, o almeno io non trovo neanche uno sputo di ragione. Questa sera i pensieri sono contrastanti. Non riesco a godere fino in fondo dell’incontro con Anna. Stringo tra le mani il fermacapelli, ma i pensieri sono lontani da lei e viaggiano sospesi tra mia madre e il figlio di Marta, tra i ricordi su mio padre e il dolore segreto del signor Alfredo. Ho un pensiero anche per don Piero, Sergio il barcaiolo ed Emma la fornaia. Li immagino tutti nei loro letti che sognano una vita più bella, una felicità promessa, anche se non so da chi. È come se in fondo ai nostri cuori ci sia un grido che non sappiamo soffocare. Oggi scopro di averlo anche io questo grido che urla felicità. Una felicità che immagino realizzarsi in un bacio con Anna; è il mio sogno, in questa notte senza stelle e senza luna. E un sogno è un soffio di vento che spazza via le nuvole e restituisce la luce del sole. Così domani sarà di nuovo bello.

Alessandro Ribeca: