Da Zenit di Salvatore Cernunzio

Cala il sipario su questo Sinodo 2014. La Relatio Synodi, il testo finale dell’assise è stata presentata questa mattina, letta dai cardinali Erdo e Assis e da mons. Bruno Forte, vista la sua lunghezza. Sedici pagine compongono infatti il tanto atteso documento in cui sono confluiti gli interventi dei Padri nelle due settimane di assemblea e soprattutto i circa 470 “Modi” presentati dai Circoli minori, ovvero gli emendamenti presentati dai diversi gruppi linguistici sulla “Relatio post disceptationem” di lunedì scorso.

In tutto sono 62 i punti redatti dai Padri con cui – ha sottolineato padre Lombardi nel briefing lampo di questa sera in Sala Stampa vaticana – si è cercato di bilanciare ogni argomento: non solo le sfide e le difficoltà delle famiglie di oggi, ma anche gli aspetti positivi, la bellezza e la ricchezza della famiglia. Diverse parti utilizzate sono state poi “recuperate” dall’Instrumentum laboris, e quindi – ha detto il portavoce vaticano –“facevano già parte del cammino sinodale”.

Non tutti e 62 punti, però, hanno ricevuto con la maggioranza dei due terzi, ma solo 59. Per trasparenza, infatti, la Santa Sede ha reso pubbliche – per volontà del Papa – le votazioni dei singoli numeri, non contando gli astenuti né gli assenti tra i 183 Padri riuniti oggi pomeriggio in Aula.

Dalla griglia è emerso che tre parti della Relatio non hanno raggiunto il quorum, ovvero i tre paragrafi relativi alla ammissione alla comunione dei divorziati risposati, dell’accoglienza pastorale degli omosessuali e della comunione spirituale. Esattamente il 52, il 53 e il 55, i quali comunque hanno ricevuto la maggioranza semplice di voti.

Non si può dire, tuttavia, che questi punti siano stati “bocciati” o “rigettati”, ha precisato Lombardi. “Forse – ha detto – è più corretto parlate di punti che non hanno raggiunto la maggioranza qualificata perché non esprimono il consenso della maggioranza sinodale”.

Ricordiamo sempre che tutte le parti del documento finale – ha aggiunto il direttore della Sala Stampa – sono state formulate “in un modo provvisorio e di ricerca. Non si possono considerare espressione dell’intera assemblea del pensiero del Sinodo”. Tantomeno i Padri hanno mai pensato di lavorare ad un “documento chiuso”, ma ad un approfondimento che costituirà la base per il prossimo Sinodo dell’ottobre 2015.

Evidentemente, ha osservato il portavoce vaticano, i tre punti ribattezzati (già “della discordia”), richiedono una riflessione più “matura” e hanno incontrato “reali difficoltà in certe parti della Chiesa”. E a chi osservava che, con questa mancata maggioranza, si è voluta “ribaltare” la Relatio post disceptationem che invece sembrava ‘aprire’ a tutte queste situazioni, il gesuita ha risposto a tono: “La dinamica da pensare non è quella delle contrapposizioni ma del tentativo di inclusione. Lo sforzo della Relatio post disceptationem era inclusivo”.

Quindi, “la logica è stata: ‘Siamo riusciti a mettere insieme le cose?”. Non dimentichiamo, ha concluso Lombardi, “la specificità del Sinodo e del documento. È una forma diversa delle proposizioni, è un qualcosa ancora in cammino”, che pertanto non esprime “in modo maturo, uno stadio della riflessione dei Padri”, ma un “contributo” per un cammino ulteriore. Quello verso il Sinodo 2015 dedicato al tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa nel mondo contemporaneo”.

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