Una nuova stagione per Tv2000. Con un nuovo logo e un nuovo palinsesto per parlare a tutti, credenti e non credenti. Senza inseguire lo share ma pure rifuggendo dalle comode “nicchie”. A introdurre la presentazione della nuova programmazione, oggi a Milano, nella cornice del Museo diocesano, è stato il segretario generale della Cei, monsignorNunzio Galantino. “Perché un vescovo alla presentazione del palinsesto?”, ha provocatoriamente esordito, sottolineando come si tratti della “prima volta in cui il segretario generale della Cei partecipa a una simile occasione”. Rappresentando l’editore, ossia i vescovi italiani, la sua presenza, ha spiegato, è segno della “voglia di far parte di questo progetto”, del “desiderio dell’editore di sentirsi parte di una realtà”, che assieme alla Tv vede Avvenire, l’Agenzia Sir, Radio In Blu.
Una tv “in uscita”. Galantino ha usato l’immagine del cantiere, di cui si posa la prima pietra, per definire le novità che l’emittente sta mettendo in campo. “Siamo a un inizio carico di attese”, ha precisato, vedendo nella programmazione che andrà in onda dal prossimo 3 novembre – targata Ruffini-Brunelli-Serra-Sortino – “una novità che deve avere la caratteristica di una svolta, per valorizzare al massimo tutto quello che abbiamo tra le mani e nel cuore”. Galantino ha ben chiara quella che deve essere la missione dei media che fanno capo alla Cei: raccontare la vita della Chiesa e la vita della gente, senza scorciatoie né omissioni. E, soprattutto, senza restare chiusi nelle proprie stanze o nei propri studi. “Non esiste solo la Chiesa in uscita, ma anche la tv in uscita”, ha aggiunto chiedendo all’emittente di “stare sulla strada, vedere cosa c’è di bello e pure di problematico, farlo nostro e presentarlo nella maniera dovuta”. L’obiettivo dev’essere “raccontare il mondo, girando le telecamere per vederlo con gli occhi del Vangelo”, il che “non significa fare una televisione bigotta”.
Saper ascoltare e parlare a tutti. Tutt’altro. Galantino chiede “una tv che provochi di più”, che non sia “una nicchia comoda ma residuale”, “un orto chiuso per i credenti o, ancor più, per i praticanti”. Al contrario, “dev’essere un luogo attivo, vivo, una tv di tutti e per tutti e non per pochi eletti”. La Tv2000 che prefigura il segretario generale della Cei dev’essere “curiosa” nel guardare la realtà e “recuperare la capacità di ascolto”, per saper parlare a ogni uomo e ogni donna, senza steccati ideologici o confessionali. Una tv, insomma, che sia “interessante anche per chi non crede e persino per chi ha sempre rifiutato di credere”. Per usare un paragone evangelico, “una sorta di Giovanni Battista – ha concluso – capace di stare sul territorio e dire la sua parola con passione”.