Le bonifiche dei terreni contaminati dall’Ilva? A Taranto ancora non si vedono. È la fine di luglio 2012 quando, con un protocollo d’Intesa firmato a Roma, istituzioni nazionali e locali si impegnano per garantire “interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto”. Nel capoluogo ionico, area che già dal 1990 rientra tra quelle ad elevato rischio ambientale, arriveranno 119 milioni di euro (al momento ne sono disponibili solo 63, ndr) e si costituirà una cabina di regia, presieduta da un commissario nominato dal ministro dell’Ambiente. Sono i giorni caldi che seguono alle due ordinanze del gip Patrizia Todisco, in cui si procede al sequestro dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e partono arresti a raffica. I reati contestati ai massimi quadri del siderurgico sono quelli di disastro ambientale colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose dell’impianto. Il protocollo per le bonifiche rientra nel decreto legge n. 129 del 7 agosto del 2012, convertito in legge ad ottobre 2012. Eccessi di inquinanti, tra cui diossine, policloribifenili, benzopirene e metalli pesanti come il ferro, nella terra, nelle acque, nell’aria, richiedono una soluzione immediata. Al quartiere Tamburi, gli abitanti convivono con le polveri nocive e, con un’ordinanza del sindaco Ippazio Stefàno, viene proibito ai bambini di giocare nelle aree verdi. Zone altrettanto esposte sono quelle del borgo nuovo e del borgo antico. Dopo Alfio Pini, andato in pensione la scorsa primavera, il ruolo di commissario della cabina di regia per le bonifiche, è stato affidato a Vera Corbelli. Nonostante i diversi incontri spalmati tra 2013 e 2014, i tempi di intervento sulle aree inquinate però si sono allungati e di molto.
I lavori alle scuole. Sono cinque i plessi scolastici del quartiere Tamburi interessati dagli interventi. I lavori di adeguamento, si era detto sarebbero iniziati a febbraio scorso. Poi si era promesso la scorsa estate, approfittando della chiusura delle scuole. Invece gli istituti comprensivi sono stati riaperti senza che nulla sia stato fatto. A fine maggio si è conclusa la prima fase della procedura, affidata alla direzione Lavori Pubblici del Comune di Taranto, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, dei bandi di gara per la cantierizzazione dei lavori nelle scuole ma nessuno è in grado di stabilire tempi precisi di inizio e fine.
Lo sfogo della preside. “I lavori ancora non sono iniziati – ci spiega il dirigente scolastico dell’undicesimo circolo didattico tarantino (i due plessi di infanzia e primaria ospitano circa 800 alunni, ndr), Elisabetta Scalera – anche se a giugno scorso abbiamo ospitato degli ingegneri venuti per mettere a punto progetti tecnici. Notizie dal Comune non ne ho da un mese. Nell’ultima comunicazione che mi è arrivata, mi informavano che i lavori di adeguamento richiesti, comuni rifacimenti o adeguamenti di edilizia scolastica uguali in tutto il Paese, troveranno attuazione a conclusione della procedura aperta, quindi immagino quando verrà assegnato l’incarico ad un’impresa”. La preside ci tiene poi a sottolineare: “La situazione nel quartiere è sempre la stessa, almeno per quanto concerne il deposito delle polveri ferrose. I problemi non riguardano solo le scuole ma tutte le zone esposte. Gli studenti all’interno della scuola sono protetti. La preoccupazione è per quando escono fuori dall’istituto ma in quel caso il problema di ciò che si respira riguarda tutti, non solo i più piccoli”.
La riqualificazione di Mar Piccolo. Per le bonifiche si rientra nell’ottica delle previsioni e restano irrisolti nodi come quello della riqualificazione del cimitero San Brunone (con le lapidi rosa a causa del minerale di ferro) dell’area del Comune di Statte, a ridosso dello stabilimento siderurgico, dove per il momento si è proceduto solo ad una caratterizzazione dei terreni, e delle acque del Mar Piccolo inquinate anche dal vecchio arsenale militare e dagli ex cantieri navali. Corbelli si è riservata del tempo prima di divulgare i dati dello studio sul mar Piccolo realizzato da Arpa Puglia. Dragaggio, capping o biorimedi sono tipologie di bonifica al vaglio ma la situazione, ha ammesso il commissario, in audizione a Roma, “è molto complessa perché si tratta di materiale melmoso che non si riesce a collocare in nessuna matrice ambientale”.
L’Ue bacchetta l’Italia. Intanto la Commissione Europea ha dato il via alla seconda fase della procedura d’infrazione per la scarsa vigilanza delle istituzioni italiane sull’inquinamento prodotto dall’Ilva. L’Europa ha inviato alle autorità italiane un parere motivato perché risolva la situazione. Se entro due mesi ciò non avverrà, sarà la Corte di Giustizia a doversi pronunciare e le multe si preannunciano salatissime.