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Papa Francesco “Terra, lavoro, casa. Strano, ma se parlo di questo mi dicono che il Papa è comunista”

Zenit di Salvatore Cernunzio

Si è portato un pezzo della sua terra a casa Papa Bergoglio. L’udienza di oggi ai partecipanti all’Incontro mondiale dei Movimenti Popolari, ricevuti nell’Aula Vecchia del Sinodo in Vaticano, ha riacceso nel Pontefice il fuoco che, da vescovo e cardinale di Buenos Aires, lo spingeva a recarsi sempre nelle comunità di “cartoneros”e “campesinos” per mostrare loro la sua vicinanza di pastore.

Ciò che ne è scaturito è un discorso lunghissimo, profondo, appassionato, coinvolto, in cui il Santo Padre ha denunciato i mali della guerra e della fame, invocato una rivitalizzazione delle democrazie e ribadito il diritto di ognuno a veder rispettata la propria dignità, soprattutto i poveri e gli emarginati.

E a chi, sentendo ciò, potrà pensare che l’attenzione del Papa pende sempre e solo su certe tematiche, ha controbattuto lo stesso Pontefice: “Terra, tetto, lavoro. È strano, ma quando parlo di queste cose per qualcuno sembra che il Papa sia comunista. Non si capisce che l’amore per i poveri è al centro del Vangelo”.

Cristo per primo ha parlato infatti di solidarietà e accoglienza verso le categorie più deboli. E oggi più che mai questi precetti vanno ricordati, in un momento in cui si combatte “lo scandalo della povertà” limitandosi a promuovere “strategie di contenimento che solamente convertono i poveri in esseri domestici e inoffensivi”. Gesù – ha detto il Santo Padre – chiamerebbe “ipocriti” tutti coloro che riducono i poveri alla “passività”.

Terra, casa e lavoro sono invece “diritti sacri” per tutti. E ognuno merita “una remunerazione degna e la sicurezza sociale”. Ma queste non sono affermazioni tratte da Il Capitale di Marx: “è la Dottrina sociale della Chiesa”, ha sottolineato Francesco.

Si è quindi rivolto ai “campesinos”, sradicati dalle loro terre a causa “di guerre e disastri naturali”, “a cui si nega la possibilità di sindacalizzarsi”. Una situazione che preoccupa profondamente il Papa, come pure il fatto che milioni di persone soffrano la fame, mentre la “speculazione finanziaria condiziona il prezzo degli alimenti, trattandoli come qualsiasi altra merce”.

È giusto allora proseguire “la lotta per la dignità della famiglia rurale”, ha affermato il Santo Padre. Ed è giusto anche accogliere tutte le persone costrette a fuggire dalle proprie case, come Gesù con la sua famiglia in Egitto, e a vivere senza un tetto sopra la testa.

Uno dei paradossi odierni, ha osservato Papa Francesco, è proprio il fatto che viviamo in “città immense”, città “moderne, orgogliose e vanitose”, città che “offrono “numerosi luoghi” ad una minoranza felice, ma che allo stesso tempo “negano la casa a migliaia di nostri vicini, compresi i bambini”, abbandonando “una parte di sé ai margini, nelle periferie”.

Una problematica, questa, data ormai per scontato, tanto che pure nel linguaggio comune di questo “mondo delle ingiustizie” abbondano gli eufemismi, per cui – ha rilevato amaramente il Papa – “una persona che soffre la miseria si definisce semplicemente ‘senza fissa dimora’”. Ma dietro ogni eufemismo c’è sempre “un delitto” ed esseri umani che soffrono. Siano benedette allora quelle città dove si “segue una linea di integrazione urbana”, e dove viene favorito “il riconoscimento dell’altro”.

Sulla stessa scia il problema della disoccupazione, specie quella giovanile che in alcuni Paesi supera addirittura il 50%, ha rilevato Bergoglio. “Non esiste una povertà materiale peggiore di quella che non permette di guadagnarsi il pane e priva della dignità del lavoro”, ha ribadito. Essa è una piaga che logora la società dall’interno ma che viene fatta passare come un dato di fatto.

Invece tale situazione non è inevitabile – ha sottolineato Papa Francesco -: anch’essa è il risultato “di un’opzione sociale, di un sistema economico che pone i benefici prima dell’uomo”. Cioè di quella “cultura dello scarto” denunciata a più riprese nella Evangelii Gaudium, per cui a farne le spese sono gli esseri umani, bambini e anziani in primis, trattati alla pari di “beni di consumo”.

Davanti a questo angosciante panorama “oggi – ha affermato il Vescovo di Roma -desidero unire la mia voce alla vostra e accompagnarvi nella vostra lotta”. Che poi è più di una lotta: è una vera e propria “Terza Guerra Mondiale”, ha affermato il Pontefice, che viviamo a pezzi e che alcuni sistemi economici sono costretti a combattere pur di “sopravvivere”.

“Quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore”, ha esclamato quindi il Papa. “Oggi, si leva da tutte le parti della terra, in tutti popoli, in ogni cuore e nei movimenti popolari, il grido di pace: Mai più la guerra!”.

Mai più anche un sistema economico il cui fulcro è il denaro, e che sfrutta la natura “per sostenere il ritmo frenetico di consumo” provocando effetti devastanti sul pianeta come il cambiamento climatico e la deforestazione. Proprio su questo binomio ecologia-pace si è soffermata l’attenzione del Pontefice, che ai suoi ospiti ha rammentato che è in preparazione un’Enciclica sull’ecologia, nella quale – ha assicurato – saranno presenti “le preoccupazioni” dei Movimenti Popolari.

Tutto questo – ha poi ripreso – è il frutto di un sistema in cui “si è scacciato l’uomo dal centro e si è rimpiazzato con un’altra cosa”, dove “si rende un culto idolatrico al denaro” e “si è globalizzata l’indifferenza”. “Il mondo si è dimenticato Dio che è Padre ed è divenuto orfano perché ha posto Dio a lato”, ha affermato il Papa.

E ha esortato i Movimenti Popolari a “costruire delle strutture sociali alternative”, coordinandosi al meglio fra loro, senza però scadere in “rigide strutture”. Certe questioni, infatti, “non si possono lasciare solo nelle mani dei politici”. Cambiare il sistema è possibile, ha rimarcato Bergoglio, l’importante “è farlo con coraggio ma anche con intelligenza. Con tenacia, però senza fanatismo. Con passione, ma senza violenza”.

Tanto per noi cristiani il programma da seguire è già stato stilato e lo troviamo nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo, in cui Cristo elenca le diverse Beatitudini. Seguendo esse, ha rassicurato Francesco, alla cultura dello scarto sarà possibile sostituire una “cultura dell’incontro”, in grado di sconfiggere ogni discriminazione e superare “l’assistenzialismo paternalista”.

L’ultima esortazione è dunque a creare “nuove forme di partecipazione che includano i Movimenti Popolari e il loro torrente di energia morale”, perché è “impossibile” immaginare un futuro per una società “senza la partecipazione protagonista della grande maggioranza”. E i Movimenti Popolari, in tal senso, “esprimono la necessità urgente di rivitalizzare le nostre democrazie, tante volte sequestrate da innumerevoli fattori”.

Un ultimo, accorato appello, prima di congedarsi e affidare tutti a Dio Padre, il Papa lo rivolge quindi al mondo intero: “Nessuna famiglia senza casa! – ha gridato – Nessun ‘campesino’ senza terra! Nessun lavoratore senza diritti! Nessuna persona senza la dignità che dà il lavoro”.

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