Non era necessario attestare su un grafico che nelle famiglie italiane la povertà assoluta si impenna con il crescere del numero dei suoi componenti. Lo sanno molto bene le famiglie italiane dove per ogni fiocco rosa e azzurro che appare sul portone di casa, c’è sempre un sussulto di gioia ma anche un mal celato sospiro di preoccupazione. Soprattutto se di figli in famiglia ce ne sono già tre. A rincarare la dose, è stato anche il recente Rapporto Svimez 2014 sull’economia nel Mezzogiorno. Qui, gli analisti parlano addirittura di un “rischio desertificazione umana” al Sud, dove si continua ad emigrare (116mila abitanti nel solo 2013) e a non fare figli (continuano nel 2013 a esserci più morti che nati).
I figli costano, è vero. Ma sono anche il serbatoio futuro del Paese. Una società muore se non genera nuova vita, se impedisce al ciclo naturale di fare il suo corso. Sui figli, quindi, e sulle famiglie che li accolgono con fatica e generosità, occorre investire. Il Paese non può aspettare perché ha fame di futuro. Una società che non riesce a far spazio al nuovo, è destinata a morire. Quello che emerge dai Rapporti Istat e Svimez, è un Paese per vecchi, avvitato su se stesso. I figli costano, ma sono anche il nostro bagaglio più prezioso, un patrimonio ancora da esplorare fatto di linguaggi nuovi, idee innovative, vie alternative di sviluppo. Loro non aspettano altro che di poter crescere, prendere la parola ed entrare in azione. Noi? Abbiamo un disperato bisogno di loro.