Pubblichiamo la lettera del nostro Direttore Pietro Pompei e pubblicata sull’ultimo numero del nostro settimanale Diocesano L’Ancora
Una lettera alle redazioni dei giornali del Sindaco di San Benedetto del Tronto che esige una risposta
Giovedì 23, ma con data venerdì 24 ottobre 2014, giungeva nelle redazioni dei giornali una lettera del Sindaco di S.Benedetto del Tronto che, senza l’usuale oggetto, così veniva immediatamente introdotta: “ In merito all’istituzione di un Registro Amministrativo delle Unioni Civili nel Comune di San Benedetto del Tronto, si ritiene utile fornire alcune indicazioni sui criteri in base ai quali il Settore “Innovazione, servizi ai cittadini ed alla persona” sta redigendo il regolamento in materia”. E via giù tutta una serie di giustificativi per spiegare tale impresa. Erano le 11 e 54, dopo il vento impetuoso della notte e i tuoni che annunciavano di brutto, le 12 sembravano un’ora fatidica per un evento straordinario con quella introduzione di getto e una “Innovazione” alla maiuscola. Ma dato una scorsa veloce al resto con quei 159 su 8.057 comuni che avevano fatto la stessa cosa, un tuono improvviso e di quelli che preannunciavano lu Sciò , mi ha fatto tornare in mente la celebre favola della Montagna che si era messa in parto…
Io capisco che dopo tanto insistere da parte della stampa locale, cartacea e on line e possiamo aggiungere anche televisiva, dopo il tiro a bersaglio di molti che non bastando la propria lingua hanno fatto parlare anche le statue contro, uno perda la pazienza, ma le cose dette a spiegazione di tale decisione sono sempre le stesse che tuttavia non convincono. L’italiano è ricco di belle parole, ma non sempre sono usate con discernimento. Leggo: “…ad eliminare ogni discriminazione esistente”. Discriminazione: significa trattare situazioni identiche in modo diverso per motivi ideologici. Matrimonio e unioni libere o di fatto o civili (con quale stabilità e con quali impegni reciproci?) non sono situazioni identiche, quindi trattarle in modo diverso è giustizia non discriminazione. Famiglie con bambini piccoli a carico, sono identiche a due adulti che vivono insieme per un “vincolo di natura affettiva”? Il contributo alla società della famiglia con figli (contributo oneroso anche economicamente per la famiglia!) è unico ed è indispensabile alla sua sopravvivenza, quindi non è un privilegio riconoscerle diritti diversi e maggiori; sarebbe ingiusto nei suoi confronti non riconoscere questa diversità: sarebbe discriminarla!
Un altro passo della lettera: “Con questo registro, dunque, si andrebbe a tutelare e sostenere la piena dignità umana e sociale delle unioni di fatto nel contesto sociale ed economico contemporaneo disciplinando le modalità con cui coppie di conviventi maggiorenni che non abbiano legami di parentela, siano esse eterosessuali e/o omosessuali, ma che integrino la condizione di famiglia anagrafica basata su di un “vincolo di natura affettiva”. Quindi queste unioni vanno ratificate con un rapporto sessuale e visto che è stato ben evidenziato, che non abbiano legami di parentela, «un vincolo di natura affettiva» che non possa assolutamente esprimersi in un rapporto sessuale che scadrebbe nell’incesto, non ci può essere tra fratello e sorella. Chi conosce la realtà sambenedettese sa che di queste situazioni ce ne sono molte nella nostra città derivanti da un contesto sociale in cui la morte era frequente tra genitori in giovane età (per disgrazia o malattia) per cui spesso la sussistenza dipendeva dal lavoro dei figli anche in giovanissima età ( per esempio, a girare la ruota: vöta ci !) ed anche per quel vincolo di natura affettiva fraterna, così forte e presente nelle famiglie marinare. Qui avrebbe senso un Registro e sarebbe un’originalità e di grande aiuto per conoscere situazioni precarie nascoste da una dignitosa vergogna tipica della gente di mare. Dispiace, inoltre, constatare che non si tiene in nessuna considerazione come un riconoscimento delle coppie di fatto incentiva una situazione che sta procurando disagio ed angoscia nelle famiglie di provenienza per queste forme aleatorie vissute alla carpe diem .
Convinto di aver fatto chiarezza sull’argomento il Sindaco conclude: “Voglio sottolineare che, nella mia veste di Ufficiale di Stato civile, qualora mi pervenisse la richiesta di trascrivere nei registri comunali un matrimonio celebrato all’estero tra coppie dello stesso sesso, non avrei dubbi a seguire l’esempio del Sindaco di Roma nella consapevolezza di compiere un atto non ancora previsto dalla normativa italiana ma imposto dalle elementari regole di civiltà e di rispetto della libertà delle persone”. Mi chiedo se si dovesse presentare un caso di poligamia o poliandria registrato all’estero si è disposti, per le stesse elementari regole, a trascrivere nei registri comunali tale stato di famiglia? Ho l’impressione che si faccia confusione tra i diritti individuali e diritti sociali: altro è il diritto individuale a vivere i propri affetti senza ostacoli sociali, altro è chiedere diritti sociali in base ai propri affetti individuali. Come possiamo escludere, infatti, che nella poligamia o poliandria non ci sia affetto individuale?
Era questa “la chicca” che si voleva dare in pasto alla stampa sulla quale ci si è sbizzarriti. Sull’esempio del Sindaco di Roma, non ci si fa bella figura. È proprio per rispetto delle persone che vanno evitate certe sceneggiate. Alcuni giovani universitari, l’altro giorno, commentando questi fatti, concludevano: “Ci hanno consegnato «La Costituzione» con tanto di pubblica cerimonia e poi sono proprio loro a non tenerne conto”. Si diseduca anche in questo modo, e poi mi chiedo perché su 8.057 comuni solo159 hanno avuto questa levata di ingegno? Mia nonna mi diceva: “Nepò sta attente aj cumpagne!”. Ben sapendo quanto gli esempi siano allettanti, tant’è vero che alcuni partiti, fino a ieri insospettabili, si sono lasciati attrarre. Sicuramente lo fanno “ per il rispetto della libertà delle persone”!!!. Pietro Pompei