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Dalla CEI un impegno per la “riforma della Chiesa”

Di Salvatore Cernuzio

Dalla città di San Francesco parte una lettera dai toni “familiari e propositivi” destinata a ogni sacerdote italiano. Autori della missiva sono i vescovi della Conferenza Episcopale italiana, che – a conclusione della 67ª Assemblea Generale avviata il 10 novembre -, intingono le parole della missiva “nel calamaio della stima e della gratitudine per un ministero fatto di dedizione quotidiana nelle comunità cristiane e di carità operosa” e allo stesso tempo illustrano orientamenti e nuove indicazioni sulla formazione dei presbiteri e sul futuro della Chiesa italiana.

Proprio il tema della vita e della formazione permanente dei sacerdoti è stato il centro della riflessione e del confronto collegiale dei presuli durante i tre giorni nella Città serafica. Capitanati dal presidente, il cardinale Bagnasco – che ha esposto le linee guida nella prolusione di lunedì scorso – i vescovi hanno parlato di “senso di responsabilità”, di “sapienza nell’interpretare la situazione odierna” e di “impegno per una riforma della Chiesa”. Tutto alla luce delle esortazioni di Papa Francesco nel suo Messaggio per l’assise a “spendere la vita tra la gente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi, accompagnare le famiglie, visitare i malati a casa e all’ospedale, farsi carico dei poveri…”.

L’attenzione della CEI al ministero presbiterale non si è ridotta quindi ad un semplice aggiornamento, quanto alla volontà di cogliere tale ministero nel quadro di riforma della Chiesa “in uscita missionaria”. Gli interventi dei presuli sono andati infatti ‘fuori traccia’, andando a toccare anche argomenti come la situazione delle famiglie e del Paese o le persecuzioni subite dai credenti nel mondo.

La voce di questi fratelli è risuonata in Assemblea sia attraverso il racconto della visita compiuta il 2 e 3 novembre dalla Presidenza della Conferenza Episcopale nella Striscia di Gaza, sia con la l’intervento dell’arcivescovo caldeo di Arbil, mons. Bashar Warda, il quale ha portato la testimonianza di una Chiesa che, dall’inizio di agosto, ha aperto tutte le parrocchie, gli oratori e le scuole per accogliere circa 125mila profughi, cristiani e yazidi, in fuga dalla violenza dei terroristi dell’Isis.

Nei primi due mesi della tragedia non si contavano gli aiuti di organizzazioni e di benefattori privati, ha raccontato Warda. Questi, tuttavia, sono progressivamente diminuiti negli ultimi tempi, fino a esaurirsi. Il presule ha quindi lanciato un nuovo e vigoroso appello ad aderire a un programma di solidarietà che assicuri nell’immediato il sostentamento minimo, la costruzione di scuole e di luoghi di alloggio, alternativi alla precarietà delle tende e alle sale delle Chiese divenute finora l’unico rifugio per i profughi.

Da parte loro i vescovi italiani hanno rimarcato l’impegno per coinvolgere le comunità cristiane in una rete di solidarietà umana e cristiana, contribuendo a mantenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica affinché si renda vicina a quanti soffrono con la preghiera e con segni concreti attraverso la Caritas.

Discutendo poi della formazione dei preti, la riflessione si è concentrata sul Seminario che i Pastori italiani chiedono sia “itinerario di vera e propria iniziazione, durante il quale le esperienze pastorali non devono relegare il secondo piano la vita comunitaria e in cui il discernimento per l’ammissione agli ordini sacri sappia verificare le attitudini alla fraternità presbiterale e all’obbedienza ecclesiale”.

In questa prospettiva, alcuni interventi si sono interrogati sulla presenza di sacerdoti stranieri e sulle modalità per sviluppare il senso d’appartenenza a un medesimo presbiterio. È stata ribadita poi la necessità di tempi, metodi e luoghi per crescere insieme con i loro presbiteri in un’esperienza reale di comunione. In questa luce, l’Assemblea di Assisi ha auspicato una ridefinizione dei compiti del sacerdote e delle priorità da affidare al suo ministero, nonché l’importanza di individuare forme che lo aiutino a non sentirsi oberato dalla gestione amministrativa.

Accanto alle iniziative di accompagnamento del clero giovane, si è avvertita anche l’importanza di proposte per altre età della vita presbiterale, compresa la vecchiaia. “Non si tratta di cercare particolari fonti di spiritualità – dicono i vescovi – quanto di aiutare a vivere il ministero stesso come fonte di santificazione, nella consapevolezza di una dimensione drammatica che segna l’esistenza credente”. E proprio perché il presbiterio è “la famiglia del sacerdote”, sia nella buona che nella cattiva sorte, è importante che “quanti si sono resi colpevoli di delitti possano non sentirsi abbandonati a se stessi”.

Nel corso dei lavori sono stati eletti poi il vice presidente per l’area centro, mons. Mario Meini, vescovo di Fiesole, e il presidente della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute, mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento. E sono state esaminate e votate alcune proposte di modifica delle Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della Conferenza Episcopale italiana per i beni culturali ecclesiastici e per l’edilizia di culto.

Due distinte comunicazioni hanno riguardato poi le proposte per l’Anno della vita consacrata, al via il prossimo 30 novembre fino al 2 febbraio 2016, su volontà di Papa Francesco nel contesto dei 50 anni del Vaticano II e, più in particolare, del Decreto Perfectae caritatis, e la preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale che si svolgerà a Firenze, dal 9 al 13 novembre 2015. Riguardo a quest’ultimo, l’assemblea ha presentato una Traccia, ovvero un testo, articolato in quattro punti, che promuove il cammino di preparazione all’evento a partire dalle esperienze già in atto nelle Chiese locali e da una riflessione in prospettiva culturale e missionaria sul tema dell’incontro.

Un accenno, durante i lavori, anche alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, (26–31 luglio 2016), che i vescovi hanno di comune accordo hanno chiesto di rendere “volano della pastorale”, “con l’attenzione a non considerarla come un evento a se stante, bensì all’interno di un progetto organico che lo colleghi al cammino ordinario nelle parrocchie e nelle diocesi”. A tale scopo, il Servizio Nazionale per la pastorale giovanile ha predisposto un progetto di lavoro. Nei prossimi mesi, inoltre, saranno in distribuzione i sussidi che dovranno sostenere i cammini pastorali a partire dal prossimo anno.

Sempre restando in tema di iniziative per il 2015, non si è dimenticata l’ostensione della Sindone in programma nel Duomo di Torino, dal 19 al 24 giugno. I giovani, accanto ai sofferenti, saranno i primi destinatari, dal momento che l’esposizione del Sacro Telo va di pari passo con il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco. Essi saranno anche i protagonisti della tre giorni di preparazione alla visita di Papa Francesco nella città della Mole, annunciata dallo stesso Pontefice per il prossimo 21 giugno. Le offerte raccolte dalla generosità dei fedeli nei mesi dell’ostensione saranno destinate a realizzare un hospice per l’accoglienza dei malati terminali.

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