“È evidente che Malala ha un legame con Salman Rushdie, fanno parte dello stesso club nemico della costituzione e dell’islam”, ha dichiarato Mirza Kashif Alì, presidente della federazione delle scuole che ha promosso l’iniziativa. “Nell’autobiografia della ragazza”, ha continuato Alì, “suo padre ha difeso i Versetti Satanici di Rushdie, proibiti dal nostro Paese perché blasfemi”. In realtà chi lancia la “scomunica” deve aver letto male il libro del signor Yousafzai, il quale ha definito lo scritto di Rushdie “un’offesa all’islam”, aggiungendo però che sia comunque da leggere. “L’islam è così debole da non tollerare un’opera che lo attacca? Questo non è il mio islam”.
Resta il fatto che, oltre a indicare minacciosamente una ragazza il cui coraggio è stato riconosciuto a livello globale, in Pakistan prende forma una lotta all’istruzione direttamente costruita nel “tempio” dell’istruzione, ovvero le scuole. Ne emerge una chiusura, feroce e retriva, alla cultura stessa, all’educazione, alla conoscenza; agli strumenti indispensabili per far crescere – sotto ogni profilo – un bambino, un adulto, un popolo intero. Ma come Malala insegna, “i libri e le penne sono le armi più potenti”. Il Nobel riflette a voce alta: “Gli estremisti pensano che la violenza possa imporre il silenzio, ma si sbagliano”.Parlaci ancora Malala, parla al mondo! “Un bambino, un insegnante, un libro, una penna. Possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica via. L’istruzione prima di tutto”.
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