Di Alessandra Mastri
DIOCESI – Il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto, martedì 18 novembre alle ore 16.00 presso la Parrocchia Madonna della Speranza, la Santa Messa per Movimento Sacerdotale Mariano.
Sono tre gli impegni che caratterizzano la spiritualità del Movimento: la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria; l’unità al Papa ed alla Chiesa a Lui unita; condurre i fedeli ad una vita di affidamento alla Madonna.
Nell’omelia il Vescovo ha affermato: “Giovanni nell’Apocalisse ha questa visione in cui riceve un mandato, che è il mandato dell’apostolo in fondo, quello di mantenere i contatti con le chiese, le cosiddette “chiese dell’Apocalisse” in questo caso, perché il compito dell’apostolo, è quello di tenere viva, vera e vivace la Parola di Dio.
Ma l’apostolo deve scrivere all’angelo della chiesa di Laodicea, li richiama, perché in quella chiesa si era inserito qualcosa che non ha a che fare con la Parola di Dio, infatti dice “ti credi vivo e sei morto”, “non sei né caldo né freddo”; l’apostolo manda un rimprovero forte, chissà se i vostri sacerdoti vi dicessero così, come reagireste. L’apostolo sottolinea anche aspetti positivi, dice “purtroppo c’è ancora qualcuno che non ha macchiato la propria veste”. Vedete, anche l’ardore della fede rischia sempre di spegnersi, rischia sempre che, ardendo nella routine e nelle tentazioni della vita, di sentirsi dire “ti credi vivo, e invece sei morto”; questo avviene quando non ascoltiamo più la Parola di Dio, ma ascoltiamo la parola del mondo.
Allora il cristianesimo diventa, o un insieme di tradizioni o un insieme di belle idee, ma che non tocca la vita. Il rischio è proprio questo, e siamo sinceri, l’abbiamo un po’ tutti, voi fedeli come noi sacerdoti, di essere né caldi né freddi, di essere secondo quella linea, come si dice oggi, politically correct, che non disturba nessuno, ma che in fondo non dice niente.
L’apostolo dice due cose: “Chiesa, vigila su te stessa, sii attenta a te stessa”, e quello che dice a noi presbiteri è “siate vigilanti sulla comunità”, non per il gusto della critica, ma per la volontà di crescere insieme; quello che più muove l’apostolo non è il gusto della critica, non è il gusto di andare a cercare il “pelo nell’uovo” per costruirci sopra chissà che cosa, e qualche volta, siamo sinceri, le nostre comunità sono un po’ troppo pettegole, invece che essere comunità di fede, che sanno comprendersi, sanno aiutarsi e sanno crescere nell’amore. A me pare che questo brano dell’Apocalisse di San Giovanni apostolo ha parecchio da dirci.
Troviamo Zaccheo, che desidera molto vedere il Signore, ne ha sentito parlare, è un curioso, e si espone, sale sull’albero essendo piccolo, si ingegna; ma Gesù in questo brano dice anche a noi “non dobbiamo stare sull’albero a guardare, è troppo comodo” . E’ vero, questo Zaccheo aveva un desiderio dentro di sé, un desiderio che non era arrivato ancora a lasciarsi convertire fino in fondo nella sua vita, desiderio di vedere, di essere spettatore. Forse non aveva il coraggio, perché sapeva di essere peccatore, sapeva di aver imbrogliato con i soldi, e non aveva il coraggio di andare da Gesù, ma Gesù dice “Zaccheo, scendi dall’albero”. Il cristiano non è uno che sta sull’albero a guardare, non è uno che da fuori guarda, appunto “né caldo né freddo”. Gesù dice “Zaccheo, io voglio venire a casa tua”, cioè, non basta che tu stia a guardare, bisogna che tu mi accolga nella tua casa, perché finché tu mi stai a guardare, tu non hai ancora capito nulla di me. Carissimi, bisogna chiederci, ma se Gesù vuole venire nella nostra casa, come lo accogliamo nella nostra casa, nelle nostre famiglie, negli ambiti di vita; è molto più facile essere credenti qui, insieme, in chiesa, certo, cerchiamo il Signore Gesù, giustamente, siete venuti qui a pregare per cercare il Signore, ed è una cosa sicuramente bella, anzi meritevole, ma dobbiamo accogliere il suo invito, che tocca un po’ tutti noi, perché tutti noi abbiamo un qualche albero dal quale dobbiamo scendere, affinchè il nostro incontro con Lui sia vero e affinchè nella nostra conversione ci sia il riscoprire la gioia di essere con Lui, di vivere lo stile di vita che Lui ci ha insegnato; la dedizione totale della nostra vita a Gesù, come Maria.
Siete un movimento mariano sacerdotale, prendete l’esempio di Maria.
La donna fedele, fino ai piedi della croce, quindi modello di quello che dovrebbe essere la Chiesa moderna, e di quello che dovremmo essere tutti noi, sacerdoti e fedeli. Avere la consapevolezza che da soli, noi, riusciamo a fare veramente poco e, noi sacerdoti, abbiamo bisogno anche del vostro aiuto, della vostra preghiera, e se permettete, anche della vostra comprensione, non nel senso “chiudo gli occhi su tutto”, ma comprensione per un cammino di fede che dobbiamo vivere insieme. A volte, anche voi fedeli vi fermate un po’ troppo a considerare il pelo nell’uovo verso un sacerdote, perdendo il dono che viene dal sacerdote, perdendo la grazia che il sacerdote porta dentro le nostre comunità.
Maria, non è stata a guardare, Dio le ha chiesto “ti chiedo tutto, ti chiedo la tua vita”, e lei ha risposto “ecco” e tutta la sua vita è stata cambiata completamente, per seguire, anche quando, come dice il Vangelo, non capiva bene cosa stava succedendo, ma conservava nel suo cuore e seguiva, quanto il Signore Gesù le chiedeva. Allora imitiamo anche noi Maria, invochiamola come Madre nostra, come Madre dei sacerdoti; mentre la invochiamo, preghiamo perché aiuti tutti noi a vivere quella fedeltà che Lei ha vissuto giorno per giorno, concretamente, totalmente, come espressione di un amore vero a quel Signore Gesù, che tutti insieme dobbiamo cercare di coltivare e far crescere dentro la nostra vita, per il bene nostro, per il bene delle nostre comunità, per il bene della società.”