La povertà estrema e le disuguaglianze sociali in aumento, i conflitti interni, i regimi repressivi e la mancanza di democrazia, le crisi ambientali, la mancanza di lavoro di una popolazione prevalentemente giovane sono le cause che spingeranno sempre più africani alla fuga dal proprio Paese, verso altri Paesi africani o verso l‘Europa. I flussi migratori devono essere presi in considerazione dai politici italiani ed europei nella loro complessità, per affrontare un fenomeno ineluttabile, “una sfida che riguarda il futuro stesso dell‘Europa”. È quanto emerso oggi pomeriggio a Roma durante il workshop “Le migrazioni tra Africa-Mediterraneo-Europa: dalle frontiere alla mobilità per lo sviluppo” organizzato da Focsiv, Concord Italia e Cespi (Centro studi di politica internazionale) all‘Istituto patristico agostiniano. Gli agostiniani hanno voluto ospitare questo incontro perché hanno intenzione di interessarsi sempre di più ai temi della cooperazione internazionale e dei migranti, con una costituenda fondazione ad hoc. Gli organizzatori, che rappresentano insieme centinaia di ong italiane che operano in ambito europeo, hanno organizzato il workshop in vista di due conferenze ministeriali euro-africane che si terranno il 27 e 28 novembre a Roma, per riflessione e azione di advocacy. “Oggi nell‘agenda europea c‘è una sorta di rimozione sul tema delle migrazioni, che va posto invece in cima alla lista delle priorità politiche”, ha auspicato Francesco Petrelli, di Concord Italia.
Marco Zupi, del Cespi, ha tracciato un quadro delle cause che provocano i flussi migratori africani, nonostante la crescita del Pil in alcuni Paesi, ma i cui benefici rimangono solo ai governi corrotti e alle élite che li circondano, interessate a mantenere lo status quo, mentre la popolazione è sempre più povera e disoccupata. Ne emerge una grandissima fragilità e vulnerabilità del contesto africano, che si scontra con problemi simili in Europa a causa della crisi. Il 28 novembre verrà lanciato a Roma, a questo proposito, il processo di Khartoum, “che vorrebbe armonizzare le politiche euro-africane per combattere il traffico di migranti e limitare i flussi irregolari”, ha spiegato Emilio Manfredi, consulente dell‘International crisis group, il quale ha invitato ad “ascoltare il grido di dolore della gioventù africana”. Melissa Philipps, del Danish refugee council del Corno d‘Africa e dello Yemen, ha raccontato in che termini i media africani parlano delle migrazioni, definite “mortali”, delle vere e proprie tragedie per intere comunità. Le organizzazioni proporranno nei prossimi giorni una serie di raccomandazioni alle istituzioni nazionali, europee ed internazionali.
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