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A Tu per tu con Franco Veccia, direttore pastorale sociale e del lavoro: “Esprimiamo gesti concreti”

DIOCESI – Conosciamo il nuovo direttore dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro Franco Veccia.

Franco cosa sognavi di fare da bambino?
Vista la professione di mio padre che faceva il pescatore, è maturata in me fin da piccolo la passione per il mare e la bellezza di andare in barca.
Il sogno era quello di poter navigare con pescherecci e navi in mari ed oceani per il mondo.

Ci parli del tuo percorso professionale?
Invece mio padre portandomi fin da piccolo a pescare con lui e provando l’esperienza faticosa del lavoro del mare, mi fece passare quel sogno.
Iniziò un’altra passione, quella del calcio e mentre frequentavo la scuola per diplomarmi come perito meccanico, giocavo come portiere della squadra di calcio dell’Elpidiense in serie C.
Poi conobbi la realtà del Centro Sportivo Italiano dove scoprii una condivisione piena nella visione dello sport ed insieme al vice parroco di Cupra iniziammo questa nuova entusiasmante esperienza in parrocchia collaborando a livello Diocesano.
Ho fatto esperienza nel campo dell’amministrazione pubblica, rivestendo il ruolo di Assessore ai Servizi Sociali nel comune di residenza per due legislature; Anche nel campo della Cooperazione non governativa ho avuto responsabilità regionali, seguendo ed andando sul posto, in Micro-Progetti Internazionali in Cameroun, Uganda, Brasile, India, all’interno dell’Associazione Internazionale “Noi Ragazzi del Mondo”.
Da cinque anni impegnato insieme a mia moglie per la pastorale familiare in parrocchia e collaboriamo con la rete di famiglie per l’accoglienza di Mondo minore della Comunità di Capodarco.
Da 30 anni svolgo attività lavorativa nel campo di impianti di irrigazione e giardinaggio.
Nel 2005 con mia moglie, medico con la specializzazione in neuropsichiatria infantile, è maturata l’esigenza per rispondere ad un disagio di persone svantaggiate e del bisogno sociale di lavoro nel territorio, così con la collaborazione di nostri amici, abbiamo costituito una Cooperativa Sociale di tipo B “Natura e Ambiente Cupra” per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Attualmente rivesto l’incarico di Presidente e ci fanno parte una trentina di persone tra svantaggiati e non.

Come hai accolto la nomina del Vescovo Carlo Bresciani?
Con sorpresa, timore per non essere all’altezza del compito affidatemi e per già essere impegnato su diversi versanti, ma anche con gioia per la fiducia e per poter fare comunione e camminare insieme come Comunità Diocesana.

Come vedi la situazione odierna del tuo ufficio e cosa può fare nel concreto?
La situazione odierna del mondo del lavoro e della famiglia è sotto gli occhi di tutti. Viviamo nel tempo della precarietà.
Anche nel nostro territorio, assistiamo, ormai da alcuni decenni, alla scomparsa di un mondo in cui la stabilità era la condizione normale.
Un mondo in cui lavorare era avere un posto di lavoro e metter su una famiglia comportava una sistemazione affettiva ed esistenziale definitiva.
Oggi le cose non stanno più così.
I “posti” si sono sempre più rarefatti e, quando ci sono, non sono più a tempo indeterminato. Cambiano gli stili stessi del lavorare. Emblematica la figura del “lavoratore atipico”, che ha un contratto a tempo determinato e il cui rapporto lavorativo è caratterizzato da un’incessante mutevolezza.
Anche le famiglie fondate su un patto matrimoniale diminuiscono a vista d’occhio, sostituite da quelle di fatto, e anche per quelle che si fondano sul matrimonio è pronta la via d’uscita del divorzio.
Senza dire che ormai le nuove condizioni lavorative sono tali da incidere pesantemente sull’unità del soggetto e sulla continuità della sua vita relazionale e familiare. «Esiste un nesso tra la disgregazione del lavoro e la frammentazione della vita delle persone e della famiglia.
Nella convinzione di “stare dentro la storia con amore” la risposta da dare come Chiesa locale è quella di:
A) lavorare insieme per evangelizzare, dai soggetti ecclesiali a quelli associativi, convinti che il Vangelo realizza il cambiamento.
B) educare e formare le coscienze. Una concezione del lavoro, da intendersi sempre più come bene da condividere e non come strumento di affermazione individualistica, secondo modelli di competizione selvaggia e accaparramento esclusivo.
C) esprimere impresa ovvero gesti concreti: promuovere impresa, cooperative, fattorie, consorzi e ditte individuali dove prevale la presenza lavorativa di giovani, di persone svantaggiate, delle donne a partire dall’utilizzo di risorse e beni diocesani, immobili, terreni …

Quali sono i progetti sui quali vi impegnerete come ufficio nei prossimi mesi?
Abbiamo attivato una serie di contatti a livello nazionale, regionale e diocesano per promuovere nella nostra Diocesi di S.Benedetto del Tronto il Progetto Policoro.
Il progetto che ha per protagonisti i giovani è un’iniziativa ecclesiale promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana ed è fondata sulla presenza e l’impegno dei tre uffici promotori, ufficio nazionale per i problemi sociali, il servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas Italiana.
La finalità del progetto: I giovani, soprattutto coloro che vivono il grave problema della disoccupazione e del lavoro precario, sono aiutati ad orientarsi rispetto alla loro vocazione umana e professionale attraverso percorsi formativi che li accompagnano nella ricerca attiva del lavoro e, laddove possibile nella creazione di impresa.

Come servizio di pastorale del lavoro stiamo valutando, come sostenere in concreto, nelle forme più diverse, l’avvio di nuove attività produttive da parte dei giovani: microcredito per l’avvio di impresa di giovani, promozione di fattorie sociali nei terreni diocesani, l’artigianato artistico e il turismo, le alte tecnologie, l’utilizzo dei beni naturali e artistici.
La Chiesa non è chiamata a fare impresa in prima persona, ma a offrire appoggi e sostegni perché possano crescere quei segni di speranza che testimoniano che la rassegnazione e lo scoraggiamento possono essere vinti.
Altra iniziativa in collaborazione con la pastorale diocesana della cultura è la promozione di incontri volti alla formazione all’impegno sociale e politico.

Quale sarebbe invece il progetto che vorresti realizzare nel lungo periodo?
Il 1 Maggio per volontà del nostro Vescovo si organizzerà un Incontro col mondo del lavoro.
A partire da questa occasione si vuole iniziare a promuovere dei percorsi formativi attraverso dei “laboratori di formazione al bene comune”.
A lungo periodo stiamo pensando ad un progetto di Incubatore di impresa finalizzato a facilitare lo start-up ed il consolidamento di attività imprenditoriali e di lavoro autonomo nel settore terziario innovativo, mettendo a disposizione dei locali e servizi di consulenza e monitoraggio qualificata.

La Pastorale Sociale si prefigge l’obiettivo di aiutare la Chiesa locale in tutte le sue articolazioni territoriali a definire ed attuare percorsi efficaci per la ”nuova evangelizzazione”, in relazione ai grandi cambiamenti in atto nel mondo sociale, in particolare:
• Supporta la Chiesa in tutte le sue articolazioni territoriali nel definire percorsi di “nuova evangelizzazione” in relazione ai grandi cambiamenti in atto nel mondo.
• ha la vocazione e missione di testimoniare la fede comunitaria in riferimento ai valori fondamentali della dottrina sociale della Chiesa
• si impegna nel far crescere la partecipazione alla vita cristiana attraverso iniziative di formazione e sensibilizzazione in diversi ambiti: Chiesa e società, Salvaguardia del Creato, Lavoro, Formazione al socio – politico.

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