Che l’Inghilterra non sia proprio la patria del fair play calcistico nel panorama calcistico internazionale è abbastanza risaputo. Questa volta però è accaduto veramente quello che ci piacerebbe accadesse anche da noi. Paul Gascoigne , croce e delizia calcistica, è stato una storica bandiera del Totthenam e, quindi, acerrimo rivale (sportivo) dell’altra squadra del nord-est di Londra: l’Arsenal.
I suoi atteggiamenti in campo e fuori erano tutt’altro che esempi di sportività e le sue provocazioni, oltre che i suoi scherzi spesso pesanti, erano di quelli che facevano inviperire i tifosi avversari. Figuriamoci i cugini londinesi.
Eppure proprio Arsène Wenger (allenatore dell’Arsenal dal ‘96) e la dirigenza stessa hanno messo mano al portafogli per far fronte, rispettivamente, al pagamento di 28mila sterline necessarie alle cure dell’arcinemico presso una struttura “di pubblica sicurezza” (per alcolisti e persone che soffrono di disturbi psichici) e ad ulteriori 22mila sterline necessarie per le cure ortopediche di cui Gazza aveva bisogno.
La sensibilità personale di uomini di sport (e il calcio cerca ancora disperatamente di restarlo) ha letteralmente disintegrato la rivalità calcistica. Quella stessa che spesso porta a gesti di sconsiderata violenza e ingiustificata brutalità.
E pensare che il “suo” Totthenam non era stato capace nemmeno, aveva ricordato recentemente l’ex asso inglese, di offrirgli un biglietto allo stadio in occasione di una partita di Champions League di qualche anno fa.
Fu relegato ad assistere all’incontro in un box nascosto dello stadio non avendo acconsentito al pagamento di 60 sterline (che forse neppure aveva). Altro che amata bandiera…
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