DIOCESI – Pubblichiamo le parole del nostro Vescovo Carlo Bresciani, pronunciate domenica 30 novembre presso la Cattedrale Madonna della Marina, in occasione dell’apertura dell’anno dedicato alla vita consacrata.
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L’anno della vita consacrata è stato concepito nel contesto del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II. Vuole fare “memoria grata” dei cinquanta anni trascorsi dalla sua conclusione. Esso fu “momento di grazia per la vita consacrata”, segnato “dalla presenza dello Spirito” che portò al documento Perfectae caritatis dedicato al rinnovamento della vita religiosa.
Dopo il Concilio Vaticano II, il vento dello Spirito ha continuato a soffiare con forza, da una parte spingendo gli Istituti religiosi ad attuare il rinnovamento spirituale, carismatico e istituzionale che l’assise conciliare aveva chiesto, dall’altra suscitando nel cuore di uomini e donne modalità nuove di risposta all’invito di Gesù di lasciare tutto per dedicare la propria vita alla sequela di Lui e all’annuncio del Vangelo e come risposta anche alle ‘cose nuove’ che il mondo attuale ci mette davanti.
L’anno della vita consacrata ci presenta alla meditazione questa modalità tutta particolare di accogliere e di seguire Gesù, donando la propria vita per amore suo a servizio dei fratelli. Come Maria, di cui abbiamo iniziato la novena in preparazione alla solennità dell’Immacolata, i consacrati dedicano la loro vita a portare nel mondo Gesù, dopo averlo accolto come il tesoro irrinunciabile per il quale merita lasciare tutto il resto.
«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia » così papa Francesco inizia la sua enciclica Evangelii Gaudium. Questa gioia del Vangelo è ciò che la vita consacrata è chiamata a portare nel mondo. Ogni cristiano, e soprattutto noi consacrati, siamo chiamati a portare un messaggio di speranza che dona serenità e gioia: la consolazione di Dio, la sua tenerezza verso tutti. Ma possiamo esserne portatori solo se sperimentiamo noi per primi la gioia di essere consolati da Lui, di essere amati da Lui.
Carissimi consacrati, non dimentichiamolo mai, quando Dio ci ha chiamato ci ha detto: “Tu sei importante per me, ti voglio bene, conto su di te”. Gesù, a ciascuno di noi, dice questo! Ė qui la sorgente della gioia del consacrato! Sentirsi amati da Dio, sentire che per Lui noi siamo non numeri, ma persone; e sentire che è Lui che ci chiama » (papa Francesco 6-7-2013 ai seminaristi-novizie-novizi).
Ci siamo consacrati non per trovare un nido protettivo, ma per essere profeti, perché la vita consacrata è profezia, ci ricorda sempre il papa, il quale aggiunge, parlando ai superiori generali: “Dio ci chiede di uscire dal nido che ci contiene ed essere inviati alle frontiere del mondo, evitando la tentazione di addomesticarle… Questo è il modo concreto di imitare il Signore” in ogni età della vita.
Ci siamo messi alla sequela di Gesù, l’inviato del padre nel mondo. E il modo di Gesù di essere nel mondo, il suo modo di essere profeta del Padre percorrendo instancabilmente le strade di Palestina, senza avere neppure dove posare il capo, deve ispirare la vita di coloro che si sono consacrati alla sua sequela per preparare la sua venuta nel cuore di ogni uomo.
L’amore verso il povero, verso ogni tipo di povero, ci guida verso la perfetta carità mettendo a disposizione tutto il nostro tempo e le nostre energie, in obbedienza casta e povera alla volontà di Dio Padre. Come Gesù vorremmo poter dire “mio cibo è fare la volontà del Padre” (cfr. Gv 4, 34).
“Nella finitudine umana, nel limite, nell’affanno quotidiano i consacrati e le consacrate vivono la fedeltà, dando ragione della gioia che li abita, diventano splendida testimonianza, efficace annuncio, compagnia e vicinanza per donne e uomini che con loro abitano la storia e cercano la Chiesa come casa paterna” (EG 47).
Soffriamo oggi per una forte carenza di vocazioni che non permette di rispondere come vorremmo alle molte necessità della Chiesa e dei molti bisogni del mondo. Lo viviamo come una prova che ci chiede purificazione e disponibilità a discernere la volontà di Dio che si manifesta anche attraverso le prove che la storia ci riserva. Non per questo viene meno il nostro ardore nel servizio che la consacrazione ci richiede. La passione per le cose di Dio continua a riempirci di gioia anche nella fatica di ogni giorno. Se non possiamo fare tutto il bene che vorremmo, facciamo almeno tutto il bene che possiamo, sapendo che a noi spetta mettere a disposizione con generosità i pochi pani e pesci che abbiamo e a Dio portare a compimento moltiplicandoli nei modi e nei tempi che solo Lui conosce.
La percezione della chiamata alla consacrazione, che Dio continua a rivolgere anche oggi ai giovani, passa attraverso la nostra gioia di essere comunità cristiana nella quale si vive la fraternità e l’amore, una comunità non malinconicamente ripiegata nel rimpianto del passato.
Quest’anno dedicato alla vita consacrata, nelle intenzioni del santo Padre, è stato voluto perché i consacrati ravvivino il dono che hanno ricevuto continuando l’opera di rinnovamento iniziata con il Concilio. Il papa nell’incontro con la Congregazione dei religiosi di giovedì scorso (27 nov.) ha invitato a pregare insieme “il Signore perché ci aiuti in questo Anno a mettere «vino nuovo in otri nuovi»!”.
Ma con i consacrati anche tutta la comunità cristiana è invitata a pregare e a riflettere sul grande dono che la vita consacrata è per tutta la Chiesa e per le nostre comunità cristiane. Un dono di Dio alla Chiesa. A lui, innanzitutto, la nostra gratitudine e, subito dopo, ai fratelli e alle sorelle che donano la loro vita per il bene di tutti e per l’annuncio del Vangelo. Tutti noi ne abbiamo beneficiato e ne beneficiamo; le nostre comunità ne sono state arricchite, non possiamo dimenticarlo.
Con papa Francesco invochiamo l’intercessione di Colei che con il suo sì pronto e totale è modello di ogni consacrazione al servizio della volontà di Dio per la salvezza del mondo”.