Di Don Armando Moriconi
Ho avuto la grazia di partecipare, dal 20 al 22 novembre, al III Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, che si è svolto a Roma su iniziativa del Pontificio Consiglio per i Laici. Alcuni mesi fa, il cardinal Stanisław Ryłko, Presidente del Dicastero, aveva inviato una lettera di invito a Nicolino Pompei, quale fondatore di Fides Vita: con lui ho potuto vivere l’intensa bellezza di quei giorni, al cui centro vi è stato l’incontro con il Santo Padre Francesco.
Si è trattato del terzo incontro di questo tipo, dopo quelli voluti da Giovanni Paolo II nel 1998 e da Benedetto XVI nel 2006. In questa edizione, si sono ritrovati più di 300 membri di esperienze ecclesiali – tra fondatori, moderatori generali e delegati – in rappresentanza di circa 100 realtà provenienti da più di 40 paesi del mondo; si sono riuniti attorno al tema suggerito da Papa Francesco: “La gioia del Vangelo: una gioia missionaria” (cfr. EG 21).
Il cardinal Ryłko, che ha aperto i lavori, ha ricordato come “la fioritura dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, sia uno dei frutti più preziosi del Concilio Vaticano II”, ed inoltre come tale “improvvisa e inaspettata fioritura sia stata interpretata dal Magistero pontificio come una risposta tempestiva dello Spirito Santo alla difficile sfida dell’evangelizzazione del mondo contemporaneo”.
Da qui, il Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici ha sottolineato lo sguardo profetico degli ultimi tre Sommi Pontefici, da San Giovanni Paolo II che ha ribadito la co-essenzialità tra istituzione e carisma nella vita della Chiesa, a Papa Francesco che, nel suo accento pieno di forza e di tenerezza, ha inteso così rivolgersi alle nuove realtà ecclesiali: “Siete un dono e una ricchezza nella Chiesa! Questo siete voi! […] Portate sempre la forza del Vangelo! Non abbiate paura! Abbiate sempre la gioia e la passione per la comunione nella Chiesa!”.
Autorevoli e numerosi sono stati gli interventi: dal cardinal Marc Oullet al padre Raniero Cantalamessa; dal vescovo Massimo Camisasca al professor Gianfranco Ghirlanda, per citarne solo alcuni. Ed ogni contributo, dal palco come dall’assemblea, ha sostenuto il nostro cammino e ci ha accompagnato al momento centrale del Congresso: l’incontro con il Santo Padre.
Papa Francesco ci ha detto che, innanzitutto “è necessario preservare la freschezza del carisma: che non si rovini quella freschezza! Freschezza del carisma! Rinnovando sempre il «primo amore» (cfr Ap 2,4)”. Poi ci ha parlato della pazienza di Dio e della necessità di farsi accanto all’umanità ferita del nostro tempo, accompagnando nella libertà il cammino di ognuno. Tutto questo, ha aggiunto il Papa, non può che essere vissuto nella comunione; essa è “il bene più prezioso, il sigillo dello Spirito Santo”: “L’unità prevale sul conflitto, perché il fratello vale molto di più delle nostre personali posizioni: per lui Cristo ha versato il suo sangue (cfr 1 Pt 1,18-19), per le mie idee non ha versato niente!”. Così, ha concluso Papa Francesco, mantenendo la freschezza del carisma, rispettando la libertà di ognuno e cercando sempre la comunione, si cammina verso la maturità ecclesiale e si vive una conversione realmente missionaria; si partecipa cioè “alla missione di Cristo che ci precede sempre e ci accompagna sempre nell’evangelizzazione”.
Meraviglioso l’intervento del Santo Padre e, se possibile, ancora più grande e splendente e struggente la sua affabilità, la sua cordialità, la sua passione per ognuno dei convenuti. Nel nostro cuore resta particolarmente viva la memoria del saluto e dell’abbraccio di Papa Francesco a Nicolino, come segno di tutta la nostra Compagnia. E poi, dopo quel momento, l’incontro si è concluso con la richiesta di perdono da parte del Papa per non riuscire, dati i suoi impegni, a salutare personalmente, uno ad uno, tutti i presenti. Come qualcuno ha detto nei lavori del Congresso, occorre avere l’umiltà di paragonarsi con Papa Francesco, con la sua umanità afferrata e segnata dalla impareggiabile bellezza della Carità di Cristo.
Come dicevo all’inizio, sono stati per me giorni di Grazia; giorni nei quali ho potuto capire di più che cosa voglia dire sentire cum Ecclesia. Nel succedersi degli eventi, nei numerosi incontri vissuti, ho contemplato le meraviglie del Signore, la Sua incessante iniziativa, la grande bellezza della Sua Chiesa; e ho gustato, nuovamente, il dono della Compagnia nella quale sono nato e cresciuto, via attraverso la quale il Signore mi ha chiamato e mi chiama a Sé, modalità attraverso cui continua a farmi innamorare di Sé e della Sua Santa Chiesa, universale e particolare.