Coloro che pensano di sondare il mistero di Dio con le risorse della propria intelligenza devono prima “mettersi in ginocchio”, con umiltà, altrimenti “non capiranno nulla”. È il monito lanciato oggi dal Papa, nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta, in cui ha ribadito la verità e il paradosso del mistero della Buona Novella: il Regno appartiene ai “poveri in spirito”.
“Ti rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della Terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”, le parole di Gesù nel Vangelo. “Tanti possono conoscere la scienza, la teologia pure”, ha commentato Francesco: “Ma se non fanno questa teologia in ginocchio, cioè umilmente, come piccoli, non capiranno nulla. Ci diranno tante cose, ma non capiranno nulla. Soltanto questa povertà è capace di ricevere la Rivelazione che il Padre dà tramite Gesù, attraverso Gesù. E Gesù viene, non come un capitano, un generale di esercito, un governante potente, viene come un germoglio. È umile, è mite, ed è venuto per gli umili, per i miti, a portare la salvezza agli ammalati, ai poveri, agli oppressi”. In questo tempo di Avvento, l’auspicio del Papa è “di avvicinarci più al suo mistero e di farlo sulla strada che Lui vuole che noi facciamo: la strada dell’umiltà, la strada della mitezza, la strada della povertà, la strada del sentirci peccatori. Così Lui viene a salvarci, a liberarci”.