Anzitutto la gratitudine per la “preziosa azione” svolta nel mondo; poi la calorosa raccomandazione – ispirata alle parole di don Tonino Bello – ad essere sempre segno di “una Chiesa che si cinge il grembiule e si china a servire i fratelli in difficoltà”.
Su questo doppio binario si è mosso il discorso che Papa Francesco ha rivolto alla Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario (FOCSIV), ricevuti oggi in Aula Paolo VI, in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato.
Il Papa accoglie con affetto i membri della Federazione, che riunisce diversi Organismi di Volontariato di ispirazione cristiana, le quali “cercano di coniugare il bagaglio esperienziale dei propri membri con la dimensione del servizio volontario ai poveri sullo stile del buon Samaritano e in coerenza con i valori evangelici”.
A partire da questa identità cristiana, i componenti della FOCSIV – osserva il Pontefice – si presentano come “volontari nel mondo”, attivi con numerosi progetti di sviluppo, volti a dare risposte concrete agli “scandali” della fame e delle guerre. Un servizio per cui il Papa sente di dire pubblicamente: “Vi ringrazio per quello che fate e per come lo fate! I vostri interventi accanto agli uomini e alle donne in difficoltà sono un annuncio vivo della tenerezza di Cristo, che cammina con l’umanità di ogni tempo”.
L’incoraggiamento è dunque a proseguire “su questa strada dell’impegno volontario e disinteressato”, soprattutto nel momento attuale, in cui – sottolinea – “c’è tanto bisogno di testimoniare il valore della gratuità”.
“I poveri non possono diventare un’occasione di guadagno!”, afferma quindi Bergoglio, che sofferma la sua riflessione su questa fascia debole della società a lui tanto cara. Oggi, aggiunge, “le povertà cambiano volto”, diventano “nuove povertà”, come nuove sono pure le aspettative che alcuni poveri maturano. Essi – osserva – “aspirano ad essere protagonisti, si organizzano, e soprattutto praticano quella solidarietà che esiste tra quanti soffrono, tra gli ultimi”.
Allora i volontari sono chiamati “a cogliere questi segni dei tempi” e diventare “strumento al servizio del protagonismo dei poveri”. Ne consegue un cambio di mentalità, che implichi un’azione comunitaria, e “di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni”.
Di pari passo alla solidarietà, aggiunge poi il Pontefice, c’è la lotta “contro le cause strutturali della povertà”; quindi “la disuguaglianza, la mancanza di un lavoro e di una casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi”, e soprattutto “un sistema economico che saccheggia la natura”. Basti pensare alla deforestazione, come pure alle catastrofi ambientali e alla perdita della biodiversità.
In quest’ottica, occorre ribadire che “il creato non è una proprietà di cui possiamo disporre a nostro piacere, e ancor meno è una proprietà solo di pochi”, rimarca Bergoglio. “Il creato è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato perché ce ne prendiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, con rispetto”, in modo da consegnarlo “in tutta la sua bellezza” alle generazioni future.
Una denuncia ancora più dura va poi allo “scandalo della guerra”: “Quanta gente nel mondo fugge dagli orrori della guerra!”, esclama con rammarico il Vescovo di Roma, “quante persone sono perseguitate a motivo della loro fede, costrette ad abbandonare le loro case, i loro luoghi di culto, le loro terre, i loro affetti! Quante vite spezzate! Quanta sofferenza e quanta distruzione!”.
Di fronte a tutto ciò, soggiunge, “il discepolo di Cristo non si tira indietro, non volta la faccia dall’altra parte, ma cerca di farsi carico di questa umanità dolorante, con prossimità e accoglienza evangelica”. Lavoro dei volontari di FOCSIV è, in tal senso, anche “costruire la pace”, cercando “di disarmare le menti, di avvicinare le persone, di costruire ponti fra le culture e le religioni”.
“La fede vi aiuterà a farlo anche nei Paesi più difficili”, assicura Francesco, anche in quei luoghi “dove la spirale della violenza sembra non lasciare spazio alla ragionevolezza”. Uno spiraglio di speranza è già l’attività svolta dai volontari nei campi profughi, “dove incontrate gente disperata, volti segnati dalla sopraffazione, bambini che hanno fame di cibo, di libertà, e di futuro”.
Oltre ad essi ci sono i migranti e i rifugiati, che “cercano di lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta”. Per questa gente, il Papa invoca la collaborazione di istituzioni, ONG e comunità ecclesiali, al fine di promuovere “percorsi di convivenza armonica tra persone e culture diverse”. Come pure la fattiva cooperazione fra gli Stati per regolare e gestire efficacemente fenomeni tipo i movimenti migratori, i quali – sottolinea – “sollecitano adeguate modalità di accoglienza che non lascino i migranti in balia del mare e di bande di trafficanti senza scrupoli”.
Prima di concludere, il Santo Padre esorta ancora i membri della Federazione ad essere “veri testimoni di carità, operatori di pace, artefici di giustizia e di solidarietà”, ponendo “sempre più al centro la persona di Gesù”. Perché – afferma – sarà Lui “la vostra forza nei momenti più difficili, di delusione, di solitudine, di incomprensione”.