Di Alessandro Testatonda
Di Alessandro Testatonda

Zenit di Antonio Gaspari

“Oggi c’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza”.

Lo ha detto Papa Francesco ieri mattina, prima della preghiera dell’Angelus, di fronte a decine migliaia di persone che affollavano piazza San Pietro.

Il pontefice ha preso spunto dal libro della Consolazione nel passaggio in cui il profeta Isaia annuncia al popolo la liberazione: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio” (40,1).

“Il tempo della tribolazione è terminato – ha spiegato il Papa -, il popolo di Israele può guardare con fiducia verso il futuro: lo attende finalmente il ritorno in patria.”

Dopo aver sofferto un periodo oscuro, il popolo supera la tristezza e la paura perché riconquista la fiducia nel Signore che li guiderà verso la liberazione e la salvezza.

Ma in che modo Dio riconquista la fiducia del popolo?

Secondo il Vescovo di Roma, l’atteggiamento del Signore è quello di un pastore tenero e sollecito che cura il suo gregge, gli dà unità e sicurezza, ritrova le pecore disperse, riserva particolare attenzione alle pecore più fragili e deboli. In questo modo si rianima e alimenta speranza.

Per papa Francesco però, “non possiamo essere messaggeri della consolazione di Dio se non sperimentiamo noi per primi la gioia di essere consolati e amati da Lui”.

Una consolazione che si pratica ascoltando la parola, rimanendo in silenzio di fronte all’Altissimo, incontrandolo nella confessione e nella comunione.

“C’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore”, – ha sottolineato il Papa ­­- per scuotere i rassegnati, rianimare gli sfiduciati, accendere il fuoco della speranza.

Facendo riferimento a quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi; a quanti sono schiavi del denaro, del potere, del successo, della mondanità, il Pontefice ha sostenuto: “Tutti siamo chiamati a consolare i nostri fratelli, testimoniando che solo Dio può eliminare le cause dei drammi esistenziali e spirituali”.

Perché – ha aggiunto – “Dio dimentica i nostri peccati e ci consola” e “se noi ci affidiamo a Lui con cuore umile e pentito, Egli abbatterà i muri del male, riempirà le buche delle nostre omissioni, spianerà i dossi della superbia e della vanità e aprirà la strada dell’incontro con Lui”.

Papa Francesco ha concluso indicando Maria come la “via” con cui Dio “ha preparato la sua venuta nel mondo” e gli ha affidato “l’attesa di salvezza e di pace di tutti uomini e le donne del nostro tempo”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *