Zenit di Antonio Gaspari
“Oggi c’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza”.
Lo ha detto Papa Francesco ieri mattina, prima della preghiera dell’Angelus, di fronte a decine migliaia di persone che affollavano piazza San Pietro.
Il pontefice ha preso spunto dal libro della Consolazione nel passaggio in cui il profeta Isaia annuncia al popolo la liberazione: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio” (40,1).
“Il tempo della tribolazione è terminato – ha spiegato il Papa -, il popolo di Israele può guardare con fiducia verso il futuro: lo attende finalmente il ritorno in patria.”
Dopo aver sofferto un periodo oscuro, il popolo supera la tristezza e la paura perché riconquista la fiducia nel Signore che li guiderà verso la liberazione e la salvezza.
Ma in che modo Dio riconquista la fiducia del popolo?
Secondo il Vescovo di Roma, l’atteggiamento del Signore è quello di un pastore tenero e sollecito che cura il suo gregge, gli dà unità e sicurezza, ritrova le pecore disperse, riserva particolare attenzione alle pecore più fragili e deboli. In questo modo si rianima e alimenta speranza.
Per papa Francesco però, “non possiamo essere messaggeri della consolazione di Dio se non sperimentiamo noi per primi la gioia di essere consolati e amati da Lui”.
Una consolazione che si pratica ascoltando la parola, rimanendo in silenzio di fronte all’Altissimo, incontrandolo nella confessione e nella comunione.
“C’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore”, – ha sottolineato il Papa - per scuotere i rassegnati, rianimare gli sfiduciati, accendere il fuoco della speranza.
Facendo riferimento a quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi; a quanti sono schiavi del denaro, del potere, del successo, della mondanità, il Pontefice ha sostenuto: “Tutti siamo chiamati a consolare i nostri fratelli, testimoniando che solo Dio può eliminare le cause dei drammi esistenziali e spirituali”.
Perché – ha aggiunto – “Dio dimentica i nostri peccati e ci consola” e “se noi ci affidiamo a Lui con cuore umile e pentito, Egli abbatterà i muri del male, riempirà le buche delle nostre omissioni, spianerà i dossi della superbia e della vanità e aprirà la strada dell’incontro con Lui”.
Papa Francesco ha concluso indicando Maria come la “via” con cui Dio “ha preparato la sua venuta nel mondo” e gli ha affidato “l’attesa di salvezza e di pace di tutti uomini e le donne del nostro tempo”.