Corre come un fulmine, sfiora una sedia, passa sotto il tavolo, rotola. Si rialza, ride, si passa il naso con la manica, e infine urla: “No, non mangio”. E riparte a volteggiare per la stanza, con la mamma dietro di lui, un po’ in affanno. Lei alza gli occhi al cielo, mastica qualche parola e, con sguardo tenerissimo, riprende: “Dai, fai il bravo. Poi andiamo a fare un giro fino alla piazza e cantiamo la canzoncina dell’asinello…”. Dev’essere andata più o meno così una delle tante giornate nella casetta di Nazareth, con mamma Maria intenta a tenere a bada il piccolo Gesù, scalmanato come tutti i bambini sani, mentre prepara il pranzo per Giuseppe che, stanco e affamato, sta per tornare dalla bottega da falegname.
La mamma, cuore e motore della famiglia. Ieri come oggi. Senza indulgere alla poesia sdolcinata, in realtà succede – per fortuna – ancora spesso così. Lei che bada ai piccoli, lei che sostiene il marito, lei che tiene i conti e fa la spesa, lei che bada ai nonni… Lei che a sua volta si prepara per uscire e andare a lavorare, aggiungendo un filo di femminilità al suo vestire. Per poi ricominciare: i figli – piccoli o grandi che siano han sempre bisogno di tempo e di attenzioni, di ascolto e di buoni consigli -, il marito, i parenti e gli amici, le faccende domestiche…
L’8 dicembre la Chiesa festeggia l’Immacolata concezione di Maria: mamma Anna, afferma il dogma proclamato da Papa Pio IX giusto 160 anni fa, dà alla luce una figlia senza la macchia del peccato originale. E durante le Messe odierne il Vangelo richiama l’Annunciazione: mamma Maria porterà in grembo e partorirà Gesù, il Dio in carne e ossa. “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”, le dice l’Angelo. “Lo Spirito Santo scenderà su di te… Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”. Poco oltre un’altra mamma nelle parole dell’Angelo: “Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”.
La solennità di oggi – sulla quale ci hanno illuminato biblisti, teologi e pastori – richiama anche la centralità della figura materna. Se a maggio non manca una festa – ormai un po’ prosaica e commerciale – della mamma, l’8 dicembre mette al centro una maternità piena, vera, moderna, con le maniche rimboccate e la misurata finezza dei tratti, che rientra nel disegno divino pur tenendo i piedi ben saldi per terra. In un’epoca in cui si è capaci di banalizzare tutto, la figura materna resiste – pur tra mille feriali difficoltà – al centro della scena umana e sociale. In un’era di contrazione demografica, la maternità di eleva a monito e a speranza.
“Non temere, Maria”, dice ancora il Messaggero divino alla Madonna. “Non temere, società” – si potrebbe parafrasare -. Finché una donna e un uomo guarderanno con gioia e fiducia al futuro, includendovi il sogno di una nascita, non ci sarà da temere…

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