Un membro della Curia che non si alimenta quotidianamente con quel cibo diventerà un burocrate (un formalista, un funzionalista, un impiegatista): un tralcio che si secca e pian piano muore e viene gettato lontano”.
Papa Francesco ha incontrato nella Sala Clementina in Vaticano la Curia romana: un’occasione per gli auguri natalizi e un’ampia riflessione sul servizio curiale. “Al termine dell’Avvento ci incontriamo per i tradizionali saluti.
Tra qualche giorno avremo la gioia di celebrare il Natale del Signore; l’evento di Dio che si fa uomo per salvare gli uomini”, ha affermato Bergoglio. È “la manifestazione dell’amore di Dio che non si limita a darci qualcosa o a inviarci qualche messaggio o taluni messaggeri ma dona a noi se stesso; il mistero di Dio che prende su di sé la nostra condizione umana e i nostri peccati per rivelarci la sua vita divina, la sua grazia immensa e il suo perdono gratuito”.
Il Santo Padre ha richiamato alla necessità di un “vero esame di coscienza” per poi aggiungere: “È bello pensare alla Curia romana come a un piccolo modello della Chiesa, cioè come a un ‘corpo’ che cerca seriamente e quotidianamente di essere più vivo, più sano, più armonioso e più unito in se stesso e con Cristo”. In realtà, ha aggiunto, “la Curia romana è un corpo complesso, composto da tanti Dicasteri, Consigli, Uffici, Tribunali, Commissioni e da numerosi elementi che non hanno tutti il medesimo compito, ma sono coordinati per un funzionamento efficace, edificante, disciplinato ed esemplare, nonostante le diversità culturali, linguistiche e nazionali dei suoi membri”. La Curia “è chiamata a migliorare, a migliorarsi sempre e a crescere in comunione, santità e sapienza per realizzare pienamente la sua missione. Eppure essa, come ogni corpo” è “esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità. E qui vorrei menzionare alcune di queste probabili malattie, malattie curiali”. Il Papa ha elencato: la malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile”; la malattia del “martalismo” (che viene da Marta), ovvero “dell’eccessiva operosità”; la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale, “ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra”.
E ancora, oltre alla eccessiva “pianificazione”, alla “vanagloria”, alla “schizofrenia esistenziale”, ha aggiunto “la malattia dell’Alzheimer spirituale”, ossia “della dimenticanza della storia della salvezza, della storia personale con il Signore”. “Si tratta di un declino progressivo delle facoltà spirituali che in un più o meno lungo intervallo di tempo causa gravi handicap alla persona facendola diventare incapace di svolgere alcuna attività autonoma, vivendo uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie”. Papa Francesco parlando alla Curia ha inoltre messo in guardia dalla “malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi”, dal “divinizzare i capi”, dall’indifferenza “verso gli altri” (“quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani”), dalle facce funeree, “dall’accumulare”, dai “circoli chiusi”, dalla “malattia del profitto mondano, degli esibizionismi.
Fratelli, tali malattie e tali tentazioni sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale… e possono colpire sia a livello individuale sia comunitario”; “occorre chiarire che è solo lo Spirito” a “guarire ogni infermità.
È lo Spirito Santo che sostiene ogni sincero sforzo di purificazione e ogni buona volontà di conversione. È Lui a farci capire che ogni membro partecipa alla santificazione del corpo e al suo indebolimento”. “La guarigione – ha aggiunto – è anche frutto della consapevolezza della malattia e della decisione personale e comunitaria di curarsi sopportando pazientemente e con perseveranza la cura”. “Dunque, siamo chiamati – in questo tempo di Natale e per tutto il tempo del nostro servizio e della nostra esistenza – a vivere ‘secondo la verità nella carità’”, come si legge nella Lettera agli Efesini. “Cari fratelli – ha proseguito il Pontefice – una volta ho letto che ‘i sacerdoti sono come gli aerei, fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro’. È una frase molto simpatica ma anche molto vera perché delinea l’importanza e la delicatezza del nostro servizio sacerdotale e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che ‘cade’ a tutto il corpo della Chiesa”.
“Dunque per non cadere in questi giorni in cui ci prepariamo alla confessione, chiediamo alla Vergine Maria, madre di Dio e madre della Chiesa, di sanare le ferite del peccato che ognuno di noi porta nel suo cuore e di sostenere la Chiesa e la Curia affinché siano sane e risanatrici; sante e santificatrici, a gloria del suo Figlio e per la salvezza nostra e del mondo intero”. Papa Francesco ha concluso: “Chiediamo a Lei di farci amare la Chiesa come l’ha amata Cristo, suo figlio e nostro Signore, e di aver il coraggio di riconoscerci peccatori e bisognosi della sua misericordia e di non aver paura di abbandonare la nostra mano tra le sue mani materne”.