DIOCESI – Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento del Vescovo Carlo Bresciani ai politici del nostro territorio: “Sono grato a tutti voi per la vostra deferente presenza a questo tradizionale scambio di auguri natalizi con voi che a vari titoli siete impegnati a servizio della comunità civile e alla gestione delle istituzioni che permettono alla comunità umana una vita pacifica e ordinata. Le istituzioni a cui date la vostra opera sono indispensabili e dalla Chiesa è ritenuto atto di carità l’impegno generoso al loro buon funzionamento. Il beato Paolo VI definiva il vostro impegno un atto di carità più grande. Ovvia quindi la grande stima della Chiesa per coloro che si impegnano nel sociale e nel politico. Fin dai tempi degli apostoli i cristiani sono sempre stati invitati a pregare per coloro che reggono le sorti politiche delle nazioni e per coloro che ci governano, benché spesso fossero ostili al cristianesimo e lo perseguitassero.
Abbiamo detto che si tratta di un atto di carità, perché la giustizia è il primo passo necessario per il riconoscimento reciproco dei cittadini al di là delle diversità delle idee, senza del quale non può che esserci sopraffazione del più forte sul più debole. Sappiamo che la giustizia va sempre coniugata con l’attenzione alle persone, in quanto al centro della giustizia non stanno le leggi, ma le persone e la loro pacifica convivenza, Ė in funzione di questo che le leggi dovrebbero essere pensate e applicate. Per questo il Concilio Vaticano II mette sempre insieme giustizia e carità.
Oggi tuttavia siamo sempre più costretti a chiederci che cosa significa promozione dello sviluppo della persona, cosa vuol dire mettere al centro la persona. La temperie culturale nella quale viviamo porta ad esaltare sempre di più i diritti individuali, spesso semplicemente si tratta di desideri individuali elevati a diritti insindacabili, dimenticando l’indispensabile dimensione sociale della persona, senza la cui promozione gli stessi diritti individuali diventano sempre più difficili da garantire. Impossibile inseguire i desideri elevati a diritti. Su questa strada la coesione sociale diventa sempre più problematica a causa di una progressiva e inevitabile frammentazione: Più si esalta l’individuo, più diventa labile la relazione, anche quella sociale, e più diminuisce il senso del dovere verso la società a cui si chiede sempre di più e nei confronti della quale si è sempre meno impegnati e sempre più insoddisfatti. Mettere al centro la persona significa considerarla sempre all’interno delle relazioni che la costituiscono e dei doveri verso di esse.
Compito sempre più urgente di colui che governa la società e i processi sociali diventa quello di favorire, anche attraverso la legislazione, la solidità delle relazioni, a partire da quelle familiari che stanno a fondamento della costruzione della personalità umana, favorendo il senso del dovere di ciascuno di partecipare alla costruzione del bene della comunità..
Diventa indispensabile lavorare per superare l’eccessiva frammentazione della società (che diventa poi frammentazione della stessa politica) e gli individualismi partitici nella ricerca del bene comune. Per questo occorre operare per rendere sempre più solide e stabili le relazioni.
Confesso una qualche meraviglia perché questo sembra non essere compreso e l’impressione è che si favorisca l’evoluzione sempre più decisa della società su altri indirizzi individualistici.
In questo contesto mi pare di poter porre quanto il Natale significa per noi cristiani dal punto di vista della società. Gesù, il Dio che si fa uomo, viene per costruire il Regno di Dio sulla terra. Sappiamo che si tratta di un regno di giustizia, di amore e di pace. Ma Regno dice riunire le persone, fare di esse una comunità, costruire una visione e una responsabilità condivisa e questo non può essere fatto se non si mettono alla base valori comuni, per i quali valga la pena impegnarsi. Questo fa la Chiesa attraverso l’annuncio del Vangelo di quel Gesù che è nato a Betlemme: mettendo a fondamento i valori che da esso provengono costruisce nel mondo una comunità che va al di là di tutte le differenze di nazione, di lingua, di razza: diventa costruttrice di unità. Mi pare questo un contributo da parte della Chiesa di non secondaria importanza per la vita comune anche dal punto di vista civile.
Gesù, nel Natale, viene a ricostruire il ponte tra Dio e l’uomo: riapre la possibilità di relazioni là dove il peccato ha creato fossati tra gli uomini e tra gli uomini e Dio. Di questo ha molto bisogno la nostra società: ricostruire relazioni, ricostruire ponti, ridare a tutti il senso di appartenere a un’unica famiglia umana che tutti insieme dobbiamo impegnarci a costruire nella giustizia e nella pace, imitando l’opera di Gesù che dedica tutta la sua vita a questa impresa; far uscire dal gretto isolamento egoistico dei singoli e dei gruppi per riacquistare la capacità di comprendere l’altro, il diverso e lavorare insieme per il bene della comunità.
Gesù, nel Natale, viene a dirci ancora una volta che tutti siamo figli dello stesso Padre e che quindi c’è un legame di fraternità fondamentale che tutti ci unisce, che tutti abitiamo la stessa casa che Dio ci ha affidato, di questa casa tutti siamo responsabili. Chi ha un ruolo di guida deve essere responsabile di questa casa comune anche per coloro che non lo sono. Non sempre questo è facile da attuare; comprendo la vostra fatica, ma questo è ciò che deve ispirare il nostro agire nei diversi ruoli che ciascuno di noi ricopre.
Prego perché il Signore, venuto tra noi come messaggero di fraternità e di pace in Dio, accompagni tutti voi nel vostro impegno, vi ispiri le strade più opportune da percorrere per costruire la vita comune nella giustizia e nella pace.
Buon Natale a tutti. Il Signore benedica il vostro impegno.