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Un tesoro italiano c’è

famigliaDi Andrea Casavecchia

Le relazioni, l’attenzione e l’accoglienza verso l’altro, la fiducia nel prossimo sono una grande ricchezza degli italiani continuamente trascurata, quasi nascosta. Ancora una volta, invece, il grado di soddisfazione per le relazioni familiari e per le relazioni amicali raggiunge livelli altissimi: nei due ambiti le persone che affermano di essere molto o abbastanza soddisfatte sono rispettivamente il 90,3% e l’82,2% dei rispondenti. Le due tendenze sono stabili negli anni. Queste indicazioni emergono dal Rapporto Istat 2014 su “Le condizioni di vita dei cittadini”.
Quando cantiamo le lamentazioni delle nostre miserie dovremmo ricordarci di questa grande risorsa relazionale, che è composta dai rapporti faccia a faccia quelli che costellano la nostra vita e ci offrono ogni volta il sapore della veracità; quelli che sostengono le fatiche dei lavori quotidiani perché fuori dalle formalità burocratiche o dai ruoli ufficiali; quelli che aiutano a superare le sconfitte e le tristezze; quelli che sanno condividere una gioia.
Il nostro tesoro è nella famiglia e negli amici; di loro siamo soddisfatti anche quest’anno, anche nel 2014. Ci manca invece la capacità di portare la ricchezza di queste relazioni in ambienti più vasti: dall’agone politico ai rapporti lavorativi. Invece ci sarebbero caratteristiche fondamentali che potrebbero essere fruttuose se trasferite in altri campi.
Infatti la famiglia è il luogo dove impariamo ad allacciare le prime relazioni dove formiamo un tessuto che tende a conservare i rapporti affrontando liti e ostacoli; è il luogo dell’accoglienza, ha detto Papa Francesco nell’udienza del 17 dicembre a pochi giorni dal Natale. L’amicizia è il luogo dell’affinità elettiva e del confronto costruttivo, dove si conosce l’altro diverso e simile, dove ci si specchia nei propri limiti e debolezze, dove si scoprono qualità nascoste e talenti insperati.
Inoltre le reti familiari e amicali si confermano sorgenti di sicurezza e solidarietà che innalzano la qualità della vita. Questi rapporti si basano su una dimensione di pari dignità nel riconoscimento che nasce da quel sentimento di fraternità che unisce senza omologare. Entrambi poi praticano i linguaggi della “socievolezza”, che come spiegava Georg Simmel circa un secolo fa, “crea, se si vuole, un mondo sociologico ideale: in esso infatti… la gioia del singolo è assolutamente legata al fatto che anche gli altri siano felici e in questo contesto nessuno può per principio trovare il proprio appagamento a spese di sensazioni assolutamente opposte all’altro”.
Accoglienza, fraternità e socievolezza, confronto costruttivo e affinità elettive potrebbero essere qualità sulle quali esercitarci per arricchire le risorse degli italiani.