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Il colore prima del blu – puntata 26, leggi le precedenti puntate!


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Faccio un giro in sala. Sistemo qualche tovagliolo messo male. Metto un paio di bicchieri che mancano. Appoggio sui tavoli i foglietti con il nome della prenotazione. Mi fermo davanti al quadro appeso in sala. Scopro che c’è passione, come nei dipinti di Anna. Scorgo ferite nascoste. Tra le pennellate c’è sempre un filo di rosso. Ma questo quadro nasconde un segreto in più. Smetto di guardarlo come si guarda di solito un quadro e mi concentro sulle parti non figurate, sulle zone che non contano, che riempiono ma non dicono nulla. È così che mi accorgo di un altro particolare:  la parte nebulosa è il timido riflesso della costa che in realtà si trova dalla parte di chi guarda. Lo sfondo è uno specchio che riflette quello che è alle spalle dell’autore. Scopro che la barca accennata tra la nebbia è il riflesso di quella disegnata in primo piano. Così, in realtà, la costa non è sullo sfondo ma sul lato opposto e quel faro è dietro di me. Poi scorgo una scritta sul riflesso della barca. Mostra il lato opposto di quella in primo piano. La scritta è a rovescio essendo un riflesso. Provo a leggerla. È il nome della barca e quel nome è “Padre Candido”. Mi stropiccio gli occhi, mi allontano, faccio un giro tra i tavoli e poi torno lì. La scritta c’è! Non capisco e non cerco neanche di ragionarci. Aspetto che arrivi Anna per la cena.

‹‹Quindi Padre Candido è il nome di una barca e non di un mio parente!›› mi dice Anna sorpresa. Osserviamo il quadro insieme. Scopriamo altri particolari. Ci sono due fari sullo sfondo. Uno è nuovo e un altro ha le ferite del tempo, quasi che stia crollando.
‹‹Forse è il vecchio faro! Nico racconta che una volta il mare arrivava fin sotto le colline e che il porto era più arretrato rispetto a ora.››
‹‹Probabile, ma che significa?›› dice Anna.
‹‹Non lo so… Le carte di Emma parlavano di un quadro e di un faro. Sulla tua cartolina c’è scritto Padre Candido. Non possono essere coincidenze.››
‹‹Certo che no, ma questi indizi anche messi insieme non hanno senso.››
Mi siedo sul bancone del bar. Anna si avvicina e poi mi dice che i tre ragazzini le hanno parlato di vecchie case abbandonate sulle colline e che forse lì si potrebbero trovare anche le rovine del vecchio faro. La guardo rabbuiato, vorrei dirle che è una sciocchezza ma so che lo farei solo per evitare che quei tre si intromettano in questa storia.
‹‹Possiamo parlare con loro, ma domani sera dobbiamo andare al cimitero con Emma e lei potrebbe darci la soluzione. Non voglio tralasciare nessuna strada…››
‹‹Hai ragione…›› rispondo saltando giù dal bancone.
‹‹E dove vai adesso?››
‹‹A cercare quei tre mocciosetti…›› dico ridendo, ‹‹ma prima voglio chiedere al signor Alfredo dove ha preso quel quadro.››
‹‹Anna dipinge e si intende di quadri, signor Alfredo.››
‹‹Lo so ragazzo! Suo padre mi ha detto che è bravissima.››
Anna si schernisce, i complimenti fatti dai genitori spesso non sono veritieri.
‹‹Così voleva sapere dove hai preso quel quadro che secondo lei è molto bello.››
Il signor Alfredo prende una sigaretta dal pacchetto, si tocca i baffi e si mette a sedere. Fa un primo tiro lunghissimo. Rilascia lento il fumo e poi ci dice che lo ha comprato da Filì il rigattiere e che secondo lui non vale niente perché Filì glielo ha venduto a quattro soldi. ‹‹Sono passati un po’ di anni ormai,›› dice con il fumo che esce dalla bocca misto alle parole.

Alessandro Ribeca: