ACQUAVIVA PICENA – Lunedì 29 dicembre 2014, alle ore 12:00, nella Sala del Palio, presso il palazzo comunale, i sindaci dei comuni di Acquaviva Picena, Monsampolo del Tronto e Monteprandone, rispettivamente Pierpaolo Rosetti, Pierluigi Caioni e Stefano Stracci, hanno firmato l’atto costitutivo e lo statuto dell’Unione dei Comuni Piceni, essendo stato reso obbligo normativo la gestione in associazione di una serie di funzioni fondamentali, per i comuni con popolazione al di sotto dei 5000 abitanti, tramite la scelta di una delle tre forme di gestione proposte: la convenzione, la fusione e, appunto, l’unione. Alla data di scadenza per la gestione in associazione di tre funzioni, il 31 dicembre 2012, i comuni di Acquaviva e Monsampolo hanno messo in associazione le funzioni della protezione civile, dei servizi sociali e del catasto. Nel progetto tra i comuni di Acquaviva e Mosampolo si è inserito anche il comune di Monteprandone che, pur non avendo l’obbligo normativo, ha visto in questa unione un progetto lungimirante.
Il sindaco Rosetti:“Questo progetto, che non nasce solo per adempiere agli obblighi normativi, mira a cogliere l’occasione di creare una realtà territoriale unita, più forte dal punto di vista amministrativo e politico, che permetta, anche, di arrivare ad una gestione più efficiente”. Le Amministrazioni non si limiteranno ad un semplice adempimento di obblighi, perché ci sono tutta una serie di servizi da gestire, come, per esempio, quello del turismo, sul quale si può investire insieme, oppure quello dello Sportello Unico per le Attività Produttive che comuni, come Acquaviva e Monsampolo, delegano all’esterno. Rosetti ha sottolineato che la scelta dell’unione, tra le tre gestioni proposte, è stata ritenuta la più utile e più adatta per l’obiettivo di efficienza e di maggiore libertà per alcuni vincoli, a cui sono soggetti i comuni che invece restano nel discorso delle convenzioni, che non consentono di realizzare un aspetto fondamentale e cioè quello di creare una realtà amministrativa coesa in un territorio che arriverà ad avere circa 22.000 abitanti. Per quanto riguarda la fusione, questa strada è stata generalmente seguita da piccoli comuni, realtà veramente piccole, e i vantaggi economici, che vengono riconosciuti dallo Stato, prima o poi termineranno; tutto questo senza considerare il discorso dell’integrazione dei rispettivi comuni che andrebbe, giustamente, avviato per unire i territori. In merito alle questioni sorte sulla scelta delle realtà con cui avviare il progetto dell’unione, essa è dipesa dalla disponibilità delle realtà stesse ad intraprendere questo percorso:”È un progetto che è stato portato avanti da quelle amministrazioni che ci hanno creduto. Ci vogliono l’impegno e il coraggio di seguire questa strada, di guardare il futuro e di gestire il progetto da protagonisti. Questo è lo spirito che ha animato questi tre comuni e le rispettive amministrazioni nell’aderire all’unione”.
Anche il sindaco Caioni vede questo progetto come un’opportunità per far crescere il territorio:”Il nostro impegno sarà massimo e sarà fatto in modo che tutti ne traggano vantaggio, come, ad esempio, per quanto riguarda l’aspetto turistico ed economico, anche perché l’unione dei comuni consente delle cose che oggi non sono più consentite singolarmente. Avremo, anche, una forza maggiore nel nostro rapporto con gli altri enti come la Regione, la Provincia, i comuni della vallata e della costa. Adesso non siamo più delle piccole unità che hanno meno voce, in questo momento rappresentiamo la terza cittadina dei comuni del Piceno”.
Il sindaco Stracci ha voluto contestualizzare nel momento storico che gli italiani stanno vivendo, l’azione che i tre comuni stanno portando avanti:”In questo momento di grande crisi, l’attenzione più forte che i cittadini hanno, è verso le istituzioni che non sanno rispondere in maniera efficace ed efficiente. Dobbiamo fare in modo che questa crisi diventi un’opportunità: se non avessimo avuto la necessità di rispondere in maniera diversa ai bisogni dei cittadini, forse sarebbero prevalse le esigenze di campanile, l’egoismo, la polemica rispetto a ciò che ciascuno perde, rispetto alla valorizzazione che ciascuno acquista. Nelle parole dei miei colleghi io ho trovato il segno di un dibattito pubblico che non sempre ha visto entusiasmo intorno a questa nostra proposta. A chi chiede che non si perda l’identità io rispondo che l’identità si difende se ci sono gli strumenti per garantire i servizi e i diritti, altrimenti l’identità si indebolisce perché non si riconosce più nell’istituzione, che crea problemi, burocrazia, impedimenti, freni allo sviluppo. Dobbiamo fare in modo che ci si metta insieme per far crescere un territorio che, se integrato, diventerà una massa critica di riferimento nel territorio del sud delle Marche. In una realtà che ha storicamente e geograficamente delle situazioni che possono essere gestite in maniera unitaria, abbiamo delle eccellenze che se messe in rete potranno far uscire il nostro territorio dalla crisi prima di altri, e sarà importante agganciare la ripresa prima degli altri perché nel momento in cui si è i primi si colgono i maggiori vantaggi”.