X

FOTO Vescovo Carlo Bresciani: non dobbiamo essere “invidiosi di ruoli cui sono chiamati altri”

DIOCESI – Pubblichiamo le parole del nostro Vescovo Carlo Bresciani pronunciate durante la Santa Messa di domenica 12 gennaio in occasione della celebrazione per il primo anno di ordinazione episcopale.

Vescovo Carlo Bresciani: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte”. Così il profeta Isaia nella prima lettura dell’odierna liturgia nella festa del battesimo di Gesù (Is 55,1). Isaia ci ricorda che tutto è grazia e che quanto Dio dona a ciascuno di noi non ha prezzo. Siamo cristiani in virtù di un battesimo che Dio ci ha concesso con la gratuità del suo amore, e questo è il dono più grande che Dio poteva darci: renderci suoi figli adottivi.

Forse siamo tanto abituati a dare per scontato che siamo battezzati che non riflettiamo a sufficienza a questo immenso dono che attraverso la Chiesa Dio ci ha fatto per quasi tutti noi già all’inizio della vita su questa terra; con esso ci ha comunicato anche il dono delle tre grandi virtù teologali: la fede, la speranza e la carità. La gratuità del battesimo è il fondamento della gratuità di tutti gli altri doni con i quali Dio ha arricchito la nostra vita, primo tra tutti il dono dei sacramenti che sostengono la nostra vita cristiana e ci fanno membra vive del suo corpo che è la Chiesa.

Mentre ricordo con commozione questa sera insieme a voi in modo particolare il dono del sacerdozio e dell’episcopato a me conferito, invito tutti voi a fare memoria grata del dono dei sacramenti che ci sono stati dati, affinché insieme abbiamo a costruire la comunità del risorto che è la Chiesa.
I sacramenti non ci sono dati da Dio solo per la nostra personale consolazione, Dio ce li ha donati perché abbiamo ad entrare nella salvezza, ma ci entriamo amando Dio e osservando i suoi comandamenti, come Giovanni ci ha ricordato nella seconda lettura (cfr. 1Gv 5, 2) e, così facendo, noi diventiamo Chiesa, comunità del risorto.

Il battesimo porta con sé una missione, quella di vivere nell’amore di Dio e annunciare al mondo le grandi opere di Dio. Ogni cristiano ha la missione stessa di Giovanni il Battista, come ci racconta il Vangelo di oggi (Mc 1, 7-11), quella di aprire la strada a Gesù, senza timore e senza vergogna.
Questo sono chiamati a fare i genitori che chiedono il battesimo per i loro figli; questo sono chiamati a fare i sacerdoti chiamati a dedicare tutta la loro vita all’annuncio del Vangelo; questo sono chiamato a fare anch’io scelto come vescovo a guidare questa nostra amata Chiesa diocesana. Il dono che Dio ci ha dato diventa necessariamente un compito che dobbiamo assumere con fedeltà, sorretti da quella fede, speranza e carità che hanno arricchito il nostro battesimo, virtù che ci sono state confermate in tutti gli altri sacramenti che abbiamo ricevuto.

Isaia nella sua profezia continua: “Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore tuo Dio, del Santo di Israele che ti onora” (55, 5).
La missione che il sacramento ci affida non ci chiude nella nostra famiglia o nel piccolo gregge di amici e conoscenti: ha un respiro che non accetta chiusure, esclusioni pregiudiziali, disponibilità condizionate.
La missione dataci da Gesù non ci chiama a costruire chiesuole chiuse al mondo o a cercare ruoli in cui poter affermare noi stessi, invidiosi di ruoli cui sono chiamati altri. Questo vale per tutti nella Chiesa; in modo particolare, cari sacerdoti, vale per noi chiamati a vivere il nostro battesimo in una particolare sequela e in una speciale condivisione della missione stessa di Gesù a favore del suo corpo che è la Chiesa.

Come gli apostoli che, in risposta al “vieni e seguimi” di Gesù, “lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5, 11), anche noi siamo chiamati a staccarci anche da legittimi affetti umani, da legittime ambizioni e da ogni altro vincolo che ci impedisca la libertà di una generosa e incondizionata sequela per imparare da Lui a costruire la Chiesa secondo la sua volontà e non secondo la nostra, secondo le necessità della Chiesa e non secondo i nostri progetti o preferenze personali.

Siamo tutti dei poveri cristiani, ricchi solo del dono di Dio, ma confidiamo nella potenza della sua parola che è sempre efficace. Annunciamo il Vangelo non confidando nelle nostre capacità di convincere altri, ma nell’efficacia della sua parola che dobbiamo portare al mondo con il meglio delle nostre capacità. È ancora Isaia che ce lo ricorda, quasi a confortarci, qualora qualche dubbio dovesse attraversare la nostra mente: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare … così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò  per cui l’ho mandata” (v. 11). Potente e commovente rassicurazione che Dio dà a ciascuno di noi! È la fiducia in questa parola che ci guida e ci sostiene quando possiamo avere l’impressione di dissolverci dentro la terra della nostra missione come la pioggia e la neve caduta dal cielo. Ma è proprio quando la pioggia e la neve si perdono nella terra che diventano feconde. Solo quando il grano caduto per terra muore, porta molto frutto, ci ha detto Gesù (cfr. Gv 12, 24).

Cari fedeli, ognuno di noi ha ricevuto una missione da Dio per il bene nostro e per quello del nostro prossimo: essere portatori dell’amore di Dio attraverso il lieto annuncio del Vangelo. Preghiamo gli uni per gli altri perché la fiducia in questa parola di Dio non venga mai meno nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità. Pregate per i vostri pastori, perché, nonostante i limiti umani che ciascuno porta con sé, il loro servizio al popolo di Dio sia sempre più secondo la sua volontà.

Abbiate la carità di una preghiera anche per me, affinché il Signore mi sostenga e mi illumini nel servizio che mi ha affidato a favore di questa porzione del suo corpo che è la Chiesa di san Benedetto. So bene quanto abbia bisogno della vostra carità e della vostra preghiera, perché, mentre chiedo a voi il generoso servizio dell’obbedienza a Dio, sia anch’io capace della necessaria dedizione nell’obbedienza totale alla missione che mi è stata affidata per il vostro bene e per la salvezza della mia e delle vostre anime.

Il battesimo nel quale tutti siamo stati resi figli dell’unico Padre e in virtù del quale tutti siamo riuniti nell’unica Chiesa, ravvivato in noi da questa celebrazione eucaristica, sia la sorgente di un rinnovato impegno a vivere con gratuità e gratitudine la vocazione che Dio ha donato a ciascuno di noi”.

Redazione: